Ieri nell’area industriale di Siracusa è andato in scena uno sciopero surreale. Perché scriviamo surreale? Perché quando c’è uno sciopero c’è una controparte. Ma nello sciopero di ieri non si capisce che era la controparte. Lo sciopero è stato organizzato perché il Governo italiano ha ‘punito’ la Russia, rea di aver invaso l’Ucraina Paese ‘sovrano’. Ora, a parte il fatto che l’Ucraina, dopo il golpe americano del 2014, di sovrano non ha una beata mazza (la parola sarebbe un’altra ed è come se l’avessimo scritta…), è stato il Governo italiano, insieme con i ‘geni’ dell’Unione europea, ad appioppare sanzioni contro la Russia. Tra queste sanzioni ci sono state anche le difficoltà create alla Lukoil, il gruppo russo che negli anni passati ha acquistato la raffineria Isab di Priolo. Tra le difficoltà create al gruppo Lukoil- che, lo ricordiamo, è la più grande compagnia petrolifera della Russia e una delle più grandi del mondo – c’è stata anche la mossa delle banche che hanno interrotto i rapporti con la Lukoil. I russi hanno continuato a lavorare all’Isab di Priolo raffinando il petrolio russo. Il 5 Dicembre, però, scattano nuove sanzioni dell’Unione europea alla Russia e, tra queste, l’embargo al petrolio russo. Di conseguenza, non potendo acquistare petrolio non russo perché le banche hanno interrotto i rapporti e non potendo importare più petrolio russo, la Lukoil chiuderà i battenti. Ciò comporterà la perdita di un bel po’ di posti di lavoro nell’area industriale di Siracusa che, tra diretto e indotto, dovrebbero essere circa 10 mila unità. Così torniamo allo sciopero di ieri: contro chi è stato organizzato lo sciopero? Contro il Governo italiano che ancora non si è ‘rimangiato’ l’embargo del petrolio russo ‘armando un casino’ in Europa ? Contro gli americani che si vogliono prendere la raffineria Isab di Priolo per cominciare a raffinare in Sicilia petrolio americano, magari a prezzi maggiorati, guadagnando una barca di soldi così come stanno guadagnando una barca di soldi vendendo all’Europa il gas liquido a un prezzo di gran lunga superiore al prezzo del gas russo? Possibile che nessuno abbia chiesto a chi ha organizzato lo sciopero chi sarebbe la controparte?
Per quello che sappiamo, i russi sono i proprietari della raffineria Isab di Priolo. Di conseguenza, se Ue e Italia non si ‘rimangeranno’ subito l’embargo al gas russo il caos sarà assicurato. Illustriamo il perché. Vero è che gli americani, da tempo, hanno gettato gli occhi sulla raffineria Isab, anche per mandare via dalla Sicilia i russi della Lukoil. Ma questo era il progetto di qualche mese fa, oggi lo scenario è cambiato. Oggi gli Stati Uniti sono in grande difficoltà economica: da un lato hanno l’inflazione che comincia a calare di qualche punto solo dopo una serie di pesantissimi aumenti dei tassi di interesse; dall’altro lato, si sa, gli aumenti dei tassi di interesse creano rallentamento dell’economia e recessione. E siccome gli Stati Uniti sono una potenza economica globale, è iniziata una recessione globale. Poi c’è la guerra in Ucraina, che è la fonte di tutti i guai economici dell’America degli ultimi mesi: sono gli americani che oggi hanno interesse a bloccare la guerra in Ucraina, non i russi, che con bombardamenti senza fine, hanno lasciato più della metà dei centri abitati piccoli e grandi dell’Ucraina senza acqua e, soprattutto, senza energia elettrica. E questo è un altro problema enorme per Stati Uniti e Unione europea, perché toccherà a loro, se la guerra non si ferma subito, andare a soccorre gli ucraini lasciati senza acqua e senza anergia elettrica nella stagione invernale che è già alle porte. Sono stati gli americani che, per primi, hanno detto al mondo che i due missili che hanno colpito la Polonia non erano russi: e l’hanno fatto non perché sono interessati alla verità dei fatti ma perché hanno l’impellente esigenza di fermare in tempi brevi la guerra in Ucraina.
In questo scenario, impegnare il Governo italiano per togliere ai russi della Lukoil la raffineria di Priolo on forza della Golden share sarebbe una follia, perché la guerra in Ucraina non si fermerebbe più. L’unica soluzione – non ce ne sono altre – è che l’unione europea si ‘rimangi’ subito l’embargo al petrolio russo. Subito significa la prossima settimana. Per la Ue e, soprattutto, per il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarebbe uno smacco. Ma è proprio quello che vogliono i russi: cominciare a levarsi i sassolini dalle scarpe, dopo mesi di armi europee consegnate all’Ucraina. Di fatto, i russi puntano a piegare, con la forza della politica, l’Unione europea, obbligandola, con la ‘sponda’ americana, a bloccare l’embargo al petrolio. Se la Ue si ‘rimangerà’ l’embargo al petrolio russo i grandi sconfitti saranno oggettivamente i tedeschi e, segnatamente, Scholz e la von der Leyen. Sicuro che le alternative non ci sono? Assolutamente no, le alternative ci sono ma tutte postulano il proseguimento della guerra in Ucraina con l’Inverno che travolgerà almeno la metà della popolazione di questo Paese e con l’economia occidentale che andrà a rotoli. Di fatto, la Russia, checché se ne dica, sta vincendo la guerra in Ucraina: sta vincendo come strategia militare, pur con perdite pesanti; e sta vincendo soprattutto sotto il profilo economico.
Foto tratta da Lukoil-Isab
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