A partire dal 1860, con l’annessione del Regno delle due Sicilie, le gravi conseguenze politiche ed economiche ebbero ricadute drammatiche sull’intero apparato industriale e sullo stato sociale che, di fatto, vennero distrutti. Con la perdita dell’isonomia (uguali diritti) sancita dalla repressione, varata dalle leggi “speciali” e dal “mandato in bianco” conferito a Lamarmora, furono implementate fucilazione e deportazione dei civili, ancor prima dell’entrata in vigore della Legge 15 agosto 1863, n. 1409, art. 2 e art. 5. A sancire ulteriormente la dittatura fu l’imposizione di taglie sulla testa dei numerosi partigiani resistenti ufficializzata nel 1863 con l’approvazione della legge Giorgini (genero di Alessandro Manzoni). Tutti i cittadini liberi maschi degli Stati che all’epoca si opposero e combatterono contro l’invasore piemontese (comprese le donne di famiglia e i loro figli vittime della ritorsione) furono sottoposti alla stessa feroce, sanguinaria repressione politica. Dopo il 1860, per i territori annessi, venne meno il precedente equilibrio sociale di comunità meridionale ricca di patrimonio pubblico, e amministrata secondo una più che equilibrata ripartizione fiscale. Nel Parlamento del Regno d’Italia si dibatté del venire meno delle guarentigie e si votarono leggi e regolamenti che le violavano, ovvero si negavano quei diritti che erano universalmente sanciti dallo stesso Statuto Albertino, applicato fino ad allora per gli Stati Sardi. L’unificazione amministrativa avvenne con l’estensione delle leggi del Parlamento Subalpino all’ex Regno due Sicilie, senza alcuna considerazione del corpus di leggi precedenti, mentre infuriava la guerra civile con scontri armati che coinvolgevano tutte le ex province del Sud. Vennero persino violati i diritti dei nuovi sudditi – art. 24 al 27 dello Statuto Albertino – ma soprattutto il principio dell’art. 71: “Niuno può essere distolto dai suoi giudici naturali”.
IL PRIMO GRANDE RESET FU L’UNITÀ D’ITALIA di Loreto Giovannone – tratto da COME DON CHISCIOTTE
Foto tratta da Il Giornale