Volete vedere che alla fine i russi della Lukoil si romperanno i cabbasisi e lasceranno la raffineria di Priolo?/ SERALE

2 novembre 2022
  • Riuscirà la politica a far scappare dalla Sicilia i russi della Lukoil, lasciando una raffineria che non ha mai dato nulla ai siciliani, a parte l’inquinamento?
  • Come stanno in realtà le cose?
  • Ma che vogliono ancora gli americani dalla Sicilia?
  • Vuoi vedere che alla fine i russi della Lukoil abbandoneranno la Sicilia? O finirà tutto nelle mani americane?

Riuscirà la politica a far scappare dalla Sicilia i russi della Lukoil, lasciando una raffineria che non ha mai dato nulla ai siciliani, a parte l’inquinamento?

 

Riuscirà la politica a fare chiudere la raffineria di petrolio di Priolo, già Isab, in provincia di Siracusa? Quando è scoppiata la guerra in Ucraina la chiusura di questa raffineria, che non è certo un toccasana per l’ambiente ed è la seconda in Italia e la quinta in Europa, sembrava ineluttabile. La raffineria, ormai da qualche anno, è gestita dai russi della Lukoil, che in Sicilia hanno avviato anche tanti punti vendita di carburante. E siccome ci sono le sanzioni dell’Unione contro la Russia, si pensava, in verità si dava per scontato che questa raffineria avrebbe smesso di raffinare petrolio russo e di regalare tante sostanze che sono una vera fonte di ‘benessere’ per la salute delle persone, per gli animali e, in generale, per l’ambiente. In soccorso della Lukoil sono arrivati subito politici e sindacati, per difendere uno stabilimento industriale che, tra diretto e indotto, darebbe lavoro a circa 10 mila persone. Possibile? Noi ricordiamo una nota della Comunità di TerraeLiberAzione del Marzo di quest’anno: “La Lukoil siciliana sta subendo attacchi isterici e sabotaggi demenziali da parte di fornitori vari ubriacati dalla propaganda di guerra. Esprimiamo, come Siciliani consapevoli, la nostra Solidarietà alla Lukoil di Priolo, al suo magnifico management, ai suoi lavoratori e al loro grande impegno tecno-scientifico nella modernizzazione eco-sostenibile delle raffinerie e della generazione elettrica (in sinergia con ERG). La ristrutturazione è stata avviata -con grandi investimenti- dalla nuova proprietà euro-russa: dopo decenni di devastazioni ambientali e di attentati alla Salute umana. E se la benzina in Sicilia costa il doppio di quanto dovrebbe, la colpa è di uno Stato colonialista con capitale a Roma e di un ceto pseudo-politico siciliano ascaro e mercenario. Sigonella City dovremmo chiudere, non la Lukoil!”.

 

Come stanno in realtà le cose?

 

Come stanno le cose? Lo ha spiegato molto bene il quotidiano on line TAG 24, strumento d’informazione che fa capo all’università Nicolò Cusano, editrice anche di Radio Cusano Campus: “La raffineria di Priolo Gargallo a Siracusa rischia seriamente di chiudere e lasciare a casa i suoi lavoratori. Il 7 Novembre parte l’ultimo ordine di petrolio russo, poi scatta l’embargo. Si pensa all’opzione deroga”. Nell’articolo si ricorda che la Lukoil di Priolo produce il 20% del petrolio raffinato utilizzato in Italia. Il blocco di questa industria comporterebbe lo stop per gli “impianti chimici di Eni del gruppo Versalis, a Siracusa e a Ragusa”. Ancora TAG 24: “… l’ordine che partirà il 7 Novembre dalla raffineria di Priolo sarà l’ultimo e dal 5 Dicembre non potranno più ricevere petrolio russo causa embargo. Dal 6 Dicembre vanno a casa i poco più di mille dipendenti diretti, restano senza lavoro i 1.930 dell’indotto e subirà un colpo mortale l’intera area industriale siracusana tra Priolo, Augusta e Melilli”. In realtà, come già accennato e come scrive lo stesso giornale, i lavoratori a rischio, in questo angolo industriale della Sicilia martoriato dall’inquinamento ambientale denunciato da anni da don Palmiro Prisutto, sono circa 10 mila. Di scena, se non fosse ancora chiaro, è l’embargo del petrolio russo deciso dall’Unione europea.  TAG 24 riporta anche una dichiarazione di Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa: “In questi mesi non ci sono stati nuovi segnali. E non si riesce a capire come si voglia risolvere questo problema che non è né solo siracusano, né solo siciliano ma è un problema nazionale e strategico”. Il giornale riporta pure una dichiarazione di Edoardo Garrone, presidente della Erg, azienda che ha venduto qualche anno fa a Lukoil gli impianti siracusani: “L’intero polo industriale di Siracusa rischia di chiudere per l’embargo sul petrolio russo deciso dall’Europa, ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio e la chiusura manderebbe in tilt l’approvvigionamento dei prodotti derivanti dal petrolio nel nostro Paese perché la raffineria di Siracusa copre il 20% del fabbisogno annuale dell’Italia. Immaginate che disastro accadrebbe al nostro Paese, questo dossier va gestito subito dal nuovo Governo Meloni”. C’è anche una precisazione del neoministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Stiamo seguendo alcune ipotesi di investimento o di acquisizione di questa imprese per consentirle di andare oltre la fatidica data in cui scatteranno le sanzioni”. Per la cronaca, tale Ministero non è altro che l’ex Ministero dello Sviluppo economico al quale hanno cambiato nome.

