di Diego Fusaro
Dalla vita – dicono – non smettiamo mai di apprendere. Perché la storia è magistra vitae. Ieri, ad esempio, abbiamo appreso che sotto il cielo della politica regna grande confusione, per non dire di peggio. Alla manifestazione per la pace si sono presentati, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, Giuseppe Conte ed Enrico Letta. Il primo è, peraltro non in posizione marginale, nel partito che votò a favore dell’invio delle armi in Ucraina. Con la sua presenza alla manifestazione, si riconferma, politicamente parlando, il Vis-Conte dimezzato: la parte cattiva, per l’invio di armi, coesiste con quella buona, contraria alla guerra. Per riprendere un altro personaggio della letteratura italiana, Conte ricorda politicamente Don Circostanza di “Fontamara”: l’avvocato del popolo che in realtà rappresentava gli interessi dei padroni.
Per quel che concerne Enrico Letta, ogni commento pare superfluo. È stato accolto con insulti da parte dei manifestanti, dacché essi sanno che egli era ed è tra i più ferventi sostenitori delle ragioni del guitto Zelensky, attore Nato, fantoccio manovrato dall’imperialismo di Washington. Che senso ha dunque la sua presenza in quella piazza? Un gesto dadaista? Una pura provocazione? Una improvvisa amnesia? Fatto sta che Letta è dovuto fuggire a gambe levate, magnis itineribus come diceva Giulio Cesare: e in quella fuga è magnificamente cristallizzato il rapporto tra il popolo e la new left fucsia. Se Berlinguer sfilava a braccetto con gli operai di Mirafiori a Torino, l’arcobalenico e filoatlantista Letta è costretto a fuggire a gambe levate dalle piazze per riparare, verosimilmente, nei fastosi palazzi della ztl romana. Ecco la “mutazione” della sinistra, come l’ha qualificata nel suo ultimo studio Luca Ricolfi: dal rosso al fucsia, dalla falce e martello all’arcobaleno, dalle piazze popolari ai fastosi palazzi delle ztl. Alla fine quasi appare più credibile l’oscena posizione delle destre bluette, che per la guerra imperialista erano da subito, senza tergiversare e mostrando il massimo grado di fedeltà al padrone a stelle e strisce. Posizione disgustosa, ma se non altro coerente. In ogni caso, è suffragato una volta di più l’esaurimento della dicotomia tra destra e sinistra, ugualmente allineate al mercato sovrano e all’imperialismo umanitario made in USA.
Foto tratta da Libero Quotidiano