Sul Titanic

Schifani ‘stoppa’ Giusy Savarino e Giorgio Assenza ma domani in Aula sul Consiglio di presidenza dell’Ars ‘mare molto mosso’…

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  • Alla fine, come abbiamo scritto stamattina, ha vinto la politica 
  • Domani con tutte le polemiche di questi giorni non si escludono sorprese nell’elezione dei vice presidenti dell’Ars e dei deputati questori e deputati segretari   
  • Tutto è nelle mani di Cateno De Luca e del suo gruppo, diventati l’ago della bilancia negli equilibri della nuova Assemblea regionale siciliana 

Alla fine, come abbiamo scritto stamattina, ha vinto la politica 

E’ finita come non poteva che finire. con la vittoria della politica sui capricci siciliani. Alla fine il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, ha preso atto che la richiesta dei vertici di quello che in questo momento è il primo partito italiano – Fratelli d’Italia – non poteva essere ignorata. Così nella nuova Giunta vanno Elena Pagana e Francesco Scarpinato, restano fuori due deputati del partito di Giorgia Meloni, Giusy Savarino e Giorgio Assenza. A questo punto il nuovo Governo regionale della Sicilia è pronto. Ora, di grazia, dopo i giorni delle beghe ‘poltronizie’ dovrebbero arrivare le risposte ai tanti problemi della nostra Isola. E gli incarichi in Giunta? I nomi ci sono, ma vanno presi con le pinze sia perché le deleghe potrebbero cambiare, sia perché anche altri partiti potrebbero chiedere di sostituire nel Governo i deputati con esterni. E’ il caso della Nuova Dc di Totò Cuffaro che non ha mai fatto mistero di preferire soggetti esterni ai parlamentari in carica. Così non può essere escluso che i nomi fino ad oggi indicati dalla Nuova Dc – Andrea Messina per l’Assessorato alle Autonomia locali e Nuccia Albano per assessorato della Famiglia e del Lavoro – possano cambiare. In questo fase, per i leghisti che dovrebbero fa parte del Governo sono Luca Sammartino, che dovrebbe essere il vice presidente della Regione e assessore all’Agricoltura; e Girolamo ‘Mimmo’ Turano, già assessore nella passata Giunta di Nello Musumeci, che nel nuovo Governo dovrebbe andare ca ricoprire la carica di assessore all’Istruzione e la Formazione professionale. Per Fratelli d’Italia Alessandro Aricò, anche lui assessore nella fase finale del Governo Musumeci, dovrebbe andare a ricoprire l’incarico di assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti; per Elvira Amata si parla dell’assessorati ai Beni culturali o, in alternativa, l’assessorato al Territorio e Ambiente; Elena Pagana dovrebbe andare a ricoprire la carica di assessore al Territorio e Ambiente o ai Beni culturali e Identità siciliana; il quarto assessore in quota Fratelli d’Italia, Francesco Scarpinato, dovrebbe andare a ricoprire la carica di assessore al Turismo. Per gli Autonomisti di Raffaele Lombardo l’assessore dovrebbe essere Roberto Di Mauro, che andrà ad occuparsi di Energia, Rifiuti e Acqua. Restano i tre assessori di Forza Italia: la tecnica Giovanna Volo, che andrà a gestire l’assessorato alla Salute-Sanità; Edy Tamajo, che dovrebbe ricoprire la carica di assessore alle Attività produttive; e Marco Falcone, anche lui già assessore nella Giunta Musumeci, che dovrebbe essere il nuovo assessore all’Economia.

 

Domani con tutte le polemiche di questi giorni non si escludono sorprese nell’elezione dei vice presidenti dell’Ars e dei deputati questori e deputati segretari   

Il commento? Cominciamo col dire che non immaginavamo tutta questa confusione e, meno che mai, il braccio di ferro, forse un po’ ‘impolitico’, tra i vertici nazionali di Fratelli d’Italia e non abbiamo capito chi (il presidente della Regione Schifani? alcuni parlamentari del partito di Giorgia Meloni?). Per carità, è finita come non poteva che finire. Nel MATTINALE di oggi abbiamo anticipato il finale per una mera questione di logica politica. Però non possiamo non notare un clima di grande nervosismo. Nell’elezione del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, il centrodestra si è spaccato; ora le divisioni sono emerse anche nelle nomine degli assessori. Non escludiamo ‘mare mosso’ o ‘molto mosso’ quando domani, dopo il giuramento degli assessori, si riunirà l’Assemblea regionale siciliana per eleggere i due vice presidenti dell’Ars, i deputati questori e i deputati segretari. Non possiamo non notare il ‘mal di pancia’ di tanti deputati di centrodestra, a cominciare dal gruppo di Forza Italia che fa capo a Gianfranco Miccichè. Quest’ultimo è stato il protagonista della mancata ricandidatura del presidente uscente, Nello Musumeci. Ma oggi si ritrova, come si usa dire in Sicilia, cu l’occhi chini e i manu vacanti, cioè con niente in mano: ha perso la partita alle elezioni comunali di Palermo; non ha nemmeno provato a ricandidarsi alla presidenza dell’Ars, non ha ottenuto la guida della sanità siciliana e oggi si ritrova, sulla carta, con un solo assessore, Edy Tamajo che, in realtà, più che a un esponente di Forza Italia, somiglia a un democristiano un po’ girovago: efficiente nella racconta del voto ma un po’ per i fatti suoi. Rispetto alla passata legislatura, dove non ha fatto altro che criticare l’allora presidente Musumeci, oggi Miccichè ‘assapora’ il frutto di scelte politiche che, alla fine, si sono rivelate sbagliate, soprattutto per lui.

 

Tutto è nelle mani di Cateno De Luca e del suo gruppo, diventati l’ago della bilancia negli equilibri della nuova Assemblea regionale siciliana 

E’ chiaro che in questo scenario, domani, può succedere di tutto. Perché se i ‘malpancisti’ di Miccichè si uniscono ai ‘malpancisti’ di Fratelli d’Italia, insieme con gli 11 deputati grillini, gli 11 deputati del PD e gli 8 deputati di Cateno De Luca, il presidente Schifani si potrebbe ritrovare con due vice presidenti del Parlamento siciliano e tutti i deputati questori e i deputati segretari contrari al suo Governo; idem per le presidenze delle Commissioni legislative. L’ago della bilancia sarà il gruppo di Cateno De Luca che conta 8 deputati. Fatto quattro conti, ci sono 22 deputati grillini e del PD, 5 o 6 che fanno capo a Miccichè: poiché non crediamo a grandi defezioni nel gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, ai 28 di PD, grillini e Miccichè e compagni si dovrebbero unire gli 8 deputati del gruppo De Luca: in questo caso dovrebbero arrivare a 36: quanto basterebbe per prendersi vice presidenti dell’Ars, deputati questori, deputati segretari e presidenze delle Commissioni. A meno che De Luca non decida di giocarsi la partita con il Governo.

 

 

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