Siamo i primi a criticare la privatizzazione dei servizi, compresi quelli essenziali che riguardano la comunità. Non a caso abbiamo più volte contestato la legge sulla Concorrenza voluta dal passato Governo di Mario Draghi (come potete leggere qui, come potete leggere anche qui e come potete leggere pure qui). Ma se la politica gestisce male quel poco che resta di aziende pubbliche, ebbene, è chiaro che gli ultra-liberisti e globalisti hanno buon gioco per eliminare le aziende pubbliche che rimangono ancora in piedi. E’ il caso dell’AST, sigla che sta per Azienda Siciliana Trasporti, Azienda in house controllata dalla Regione siciliana. Su tale Azienda c’è già un’indagine della Magistratura. A questa inchiesta si aggiungono i dubbi espressi dai componenti dal Collegio dei Sindaci Revisori di questa società. Dubbi che si condensano in un documento che circola in tanti ambienti dove vengono individuati i problemi economici, finanziari e patrimoniali della società. Si parla di una condizione di squilibrio finanziario strutturale con un futuro che si annuncia piuttosto incerto. La situazione che viene descritta nel documento è molto critica, perché lo stato di rilevante crisi aziendale potrebbe creare problemi di gestione molto seri. Sarebbe emersa molta confusione nella contabilità. Problema che è stato segnalato sia alla Governance aziendale pro-tempore (che è finita sotto inchiesta), sia al socio unico, cioè all’amministrazione regionale. Si parla anche di un indebitamento nei confronti dell’Erario e qualcuno si chiede se siano state pagate le ritenute Irpef ai dipendenti per tre o quattro anni. Ci si chiede a quanto ammonti eventualmente l’esposizione e se ci sono anche indebitamenti con le banche.
I problemi sembrano essere tanti. Si racconta, ad esempio, anche delle difficoltà nel monitorare la gestione della società; sarebbero addirittura stati segnalati difficoltà insormontabili nel reperire i rendiconti trimestrali. Insomma, le informazioni contabili e amministrative dell’AST sarebbero molto striminzite, se non di impossibile accesso. Si sussurra che ci sarebbero problemi per l’accesso al cosiddetto andamento economico, finanziario e patrimoniale della società. Un capitolo a parte è quello dei cosiddetti contratti interinali. Quanti ne sono stati sottoscritti? E per quante unità? E per quali mansioni? In un’atmosfera che non sembra molto ‘trasparente’ ci si chiede: i Sindaci Revisori sono stati messi nelle condizioni di accedere alle ‘carte’ contabili? Qual è stato e qual è l’atteggiamento degli uffici dell’AST nei confronti dei Sindaci Revisori? Ci sono problemi con l’IVA? Sono chiare o no le criticità dell’Azienda? I Bilanci intermedi sono stati predisposti? Ci sono deficit patrimoniali o economici che postulano la necessità di azioni opportune e tempestive per tutelare l’Azienda?
Ricordiamo che è in vigore il nuovo regime dei controlli sulle società pubbliche, in questo caso regionali. Il Decreto dell’assessore regionale all’Economia n.2731 del 26/10/2018 è stato applicato? Oggi il quadro normativo è cambiato. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (Decreto legislativo 118/2021 come confermato con D. Lgs 83/2022) il Legislatore, per misurare lo stato di salute di un’azienda, ha introdotto un meccanismo di rilevazione automatica dell’eventuale presenza di uno stato di squilibrio patrimoniale ed economico-finanziario. In pratica, viene data attuazione alla Direttiva dell’Unione Europea n.1023 del 2019 (decreto legislativo 14/2019) che ha alzato l’asticella dei controlli sull’andamento gestionale, finanziario e patrimoniale delle Aziende. Viene, per esempio, obbligato l’organo di controllo societario a segnalare al Consiglio di Amministrazione le criticità aziendali sia di natura finanziaria, sia si natura organizzativa e gestionale che mettono a rischio la continuità aziendale. Così come il Consiglio di Amministrazione ha l’obbligo di avviare le procedure previste per legge per risanare i conti e garantire la continuità aziendale ed il perseguimento degli obiettivi statutari. Una per tutte, la composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa, istituto introdotto dal Decreto legislativo 83 del 2022. Questi passaggi normativi possono sembrare ‘aridi’ ma sono leggi a tutela dell’interesse pubblico. Sotto questo profilo all’AST è tutto a posto?