 

Ma che vogliono ancora gli americani dalla Sicilia?

 

In quest’atmosfera un po’ confusa qualcuno ricorda che lo scorso Agosto il Governo Draghi aveva ipotizzato “una deroga almeno parziale per l’embargo dei greggi russi per un periodo di almeno un anno”. O, in alternativa, linee di credito per per consentire alla Lukoil di acquistare greggio non russo. Peccato che le banche hanno già ‘isolato’ il gruppo russo presente in Sicilia, sempre per la storia della guerra in Ucraina e delle relative sanzioni alla Russia. E sempre in quest’atmosfera arriva, in queste ore, l’inchiesta del Wall Street Journal, stando alla quale la raffineria di Priolo aggirerebbe le sanzioni americane e farebbe arrivare il greggio russo raffinato negli Stati Uniti d’America. Una volta raffinato il petrolio russo diventa “prodotto italiano” e finisce negli USA, in dove i russi operano con 230 stazioni di servizio in 11 Stati, distributori che, in realtà, sono di proprietà di franchising individuali americane. Gli statunitensi non vogliono più il petrolio russo raffinato a Priolo? Questo sembrerebbe il ‘succo’ del ragionamento degli americani. Spiega all’ANSA il già da noi citato Bivona: “Non ci sono le condizioni per dire che ci sia un’elusione perché non c’è alcun divieto di esportare prodotti che derivano dal petrolio russo. L’embargo scatterà comunque il 5 Dicembre per la Comunità europea. Mi sembra che il Wall Street Journal faccia riferimento ad una falla nel sistema di controllo degli Stati Uniti – aggiunge il presidente di Confindustria di Siracusa – avendo loro già l’embargo per i prodotti russi. Non mi sembra si possa contestare nulla a Isab. Non ci sono sanzioni che impongono ad Isab di operare in maniera diversa. Dal 5 Dicembre, quando scatteranno le sanzioni per l’Italia, allora l’Isab potrà utilizzare il greggio proveniente da altri Paesi. Ma ricordiamoci che dobbiamo agire adesso, perché ci sono dei tempi commerciali da rispettare, altrimenti non ci sarà greggio da raffinare”. Resta da capire perché i russi, che hanno rilevato la raffineria ex Isab di Priolo per raffinare e vendere il petrolio russo, dovrebbero restare in Sicilia per raffinare petrolio non russo danneggiando il proprio Paese!

 

Vuoi vedere che alla fine i russi della Lukoil abbandoneranno la Sicilia? O finirà tutto nelle mani americane?

 

Come si può notare, un po’ di confusione c’è. Gli americani, non contenti di aver scatenato un ‘casino’ in Europa con la guerra in Ucraina, non contenti delle strane esplosioni nei due gasdotti che passano sotto il Mar Baltico, non contenti di essersi di fatto auto-candidati a esportare il loro gas sulle navi metaniere in Europa a prezzi esorbitanti (tanto pagano i cittadini europei), adesso, con il Wall Street Journal ‘armano una turilla’ sul petrolio russo raffinato a Priolo. Insomma: 1) il gas russo, con le esplosioni, in stile ‘anglosassone’, che hanno colpito i gasdotti del Mar Baltico Nord Stream 1 e Nord Stream 2, chissà quando tornerà a scorrere in Europa, sostituito da gas americano, sotto forma di Gpl, che dovrà essere trattato da rigassificatori europei in parte presenti e in parte in via di realizzazione con tutti i pericoli per le popolazioni che ciò comporterà; 2) tra un po’ scatterà il demenziale stop dell’Unione europea al petrolio russo; 3) i russi della Lukoil che operano a Priolo, come già accennato, nella testa dei politici e dei sindacalisti italiani, dovrebbero acquistare petrolio non russo penalizzando il proprio Paese. A meno che non decidano di chiudere ‘baracca e burattini’ e di lasciare la Sicilia. Poi vedremo chi si prenderà la raffineria di Priolo che, lo ricordiamo, non è stata ceduta ai russi perché andava benissimo… La verità è che gli statunitensi dovrebbero essere un po’ più seri: invece di affidarsi a inchiesta giornalistiche che lasciano il tempo che trovano, i Democratici che governano l’America dovrebbero avere le ‘palle’ per dire: basta raffinare gas russo a Priolo. Lo faranno? No. Tra qualche giorno gli statunitensi caleranno la testa e accetteranno che la raffineria di Priolo gestita dai russi continui raffinare petrolio russo per portarlo anche in America. L’alternativa è sostituire i russi della Lukoil a Priolo. E’ questo il progetto degli americani? Non ci crediamo: alla fine o vinceranno i russi, continuando a raffinare petrolio russo, o lasceranno la Sicilia.

Foto tratta da La Sicilia  

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti