- La risposta non può che essere sì. Che senso avrebbe andare contro il Governo nazionale?
- La nota di ieri sera del capogruppo di Fratelli d’Italia non è forse politicamente chiarissima?
- Davvero il presidente Schifani, con un Bilancio regionale ‘muru cu ‘u muru c’u spitali’, vuole sfidare il Governo di Giorgia Meloni?
La risposta non può che essere sì. Che senso avrebbe andare contro il Governo nazionale?
Ma veramente dobbiamo credere che il nuovo Governo siciliano di Renato Schifani sbatterà la porta in faccia ai vertici nazionali di Fratelli d’Italia? Veramente dobbiamo credere che il presidente della Regione ignorerà le indicazioni della presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e del presidente del Senato, Ignazio la Russa, che fino a ieri sera, hanno ribadito che nella nuova Giunta dovranno entrare Francesco Scarpinato e Elena Pagana? Il primo, consigliere comunale a Palermo, è il secondo dei non eletti alle elezioni regionali nel collegio del capoluogo dell’Isola; la seconda è la moglie dell’ex assessore alla Salute-Sanità, Ruggero Razza. E’ noto che gli assessorati che spettano a Fratelli d’Italia sono quattro. I nomi fatti in Sicilia – ma da chi? – sono quelli della messinese Elvira Amata, del palermitano Alessandro Aricò, del ragusano Giorgio Assenza e dell’agrigentina Giusy Savarino. Per quello che sappiamo noi, ma evidentemente ci possiamo anche sbagliare, stamattina a due dei quattro ‘designati’ verrà comunicato che non saranno assessori per fare posto a Scarpinato e Pagana. Si chiama politica ed ha le sue regole. Proviamo a illustrare il perché dovrebbe avvenire quanto scriviamo.
La nota di ieri sera del capogruppo di Fratelli d’Italia non è forse politicamente chiarissima?
Non è una questione di scontro politico. Le diverse posizioni, è vero, ci sono. Ma non si capisce – a parte i due parlamentari regionali che resteranno fuori dal Governo Schifani – chi è che nel partito di Giorgia Meloni in Sicilia si sta opponendo alla linea politica dettata dai vertici del partito che coincidono con i vertici dell’attuale Governo (Giorgia Meloni) e con i vertici del Senato (Ignazio La Russa). Ieri è andata in scena una riunione a Palermo dei vertici di Fratelli d’Italia in Sicilia. Ne è venuta fuori una nota apparentemente ambigua ma che, in realtà, esprime la linea politica di questo partito in modo chiaro. La nota, leggiamo sul quotidiano La Sicilia, è stata vergata dal capogruppo all’Assemblea regionale siciliana di Fratelli d’Italia, Luca Cannata. Poche righe scritte anche a nome dei 13 deputati regionali e dei due coordinatori regionali del partito, Giampiero Cannella e Salvo Pogliese. Nella nota li legge che Fratelli d’Italia ritiene “fondamentale dare nell’immediatezza un Governo stabile alla Regione siciliana”, in “sintonia” con le scelte del partito, già comunicate al presidente Renato Schifani. Scelte che dovranno essere “comunque le più adeguate a salvaguardare l’unità del centrodestra e l’efficacia dell’azione di Governo”. Pe quello che capiamo noi, il messaggio è chiarissimo: il presidente Schifani tolga due nomi dalla rosa dei quattro deputati regionali e inserisca tra i quattro assessori Francesco Scarpinato e Elena Pagana. Perché siamo convinti che passerà la linea della Meloni e di Ignazio la Russa? Per una questione di logica politica. Non avrebbe senso politico, infatti, una rottura tra il Governo Schifani e il Governo nazionale.
Davvero il presidente Schifani, con un Bilancio regionale ‘muru cu ‘u muru c’u spitali’, vuole sfidare il Governo di Giorgia Meloni?
Non ha senso politico che i ‘mal di pancia’ di qualche dirigente siciliano prevalgano sulla linea politica nazionale di un partito. E non ha senso, per una Regione come la Sicilia, massacrata sotto il profilo finanziario dai Governi nazionali precedenti, mettersi contro un Governo nazionale dello stesso colore politico per questioni interne a un partito siciliano che non è nemmeno il partito del presidente della Regione. In questo momento la Regione siciliana è sotto scacco, con la Corte dei Cinti per la Sicilia che ha chiesto al Governo regionale e al Parlamento siciliano di ‘assestare’ il Bilancio della Regione, in considerazione del fatto che la ‘spalmatura’ di 2 miliardi di euro circa di debiti effettuata qualche anno fa è da considerarsi illegittima. Traducendo in soldoni la richiesta della Magistratura contabile, Governo e Parlamento dell’Isola dovrebbero tagliare dal Bilancio regionale 2023 circa 2 miliardi di euro! Scenario finanziario che renderebbe ingovernabile la Regione. Che senso avrebbe, per il presidente Schifani, che dovrà già ‘azzizzare ‘sta barracca’, andare ad ‘armare una turilla’ con il Governo nazionale che è il solo soggetto che può sistemare questa assurda vicenda finanziaria, frutto di uno scippo ai danni della Sicilia avvenuto nel 2015 con l’altrettanto assurda cancellazione, dal Bilancio regionale, di circa 6 miliardi di crediti che la Regione vantava verso lo Stato? Tra l’altro, il presidente Schifani non può nemmeno giustificare l’improbabile “No” alla linea politica nazionale di Fratelli d’Italia dicendo di aver deciso di non fare entrare in Giunta non eletti nel Parlamento siciliano, perché proprio lui, cioè lo stesso Schifani, ha scelto, per la guida della sanità siciliana, una donna – Giovanna Volo – che non è stata eletta in Assemblea regionale siciliana. In ogni caso, entro oggi sapremo se il presidente Schifani, come nell’Autunno del 1958 l’allora presidente della Regione siciliana Silvio Milazzo, si ribellerà a Roma, o se chiuderà la sceneggiata limitandosi ad applicare, nella composizione della Giunta siciliana, la linea politica dei vertici nazionali di Fratelli d’Italia.
Foto tratta da Il Sicilia
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