Si può scrivere di un libro senza averlo letto? La risposta è no. Ma noi lo scriviamo lo stesso. Anzi, ci scriveremo due volte: oggi, senza ancora avere letto il libro e dopo che lo leggeremo. E poiché parliamo degli anni ’80 del secolo passato, della Sicilia degli anni ’80, della politica siciliana degli anni ’80, inseriamo questo articolo nella sezione Storia e Controstoria de I Nuovi Vespri, perché parliamo del passato. Perché abbiamo deciso di scrivere qualche riflessione prima di leggere il libro? Perché abbiamo già letto un paio di presentazioni del libro – che s’intitola Speranze e declino – La Sicilia negli anni 80 – che non ci convincono affatto. Il volume in questione è stato scritto da Calogero ‘Lillo’ Pumilia e Vito Riggio, due ex parlamentari nazionali della grande Democrazia Cristiana. Cos’è che non ci ha convinto nel leggere gli articoli di presentazione del libro? Le troppe ‘celebrazioni’. Per esempio, sul presidente della Regione siciliana di quegli anni, Rino Nicolosi, grande dirigente della DC oggi troppo celebrato da quelli che sono stati, negli anni ’80, i suoi compagni di partito. Rino Nicolosi è stato eletto presidente nel 1985, quasi a chiusura di legislatura. Allora i presidenti della Regione venivano eletti dai parlamentari di Sala d’Ercole. Nicolosi diventa presidente della Regione dopo una stagione politica burrascosa. Il 6 Gennaio del 1980 era stato assassinato l’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella, e nella DC siciliana il clima era pesante. Il vice presidente della Regione, il socialista Gaetano Giuliano, rimase in carica quasi cinque mesi perché nessun democristiano voleva andarsi a sedere a Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano. Alla fine venne eletto il democristiano Mario D’Acquisto, avvocato e giornalista: era l’1 Maggio del 1980.
D’Acquisto affronterà da presidente della Regione le elezioni regionali del 1981 e verrà rieletto nell’Agosto dello stesso anno. Resterà in carica fino al Dicembre del 1982. Anche questo è un anno difficilissimo per la DC siciliana, perché alcuni suoi dirigenti vengono tirati in ballo – a nostro avviso ingiustamente – per gli omicidi del Generale dei Carabinieri e Prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo. Chi oggi celebra la Democrazia Cristiana siciliana degli anni ’80 si dovrebbe ricordare che il 1982 era stato un anno difficilissimo per questo partito, tanto che non era stato celebrato il congresso regionale in vista del congresso nazionale che avrebbe eletto segretario Ciriaco De Mita nel Maggio di quell’anno. Difficoltà che si erano accentuate dopo la strage di via Carini. A D’Acquisto, nel Dicembre del 1982, succederà un altro democristiano, Calogero Lo Giudice, che rimarrà in carica circa dieci mesi. Poi sarà la volta di un altro democristiano, Santi Nicita, eletto presidente nell’Ottobre del 1983, che resterà in carica circa cinque mesi. Il quarto presidente della Regione eletto dopo Nicita è Modesto Sardo, che resterà in carica fini alla fine di Febbraio del 1985. La legislatura, come già ricordato, la completerà Rino Nicolosi, eletto presidente l’Febbraio del 1985. E rieletto, dopo le elezioni regionali, l’1 Agosto del 1986.
Dal 6 Gennaio del 1980 sino al 1986 la DC siciliana è travolta da polemiche e da veleni. E’ nel bel mezzo di questi anni che questo partito celebra il proprio congresso regionale in ritardo, sempre tra veleni e polemiche. Ufficialmente, con un gioco di tessere, tutta la Dc siciliana al congresso di Agrigento mette fuori Vito Ciancimino. Ma la verità non è questa: la verità è che nella DC siciliana c’era chi voleva tenersi ancora Ciancimino, riunificando ecumenicamente il tutto con una lista congressuale unica; e c’era invece chi voleva fuori dalla guida del partito e, possibilmente, fuori dallo stesso partito Vito Ciancimino. Noi questa storia del congresso di Agrigento abbiamo provato a raccontarla, per grandi linee, in un articolo dove rileggiamo le vicissitudini dell’ex Ministro democristiano, Calogero Mannino, viste dal punto di vista politico e non giudiziario: noi siamo cronisti politici e non cronisti giudiziari e, al massimo, riusciamo a raccontare un po’ di politica (qui il nostro articolo di poco più di tre anni fa).
Anche gli anni che vanno dal 1986 fino al 1991 non sono stati, per la politica siciliana e, soprattutto, per l’allora presidente Nicolosi, anni da celebrare. Va detto che Nicolosi, nella legislatura 1986-1991, ha presieduto ben quattro Governi. E questo è avvenuto perché, all’interno del suo partito, c’era chi gli metteva i bastoni tra le ruote. E in alcuni casi – con riferimento soprattutto alla crisi del terzo Governo Nicolosi – a fare lo ‘sgambetto’ all’allora presidente della Regione erano stati anche, se non soprattutto, esponenti della sinistra democristiana, la corrente alla quale faceva capo lo stesso Nicolosi. L’ultima crisi del Governo Nicolosi – quasi tutta interna alla DC – fu durissima e portò all’elezione alla presidenza della Regione il repubblicano Salvatore Natoli, passato alla storia come “il presidente della Regione siciliana per una notte”. Natoli venne eletto la notte del 14 Novembre del 1989 e si dimise l’indomani. Ma il ‘segnale’ i compagni di partito di Nicolosi l’avevano lanciato. Oggi i democristiani siciliani, oltre 30 anni dopo, possono dire ciò che vogliono, possono parlare di ‘Primavera siciliana’, possono celebrare le grandi intuizioni amministrative di Nicolosi, che ci sono state e sono state anche importanti: però non ci vengano a raccontare che i democristiani siciliani di quegli anni erano tutti ‘angioletti’: non lo erano proprio e non lo erano, soprattutto, tra di loro. Questo per la parte ‘politica’ e parlamentare: il resto dopo che avremo letto il libro di Pumilia e Riggio.
Foto tratta da ilSicilia.it
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