Noi ci siamo occupati della storia dell’Azienda Siciliana Trasporti dagli anni della sua nascita con Michele Navarra, alla fine degli anni ’40 del secolo passato, fino ai giorni nostri, passando per gli anni in cui sull’AST aveva messo gli occhi Antonello Montante, allora al vertice di Confindustria Sicilia (qui la storia dell’AST). Dal 15 Luglio di quest’anno all’Azienda Siciliana Trasporti è iniziato il conto alla rovescia sulle responsabilità per lo stato di crisi strutturale che, stando al documento, potrebbe creare problemi alla stessa vita dell’azienda. Per capirci, l’AST, che garantisce i collegamenti extraurbani ed urbani anche con le tratte sociali, oggi si trova in grande difficoltà. Come già accennato, l’AST è finita nei mesi scorsi sulle cronache giudiziarie con l’emissione di provvedimenti restrittivi per i vertici amministrativi e della Governance per una mala gestione accertata dalla Magistratura attraverso la Guardia di Finanza. Inchiesta che potrebbe sfociare in ulteriori sviluppi, essendo ancora in corso. Chi doveva controllare cos’ha fatto? Come può perdurare dal 2016 la condizione strutturale deficitaria della società partecipata della Regione siciliana? Una situazione critica che potrebbe esplodere da un momento all’altro, perché adesso i conti non possono più tenersi chiusi in un cassetto. Le norme sono cambiate e le responsabilità dovranno emergere. I Sindaci Revisori pare abbiano chiesto chiarezza anche sulle spese effettuate per l’avvio della compagnia aerea. A quanto ammonta il debito complessivo dell’AST? Va da sé che senza una ristrutturazione industriale, con la stesura di un Piano industriale che indichi gli obiettivi strategici di lungo periodo e quelli funzionali di breve periodo, difficilmente si potrà garantire la continuità aziendale. Uno scenario preoccupante per gli oltre 700 dipendenti della società. C’è da chiedersi quale sarà la nuova Mission aziendale del Socio unico, ovvero della Regione siciliana. Il discorso non riguarda solo il Governo regionale siciliano di Renato Schifani che ieri, dopo quasi due mesi di trattative e di polemiche, ha varato finalmente la Giunta: il discorso riguarda anche l’Assemblea regionale siciliana e, segnatamente, le opposizioni che potrebbero cominciare a chiedere di fare luce sui conti dell’AST.
Da quello che si intuisce non sarebbero mancati gli sprechi: e quando una società partecipata dal pubblico – in questo caso dalla Regione siciliana – presenta ‘buchi’ di Bilancio le ipotesi sono due. C’è la prospettiva che piace tanto ai liberisti globalisti: la privatizzazione (questa è la prima ipotesi). Poi c’è la seconda ipotesi: la ricapitalizzazione, che si annuncia piuttosto ‘pesante’ e che non sembra semplice per una Regione che deve trattare con Roma la questione finanziaria, alla luce delle prescrizioni della Corte dei Conti per la Sicilia. La Magistratura contabile chiede alla Regione siciliana di ‘assestare’ il Bilancio 2023 eliminando il ‘buco’ di 2 miliardi di euro circa. Una richiesta che, se applicata, farebbe saltare i conti dell’amministrazione regionale, altro che ricapitalizzazione dell’AST! In tutto questo la Regione dovrebbe varare la riforma del Trasporto Pubblico Locale: senza il riordino della rete dei servizi su gomma, infatti, il futuro dell’Azienda Siciliana Trasporti appare incerto. Per non parlare delle procedura di affidamento dei servizi di Trasporto Pubblico Locale che dovranno essere coerenti con quanto previsto dal legislatore comunitario: la solita ‘minestra’ ultraliberista e globalista tanto cara all’Unione europea che potrebbe eliminare i soggetti siciliani che oggi operano nel settore per fare posto a soggetti di altri Paesi europei. La vicenda AST è uno dei ‘dossier sospesi’ che l’ex assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Marco Falcone, ha lasciato in eredità al suo successore. Così la patata bollente passa nelle mani del nuovo assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti, Alessandro Aricò, che, per dirla con il dialetto siciliano, eredita ‘nna bella atta a pittinari... Quanto tempo ci metterà il neo assessore Aricò a studiare il dossier AST per presentare una proposta di rilancio dell’Azienda e dei circa 700 dipendenti, a garanzia di un servizio di collegamento urbano ed extraurbano anche in condizioni di svantaggio competitivo per via delle cosiddette tratte sociali? Nei prossimi giorni cominceremo a misurare la tempestività del nuovo esecutivo targato Renato Schifani.
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