Cosa si intende per “Sepolcri imbiancati”? L’espressione riprende una celebre invettiva di Gesù rivolta agli scribi e ai farisei, frase riportata dal vangelo di Matteo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità”. E di scribi e farisei sembra essere piena l’Unione europea che appioppa alla Russia le sanzioni a convenienza, come succede con il petrolio di questo Paese. La russa Lukoil, negli anni passati, ha rilevato la raffineria Isab di Priolo, la seconda in Italia e la quinta in Europa. I russi hanno acquisito tale raffineria per investire in Sicilia non soltanto nella raffinazione del proprio petrolio, se è vero che la raffineria russa garantisce il 26% della produzione italiana, ma anche per entrare nel mercato dei carburanti con propri distributori (si dice immettendo nel mercato italiano anche carburanti raffinati in Russia). Agli Stati Uniti d’America, che considerano la Sicilia una sorta di portaerei americana, la cosa non è mai andata giù. E infatti, grazie alla guerra in Ucraina voluta dagli statunitensi, tra qualche giorno l’Unione europea dovrà dire basta al petrolio russo. L’obiettivo dovrebbe essere quello di mettere in difficoltà la Russia, alla quale dovrebbero venire meno gli introiti dell’export di petrolio nell’Unione europea. Ma le cose stanno proprio così? Davvero i russi non hanno altri sbocchi di mercato per il proprio petrolio? Si diceva così anche per il gas russo. Per giustificare la dabbenaggine politica di un’Unione europea dipendente dal gas russo, gli ‘europeisti’ dicevano: “Se non lo dà a noi a chi dovrebbe darlo il proprio gas la Russia?”. Abbiamo visto tutti com’è finita: è la Russia che ha tagliato quasi tutto il gas all’Europa che oggi è in affanno.
La stessa cosa sta avvenendo con il petrolio russo. Con l’Italia che rischia, anche sul petrolio, di finire con il culo a terra. Il perché l’abbiamo detto: la raffineria di Priolo, oltre a inquinare l’ambiente come tutte le raffinerie, assicura il 26% della produzione all’Italia. Se i russi dovessero decidere di lasciare la Sicilia bisognerebbe trovare un’alternativa per la gestione della raffineria di Priolo, nuova gestione che dovrebbe raffinare petrolio non russo. Fa sorridere una dichiarazione del Ministro per le imprese e per il Made in Italy, Adolfo Urso che leggiamo sul quotidiano La Sicilia: “Pensiamo che l’azienda possa reperire petrolio da altri Paesi”. Non vogliamo nemmeno pensare che il Ministro Urso pensi che i russi della Lukoil continuino a raffinare a Priolo petrolio non russo danneggiando l’economia del proprio Paese. Siamo certi che il Ministro ha già un’alternativa per sostituire i russi. Anche se non sappiamo come stanno le cose a Priolo: non sappiamo, ad esempio, cosa succederebbe se la stessa Lukoil, non potendo più raffinare il petrolio russo, decidesse di cominciare a produrre sapone o biscotti nello stabilimento Isab di Priolo, facendo venire meno all’Italia il 26% del petrolio raffinato. Per la Sicilia sarebbe una liberazione, perché verrebbe meno l’inquinamento, per l’Italia ci sarebbero problemi seri. Che farebbe, se finirà così, il Governo italiano? Confischerebbe lo stabilimento di Priolo?
Ogni volta che si parla della raffineria di Priolo, politici e sindacalisti mettono in mezzo la salvaguardia dei posti di lavoro, che sarebbero circa 10 mila tra diretto e indotto. Nessuno parla mai dei danni che la chimica ‘pesante’ ha prodotto in questo angolo della Sicilia, a parte le inchieste della Magistratura e le omelie di don Palmiro Prisutto, il battagliero sacerdote che denuncia da anni l’inquinamento nel ‘triangolo’ Priolo-Melilli-Augusta, con il corollario di malattie e decessi. Dice il Ministro Urso che l’impianto di raffinazione della Isab Lukoil di Priolo “deve continuare a produrre”, salvaguardando “il lavoro di quasi 10mila famiglie”. Notare l’ipocrisia: la raffineria di Priolo deve continuare a raffinare petrolio non perché se chiude all’Italia viene meno il 26% ma per “salvaguardare i posti di lavoro”. La verità, egregio Ministro, è che l’Isab di Priolo deve restare aperta perché la Sicilia è l’ultima delle colonie italiane: una Sicilia che, da sempre, raffina il 50% del petrolio italiano per avere in cambio inquinamento, malattie e morti. Anche in Basilicata si lavora con gli idrocarburi e ai cittadini, a titolo di ristoro, viene garantito il rimborso del 50% della bolletta del gas. Merito dei cittadini lucani e della politica di questa Regione. I cittadini siciliani, invece, non sono interessati a pagare meno la benzina, il gasolio e il gas, tant’è vero che, alle elezioni nazionali e regionali, votano i partiti che non hanno mai inserito nei propri programmi di far pagare meno ai cittadini della Sicilia benzina, gasolio e gas. Alle elezioni regionali del 25 Settembre l’unico partito che ha posto la questione energetica è stato Siciliani Liberi. Ma i siciliani aventi diritto che sono andati a votare – circa il 47% – hanno votato in maggioranza la vecchia politica che li penalizza. “I siciliani – scrive Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel ‘Gattopardo’ – non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla…”. Anche se sono passati più di 60 anni dalle considerazioni del grande scrittore siciliano, non abbiamo nulla da aggiungere “all’attesa del nulla”…
Foto tratta da La Sicilia