Cosa sta succedendo veramente nella cosiddetta “iPhone City” di Zhengzhou, in Cina, la fabbrica della Foxconn che produce gli smartphone della Apple venduti in tutto il mondo? Foxconn, per la cronaca, gruppo taiwanese, è una delle più grandi multinazionali che produce componenti elettronici. Lavora a contratto per i colossi americani Apple, Microsoft, Amazon e assembla circa l’80% degli iPhone venduti in tutto il pianeta. Scopriamo così che la grande industria informatica americana dipende dalla Cina: senza la componentistica che arriva dal ‘Regno di Mezzo’ i colossi statunitensi sono nei guai! Ebbene, quello che sta succedendo in questi giorni in Cina, con l’aumento dei casi di Covid, rischia, se non di bloccare l’economia mondiale, quanto meno di far aumentare la crisi globale. Se l’economia cinese rallenta, cominciano a cadere i prezzi del petrolio: ed è quello che sta in parte succedendo. Se la Cina riduce gli acquisti di grano, mais e soia nei mercati internazionali, calano i prezzi di grano, mais e soia: ed è quello che sta in parte succedendo. Se la Cina decide di bloccare la diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 riducendo, se non bloccando, parte delle proprie attività economiche, tutta l’economia mondiale va in tilt; che è quello che sta succedendo nella fabbrica della Foxconn. In questo momento, in Cina, si contano poco meno di 30 mila contagiati; volendo, sono pochi in un Paese di un miliardo e 400 milioni abitanti. Ma in Cina, si sa, le pandemie si combattono eliminando i focolai di virus con le restrizioni. Il problema è che le restrizioni adottate dalla Cina, in un mondo dove dominano i ‘geni’ della globalizzazione dell’economia, si riverberano negativamente nell’economia mondiale, soprattutto in quei Paesi che, per far funzionale le proprie economie, hanno bisogno dei prodotti cinesi. La verità è che questa fase storica, peraltro voluta dagli occidentali, sta mettendo in luce la demenzialità del liberismo e del globalismo economico voluto dagli stessi occidentali!
Il problema sta cominciando a diventare serio per le multinazionali statunitensi. Tanto che c’è chi sussurra che la Cina, oggi impegnata in una battaglia contro l’area del dollaro, sulla recrudescenza della pandemia ci stia marciando un po’. Intanto nella fabbrica della Foxconn sono scoppiate rivolte. E’ questo è strano, molto strano. Gli operai cinesi si ribellano perché vogliono tornare a lavorare? Mah… Ora, se i media occidentali non avessero enfatizzato tale rivolta, con molta probabilità la vicenda sarebbe passata inosservata. Ma il fatto che i media occidentali scoprano lo sfruttamento del lavoro in Cina alimenta dubbi. Certo, in questa fabbrica dove Cina e Taiwan vanno a braccetto (ma non dovrebbero essere ai ferri corti?), i lavoratori, che sono per lo più quasi tutti immigrati, vengono sfruttati con turni massacranti e sottopagati. Ma non è lo stesso scenario che si registra nell’Africa ancora oggi controllata dai francesi? Solo chi è in malafede può affermare che lo sfruttamento del lavoro avviene solo in Cina. Solo un disinformato non sa che in tutto l’Occidente dove imperversano liberismo economico, globalizzazione dell’economia e multinazionali lo sfruttamento del lavoro è la regola aurea. In Italia, ad esempio, c’è il caporalato in agricoltura e da Gennaio ad oggi ci sono state 677 morti sul lavoro: e tutti sappiamo che questi morti sul lavoro sono la risultante dei ‘risparmi’ delle aziende sulla sicurezza. Nel mondo liberista per ridurre i costi di produzione si fa di tutto, anche passando sopra la vita delle persone. Fanno la stessa cosa in Cina, dove il metodo capitalista dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, però, è nelle mani dello Stato. E’ questo il motivo per il quale chi in queste ore, nel cosiddetto Occidente industrializzato, si stupisce per lo sfruttamento dei lavoratori della fabbrica di Zhengzhou è solo un ipocrita. Il prezzo degli iPhone varia da 800 a 2000 euro. Quanto costerebbe un iPhone senza lo sfruttamento del lavoro che va in scena in Cina? Il doppio? Il triplo? Il quadruplo? Infiliamo la testa sotto la sabbia e facciamo come gli struzzi, facendo finta di non sapere che nell’éra della globalizzazione dell’economia si va avanti così?
