Prorogato per altri quattro mesi il corridoio umanitario nel Mar Nero. Si tratta dell’intesa, mediata dall’ONU e dalla Turchia, per fare in modo che, nonostante la guerra in corso, il grano, l’olio di girasole e altri prodotti agricoli dell’Ucraina possano essere esportati, si spera in Africa dove la mancanza di grano e oli vegetali è una condizione ordinaria ma che è notevolmente peggiorata con i cambiamenti climatici in corso, con particolare riferimento alla siccità. E’ il caso – ma non è l’unico dell’Egitto – Paese con oltre 100 milioni di abitanti considerato uno dei più aridi del mondo. Uno scenario che si è particolarmente aggravato dalla siccità che ha ridotto la portata del Nilo, fiume peraltro inquinato a causa delle cattive abitudini umane. Fare arrivare il grano e gli oli vegetali in Africa è una necessità improrogabile. L’Africa, ormai da decenni, fa affidamento su cereali e oli vegetali della Russia e dell’Ucraina: proprio i due paesi che sono in guerra dalla fine di Febbraio. Un conflitto che ha ridotto le esportazioni di cereali e oli vegetali dall’Ucraina che, lo ricordiamo, prima della guerra con la Russia era il maggiore produttore di olio di girasole del mondo in buona parte esportato in Africa. Da qui la necessità, anche con la guerra che continua, di far transitare dal Mar Nero le navi ucraine cariche di cereali, olio di girasole e altri prodotti agricoli che dovrebbero esportare i prodotti in Africa.
Il condizionale non è casuale, perché in questa storia è già stato accertato lo squallore dei commercianti ucraini e di alcuni Paesi dell’Unione europea, a cominciare dall’Italia. Perché scriviamo questo? Perché sin da quando è stato aperto il corridoio umanitario nel Mar Nero girava la notizia, all’inizio non confermata, che il grano ucraino, invece di finire in Africa, restava nei Paesi europei. Notizia smentita sdegnosamente. Poi, però, presi con le mani nel sacco gli stessi ucraini hanno dovuto ammettere che almeno una parte del grano che era transitato dal corridoio umanitario non era finito in Africa, non era finito in Medio Oriente (dove ci sono sempre problemi di siccità), ma era finito in Europa! Gli ucraini hanno detto che si è trattato di un terzo del grano esportato. C’è da crederci? I dubbi rimangono. In ogni caso, la notizia che il corridoio umanitario nel Mar nero rimarrà aperto è positiva. E bisogna ammettere che la Russia sta facendo la propria parte: esporta tanto grano in Africa e non si oppone al corridoio umanitario, nonostante lo stesso corridoio nel Mar Nero sia stato utilizzato per colpire alcune navi russe. Anche l’attentato di qualche giorno fa a Istanbul, cioè in Turchia, Paese garante insieme con l’ONU del corridoio umanitario è stato organizzato da chi, evidentemente, non vuole che la guerra in Ucraina finisca e vuole, anzi, che la situazione degeneri per creare un’emergenza alimentare in Africa. Operazione fino ad ora sventata, se è vero che il presidente il presidente turco Tayyip Erdogan, come scrive nel suo report l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi, “ha ringraziato le Nazioni Unite, Mosca e Kiev per aver esteso l’accordo che ha consentito la ripresa delle esportazioni di grano ucraino. Il presidente turco ha anche affermato che le esportazioni di grano russo potrebbero essere trasformate in farina in Turchia e poi spedite in Africa per alleviare la carenza di cibo. Parlando durante il suo volo di ritorno dal vertice del G20 a Bali, Erdogan ha affermato che il grano russo deve essere consegnato gratuitamente a paesi come Mali, Gibuti, Sudan e Somalia”.
Anche i due missili che hanno colpito il territorio della Polonia rientrano, con molta probabilità, nel progetto di propagare la guerra, per ora concentrata in Ucraina, in altri Paesi. Chi, senza nemmeno sapere come stavano le cose, ha chiamato in causa subito la Russia lo ha fatto con il palese tentativo di allargare l’area di guerra. I russi sono intervenuti subito con una dichiarazione che non dava adito a dubbi: “La probabilità che un moderno missile russo vada così fuori rotta è più o meno la stessa di incontrare un dinosauro vivo per strada…”. Ma i media occidentali per ore hanno martellato contro la Russia, accusando questo Paese di essere responsabile dei due missili che hanno colpito un deposito di cereali in Polonia. Il martellamento anti-russo è durato fino a quando gli americani non hanno cominciato a manifestare dubbi. Oggi il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, leggiamo nel report di Puglisi, “ha affermato Mercoledì che l’esplosione mortale in Polonia è stata probabilmente il risultato del fuoco antiaereo ucraino e che non è colpa della Russia. Ha detto che è in corso un’indagine sull’incidente e un’analisi preliminare suggerisce che l’esplosione è stata probabilmente causata da un missile ucraino lanciato per difendere il territorio ucraino dagli attacchi di missili da crociera russi”. Con abilità Stoltemberg sta cercando di giustificare l’Ucraina, perché sa che sono in tanti a credere che i due missili siano stati sparati non per sbaglio, ma per drammatizzare lo scenario di guerra e, possibilmente, per coinvolgere altri Paesi nella stessa guerra.
Detto questo, c’è un punto dell’accordo sul corridoio del Mar Nero che ancora non è stato rispettato. I russi hanno sempre detto sì al passaggio del grano e dell’olio di girasole ucraino verso l’Africa; in cambio hanno chiesto un allentamento delle sanzioni contro la Russia adottate dall’Occidente. “L’esportazione di ammoniaca russa attraverso un oleodotto verso il Mar Nero non è stata ancora concordata come parte del rinnovo del corridoio umanitario”, leggiamo nel report di Puglisi. Alla richiesta russa ha risposto Rebeca Grynspan, segretario generale della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, precisando che “la risoluzione della crisi dei fertilizzanti deve venire dopo”. Ma dopo quando? “La Russia – leggiamo sempre nel report – non è disposta a ‘sminuzzare’ l’accordo sui cereali del Mar Nero, ma un allentamento delle sanzioni sulle proprie esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti è una parte vitale dell’accordo, ha detto giovedì l’agenzia di stampa TASS citando il viceministro degli Esteri russo”. Su questo punto Antonio Gueterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha affermato di essere impegnato “a rimuovere i rimanenti ostacoli all’esportazione di cibo e fertilizzanti dalla Federazione russa”. Bisognerà vedere se alle parole seguiranno i fatti.
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano
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