Domani si riunisce la nuova Assemblea regionale siciliana. All’ordine del giorno c’è l’elezione del nuovo presidente del Parlamento dell’Isola. La notizia è che Gianfranco Miccichè è stato ridimensionato (forse un po’ troppo ridimensionato, come raccontiamo appresso). La sua eventuale ricandidatura alla guida dell’Ars, con l’appoggio delle opposizioni e di una parte dei deputati di Forza Italia non si materializzerà. Ed è anche logico: sarebbe stato un cambio di maggioranza del il presidente della Regione, Renato Schifani. E sono proprio Schifani e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, i vincitori di questa complicata e un po’ convulsa fase politica e parlamentare siciliana. Vincitori e anche un po’ fortunati. Perché? Perché Miccichè avrebbe provato a farsi eleggere per la terza volta presidente dell’Ars ma è stato bloccato dalle inesorabili leggi della politica. I deputati regionali del PD avrebbero votato Miccichè presidente del Parlamento? A nostro modesto avviso, sì. Cateno De Luca e i suoi parlamentari avrebbero votato Miccichè? Sì, anche per mettere ‘casino’ nel centrodestra. Lo stesso Miccichè avrebbe trovato cinque parlamentari di Forza Italia per raggiungere quota 36 voti ed essere eletto a capo di Sala d’Ercole? Sicuramente sì. Lo stop all’inciucio, con molta probabilità, è arrivato dal Movimento 5 Stelle e, in particolare, la leader di questo soggetto politico, Giuseppe Conte. Che soprattutto a Roma ma anche in Lombardia è impegnato in una difficile partita con il PD. I vertici del Partito Democratico sanno che le elezioni alla regionali del Lazio si possono vincere solo in alleanza con i grillini. Ma Conte ha posto una condizione: niente inceneritore di rifiuti a Roma e, in generale, niente inceneritori di rifiuti in tutta l’Italia. La partita interna al centrosinistra è aperta e Conte non avrebbe tollerato un inciucio dei suoi in Sicilia con il PD per eleggere Miccichè. Così i grillini siciliani, per la seconda volta, sono stati ‘de-inciucizzati’ da Conte (la prima volta Conte li ha ‘de-inciucizzati’ imponendogli la rottura con il PD alla recenti alezioni regionali siciliane).
Insomma, senza i voti grillini addio rielezione di Miccichè alla presidenza dell’Ars. Il più alto scranno di Palazzo Reale dovrebbe andare a Gaetano Galvagno, classe 1985, deputato di Fratelli d’Italia alla sua seconda legislatura. Non lo conosciamo, ma non può che essere sveglio, perché non si diventa presidente del Parlamento siciliano senza avere ancora compiuto 40 anni. Magari ci sbagliamo, ma sicuramente, se domani, com’è probabile, verrà eletto presidente, dovrebbe essere tra i più giovani, se non il più giovane presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Particolare non irrilevante, Galvagno, nato a Paternò ed eletto nel collegio di Catania, è molto vicino al citato La Russa. Resta da capire chi saranno i due vice presidenti dell’Ars, una della maggioranza di centrodestra e uno dell’opposizione di centrosinistra. Sul vice presidente di maggioranza non ci pronunciamo, perché andrà nel conto della divisione dei deputati questori, dei deputati segretari, degli assessorati e delle presidente e delle vice presidenze delle Commissioni legislative. Forse domani ne sapremo di più. Potrebbe essere un deputato di Forza Italia, ma anche della Lega. O della nuova Dc di Totò Cuffaro. Lo scenario per la vice presidenza dell’Ars che spetta alle opposizioni è più semplice: o andrà a un esponente del PD (potrebbe essere Antonello Cracolici), o andrà a un esponente del Movimento 5 Stelle. Con molta probabilità, a decidere chi sarà il vice presidente delle opposizioni saranno i deputati della maggioranza. Considerato che i grillini non sono molto amati dal centrodestra, non escludiamo che la vice presidenza vada a Cracolici. I grillini dovrebbero entrare nel Consiglio di presidenza dell’Ars con un deputato questore o con un deputato segretario. Per la cronaca, il Consiglio di presidenza dell’Ars – una sorta di ‘Consiglio di amministrazione’ del Parlamento siciliano – è formato dal presidente, dai due vice presidenti e, se non hanno cambiato il regolamento, da tre deputati questori e cinque deputati segretari.
E la Giunta del presidente Schifani? Da quello che abbiamo capito la divisione prevede 4 assessorati a Fratelli d’Italia, 3 assessorati a Forza Italia, 2 assessorati a testa per Lega e Nuova Dc di Cuffaro e un assessorato agli Autonomisti di Raffaele Lombardo. I nomi sono tanti. Su 12 assessori almeno quattro, legge alla mano, dovranno essere donne. Si parla di Giusy Savarino, che ormai è una veterana dell’Ars, rielette nelle fine di Fratelli d’Italia; e sempre per Fratelli d’Italia si fa il nome di Elvira Amata. La terza donna potrebbe essere indicata da Forza Italia. in questo caso si fa il nome di Luisa Lantieri. La quarta donna dovrebbe essere Nuccia Albano, che verrebbe indicata dalla Nuova Dc di Cuffaro. Un assessore dato per certo è Marco Falcone, Forza Italia, assessore alle Infrastrutture nella passata Giunta di Nello Musumeci, che nella Giunta Schifani dovrebbe andare all’Economia. Alle Infrastrutture Falcone non ha brillato, basti pensare che, dopo cinque anni, l’autostrada Palermo-Catania è sempre un delirio (e meno male che Falcone è catanese di Mirabella Imbaccari) e nessuna delle grandi opere pubbliche in via di realizzazione in Sicilia è stata completata, dal Passante ferroviario di Palermo all’eterna Circumetnea, dalla Palermo-Agrigento alla Caltanissetta-Agrigento. Forse qualche km in più è stato realizzato sull’autostrada Siracusa-Gela, altra eterna incompiuta. Disastro dei lavori pubblici a parte, ci sembra difficile che Falcone possa fare peggio del suo predecessore all’Economia, Gaetano Armao. Un altro assessorato in quota Forza Italia dovrebbe essere assegnato a Edy Tamajo. Per la Lega si fanno i nomi di Luca Sammartino e Vincenzo Figuccia. la nostra speranza – che poi è la speranza degli agricoltori siciliani – è che l’assessorato all’Agricoltura venga tolto a Forza Italia, partito che nei cinque anni del Governo Musumeci ha gestito questo settore accumulando solo fallimenti. E la Sanità? Era il ripiego di Gianfranco Miccichè, che puntava alla presidenza dell’Ars. Miccichè, così si dice, puntava di Daniela Faraoni. Ma non sembra che finirà così. In questa fase Miccichè sembra fuori da tutto, a meno che non intervenga Berlusconi per sistemarlo in qualche assessorato: magari al Turismo. Si dice che Miccichè si dimetterà dell’Ars optando per il Senato, lasciando il posto al primo dei non eletti nel collegio di Forza Italia di Palermo, Pietro Alongi. Sarà così? Miccichè è imprevedibile. E siccome Alongi è molto vicino al presidente Schifani, non escludiamo che possa essere lo stesso Alongi il nuovo assessore regionale alla Salute-Sanità. Del resto, che la gestione della sanità siciliana – settore centrale sotto il profilo sociale ed economico – venga affidato a una figura vicina al presidente della Regione non sarebbe una novità.
Foto tratta da Assemblea regionale siciliana