Certo, nei giorni scorsi, in uno dei tanti inutili e fallimentari G20, il presidente della Cina Xi Jinping e il presidente americano Joe Biden si sono incontrati. Ma, da che mondo è mondo, i potenti della Terra si sono sempre incontrati tra di loro, ma raramente i risultati di tali incontri hanno portato note positive per la vita degli uomini. La verità è che l’incontro tra la delegazione cinese e quella americana è stata un fallimento. Sì, hanno stabilito l’ovvio, e cioè che nelle guerre non si utilizzeranno armi atomiche, a parte, naturalmente, i bombardamento di questi giorni alla centrale nucleare di Zaporizhia per provare a farla saltare in aria e provocare un disastro radioattivo. Mentre scriviamo per cercare di capire e raccontare quello che succede nel mondo, la guerra in Ucraina sta continuando e proprio in queste ore i russi hanno distrutto altre centrali elettriche ucraine. La guerra in Ucraina prosegue, più cruenta che mai, e prosegue lo scontro tra area del dollaro e Cina. L’area del dollaro statunitense si porta dietro gli altri Paesi del cosiddetto Occidente industrializzato, Unione europea in testa (con i dubbi sulla Germania, Paese di governanti ambigui e spesso pericolosi); mentre la Cina si porta dietro i suoi alleati, Russia in testa. Così si incrociano le guerre che si combattono con le armi in Ucraina e non soltanto in Ucraina e la guerra economica tra Occidente e Cina. Così, improvvisamente, in Iran scoppia la rivolta per i diritti civili, guarda caso in questo momento storico; così come in Cina scoppia la rivolta dei lavoratori della fabbrica di Zhengzhou, mentre è in corso il tentativo di fare esplodere la centrale nucleare di Zaporizhia, cosa, questa, che, come già accennato, riempirebbe di scorie nucleari l’Ucraina, alcune aree della Russia, l’Europa dell’Est, fino all’Europa mediterranea passando dalla Turchia.
In tutto questo è arrivato anche il Parlamento europeo che, per quello che può valere nello scenario internazionale – poco, in verità – ha adottato una risoluzione per definisce la Russia “sponsor del terrorismo”. Mentre la Turchia di Erdogan che, con la ‘benedizione’ del mondo, nel silenzio dello stesso Parlamento europeo, massacra i curdi sarebbe un Paese di angioletti? E che dire dell’Arabia Saudita che bombarda lo Yemen? E gli israeliani che non danno tregua ai palestinesi cosa sarebbero? Una trovata veramente geniale, quella del Parlamento europeo contro la Russia. Una risoluzione che sicuramente renderà più semplici e più amabili i rapporti tra l’Unione europea e la Russia… Va da sé che, continuando di questo passo, l’economia mondiale andrà a rotoli. Non sappiamo se andrà a rotoli prima l’economia dell’Occidente o l’economia di Russia e Cina. Con molta probabilità, gli effetti nefasti di uno scontro epocale in atto li pagheremo tutti, chi più, chi meno. Forse a pagare il prezzo più alto potrebbe essere l’Europa, ma di questo parleremo in altra parte del blog. Concludiamo tornando all’inizio di questo articolo: la crisi che si è aperta a “iPhone City”, in Cina. Nel nostro piccolo, a Palermo, già è diventato difficile acquistare gli iPhone: se ne trovano solo alcuni di alcune fasce in pochi esemplari: e la situazione sembra destinata a peggiorare. A chi gioverà il ‘bordello’ economico che sta piano piano allargandosi in tutto il Pianeta Terra non lo sappiamo. Forse gioverà a chi non soccomberà del tutto, ma non ne siamo sicuri. Buona fortuna a tutti.
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