Oggi l’Assemblea regionale siciliana tornerà a riunirsi per eleggere i presidenti delle Commissioni legislative e i vice presidenti. Sulla carta, da quello che si sa, i partiti hanno già segnalato i parlamentari che faranno parte delle Commissioni. Oggi ogni Commissione dovrà eleggere i propri vertici. Sulla carta, la maggioranza di centrodestra dovrebbe contare su 40 deputati su 70. In realtà, non è così, perché il gruppo parlamentare di Forza Italia è spaccato. 8 deputati sostengono il Governo di Renato Schifani, mentre altri quattro deputati berlusconiani capeggiati da Gianfranco Miccichè fanno le bizze. Che succederà? Nulla. L’Ars ha già eletto il Consiglio di presidenza, una sorta di ‘Consiglio di amministrazione’ del Parlamento siciliano, del quale fanno parte il presidente, i due vice presidenti, i tre deputati questori e i tre deputati segretari. Sulla carta non dovrebbe succedere nulla di eclatante, a parte la presidenza della Commissione per l’Unione europea, che dovrebbe finire all’opposizione di centrosinistra. Per il resto, ci saranno le solite scaramucce, con l’opposizione di centrosinistra, magari con l’appoggio di Miccichè e dei tre deputati a lui vicini, che cercheranno di strappare qualche presidenza alla maggioranza di centrodestra. Per il resto, da quello che abbiamo registrato qua e là, c’è il gruppo di Cateno De Luca – rimasto fuori dal Consiglio di presidenza dell’Ars – che chiede la presidenza della Commissione regionale Antimafia.
Oggi, nella politica regionale, il problema serio non è rappresentato dalle Commissioni legislative, che sono importanti ma che con una Regione siciliana senza soldi contano poco o nulla. Oggi il problema è la questione finanziaria. Con la Corte dei Conti per la Sicilia che, da cinque anni a questa parte, è diventata piuttosto rigida. A distanza di sette anni, il Bilancio della Regione siciliana risente dei due ‘Patti scellerati’ firmati nel 2014 e nel 2016 dall’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dall’allora presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Due accordi finanziari al netto ribasso per la Sicilia. voluti dal centrosinistra nel silenzio del centrodestra, che hanno massacrato le finanze regionali. Il secondo ‘Patto scellerato, quello del 2016, ha riscritto, di fatto, le norme di attuazione
Di quella stagione allucinante – che di fatto ha svuotato le ‘casse’ della Regione siciliana eliminando alla fonte l’autonomia finanziaria della stessa Regione rimane oggi un debito un po’ ‘ballerino’, che in questi giorni, dopo conteggi e riconteggi, è stato quantificato in circa 700 milioni di euro. Ebbene, da quello che si capisce, la Corte dei Conti vuole che il nuovo Governo di Renato Schifani e la nuova Assemblea regionale ‘assestino’ il Bilancio 2023 eliminando dalle spese questi circa 700 milioni di euro. Una richiesta che non è soltanto ingiusta, visto che affonda le radici negli scippi dello Stato alla Regione, ma è anche irricevibile, perché il Bilancio regionale è già all’osso e non si possono tagliare altri 700 milioni di euro! Il nuovo assessore all’Economia, Marco Falcone, dice di aver trovato il modo per risolvere il problema. Noi abbiamo visto in azione Falcone ai tempi del Governo Crocetta in materia di conti regionali: e non serbiamo un buon ricordo di lui: anzi! Né ci convince la storia che il Governo nazionale avrebbe deciso di restituire alla Regione siciliana i fondi della sanità che ha iniziato a scippare con la Finanziaria nazionale del 2007. Di soli arretrati lo Stato dovrebbe restituire alla Regione siciliana oltre 8 miliardi di euro. Ebbene, noi siamo convinti che Regione siciliana non vedrà mai questi 8 miliardi di euro di arretrati. Lo scippo romano alla sanità siciliana si aggira intorno a 600 milioni di euro all’anno. Dovremmo credere che lo Stato restituirà alla Sicilia i 600 milioni di euro all’anno? Non ci crediamo. Ci piacerebbe tanto sbagliarci, ma abbiamo la sensazione che la Sicilia rimane l’ultima delle colonie che l’Italia tiene nel Sud e che non avrà mai dallo Stato né gli 8 miliardi di arretrati, né i 600 milioni di euro all’anno. Al massino, Roma chiuderà la trattativa restituendo solo 600 milioni di euro per quest’anno, imponendo agli attuali governanti della Sicilia di rinunciare sia agli 8 miliardi di euro di arretrati, sia allo scippo di 600 milioni di euro all’anno. Vedrete: Governo e Ars si accontenteranno di 600 milioni di euro “pochi, maledetti e subito” per approvare il Bilancio 2023 e dello scippo ai danni della sanità siciliana non si parlerà più. Salvo aggiungere qualche clausola dove si dirà che “nelle more” e nelle fragole e nelle banane e bla bla bla. Ribadiamo: ci piacerebbe sbagliare previsioni. Ma quanto abbiamo visto finora non elimina il pessimismo.
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