In calo oggi i prezzi del petrolio. Nel report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, leggiamo che i futures sul Brent sono scesi di 58 centesimi, o dello 0,6%, a 92,28 dollari al barile. I future sul greggio U.S. West Texas Intermediate (WTI) sono scesi di 74 centesimi, o dello 0,9%, a 84,85 dollari al barile. Mercoledì il Brent è sceso dell’1,1% e il WTI dell’1,5% dopo la ripresa delle spedizioni di petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba verso l’Ungheria”. Ci sono anche gli effetti della guerra in Ucraina: il prezzo è sceso dopo che è stato accertato che la Russia non ha alcuna responsabilità in riferimento ai due missili caduti in Polonia. Un altro elemento che deprime il prezzo del petrolio è lo scenario sanitario in Cina, dove il ritorno di un certo numero di infezioni del Coronavirus SARS-COV-2 preoccupa il Governo di questo Paese, che ha deciso di tornare a bloccare le attività per limitare la diffusione del virus. Non è semplice capire se si tratta del solito virus o di varianti dello stesso virus molto più aggressive. Il dato di fatti sono le chiusure di molte attività e il timore che ciò possa provocare una riduzione della domanda di petrolio da parte della Cina. Le notizie che arrivano dalla Cina, scrive Puglisi, “mantengono i mercati con i piedi per terra”.
Martedì scorso i prezzi del petrolio erano saliti dopo che la fornitura di petrolio ad alcuni Paesi dell’Europa centrale e orientale attraverso una sezione dell’oleodotto Druzhba è stata temporaneamente sospesa. L’interruzione è avvenuta in concomitanza delle due bombe che sono finite nel territorio della Polonia orientale, vicino al confine con l’Ucraina. All’inizio, come sappiamo, i soliti media occidentali hanno subito addossato la responsabilità alla Russia: da qui la possibilità di un allargamento del conflitto. Poi si è scoperto che i due missili sono partiti dall’Ucraina e le tensioni sui mercati sono entrate. Puglisi, nel report di ieri, ci dà notizia che “l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) ha previsto che la crescita della domanda rallenterà a 1,6 milioni di barili al giorno nel 2023 dai 2,1 milioni di barili al giorno di quest’anno. L’OPEC ha tagliato le sue previsioni per la crescita della domanda globale di petrolio nel 2022 per la quinta volta da Aprile, citando le crescenti sfide economiche. Tuttavia, i dati del settore hanno mostrato un calo maggiore del previsto nelle scorte di greggio statunitensi. Le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti, infatti – leggiamo sempre nel report – sono diminuite di circa 5,8 milioni di barili per la settimana terminata l’11 Novembre, secondo fonti di mercato che citano i dati dell’American Petroleum Institute. Gli analisti si aspettavano che le scorte di greggio scendessero di circa 400.000 barili. Ciò ha fornito un certo sostegno ai prezzi del petrolio, sebbene i prezzi alla produzione siano aumentati meno del previsto in Ottobre”.
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