Sul Titanic

Elezioni ‘taroccate’ anche in Brasile? Il Paese sull’orlo della guerra civile. Ammesso che Lula diventi presidente che farà con il BRICS?

Condividi
  • La domanda che poniamo non è di poco conto come illustriamo in questo articolo. Copione ripetuto come per l’elezione ‘postale’ di Biden alla Casa Bianca? 
  • Magari la grande colpa di Bolsonaro è quella di avere schierato il Brasile contro gli Stati Uniti d’America? Un politico considerato di destra che si è comportato come un politico di sinistra? L’esatto contrario di quello che avviene in Europa dove le ‘sinistra’ fanno i ‘succhiotti’ alle destre ultra-liberiste-globaliste?  
  • Tutti i poteri forti schierati contro Bolsonaro? Perché? Perché non ha consegnato il suo Paese alle multinazionali farmaceutiche, come hanno fatto, ad esempio, i democratici italiani oggi un po’ ‘cacati’ sotto per via di una possibile Commissione parlamentare d’inchiesta?
  • Se non scoppierà la guerra civile in Brasile e Lula diventerà presidente confermerà la linea politica anti area del dollaro – e quindi contro gli Stati Uniti d’America – portata avanti da Bolsonaro? 

La domanda che poniamo non è di poco conto come illustriamo in questo articolo. Copione ripetuto come per l’elezione ‘postale’ di Biden alla Casa Bianca? 

 

Ricordatevi che quello che sta succedendo in Brasile con il voto elettronico potrebbe essere esteso a tutto l’Occidente se gli ultra-liberisti-globalisti (e le multinazionali) non verranno cacciati a calci nel sedere dai luoghi dove oggi comandano. In Brasile si vota con il sistema elettronico e tutto è affidato alle ‘macchine’. Si dà per scontato che le ‘macchine’ siano neutre, ma non ci crede nessuno. Alle elezioni brasiliane i media occidentali davano netto favorito Lula che ha vinto ma solo per un soffio su Bolsonaro. Ricordiamo che la stessa cosa è avvenuta alle elezioni presidenziali americane del Dicembre 2020, dove i media occidentali davano come netto favorito il Democratico Joe Biden sul presidente uscente Donald Trump: Biden ha vinto grazie ai voti ‘postali’ che quasi al 100% sono andati a lui. Una farsa. Di fatto – questo ormai è stato acclarato – le elezioni presidenziali americane di due anni fa sono state gestite per consentire ai Democratici americani di vincere e di mettere in atto le porcate mondiali che sono sotto gli occhi di tutti: vaccini contro il Covid che non vaccinano, guerre, crisi economiche. Se oggi il mondo rischia la terza guerra mondiale lo si deve ai Democratici americani che hanno deciso di difendere l’area del dollaro con tutti i mezzi, a cominciare dalla guerra in Ucraina. Ma non gli sta andando molto bene, se è vero che sono alla prese con un’inflazione che non riescono a ‘domare’ e stanno trascinando nella crisi economica tutto l’Occidente industrializzato, Unione europea in testa. Con la Russia che sta ‘spegnendo’ tutte le luci in Ucraina, bombardando sistematicamente le centrali elettriche ucraine in vista dell’arrivo dell’Inverno. Lo ‘schema’ di guerra dei russi sembra essere quello che hanno applicato con Napoleone e Hitler: dare spazio al ‘Generale Inverno’…

 

Magari la grande colpa di Bolsonaro è quella di avere schierato il Brasile contro gli Stati Uniti d’America? Un politico considerato di destra che si è comportato come un politico di sinistra? L’esatto contrario di quello che avviene in Europa dove le ‘sinistra’ fanno i ‘succhiotti’ alle destre ultra-liberiste-globaliste?  

 

Lo scenario è complicato. Gli interessi degli americani, più che mai intenzionati a difendere l’area del dollaro dalla Cina e dai suoi alleati, si saldano con gli interessi delle multinazionali. Ma hanno contro uno schieramento forte, ovvero la Cina e i suoi alleati. E tra gli alleati della Cina c’è proprio il Brasile che, con il presidente uscente Bolsonaro, ha portato avanti un’operazione economica e monetaria che gli Stati Uniti vedono come fumo negli occhi. In pratica, i Paesi del cosiddetto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) stanno lavorando per dare vita a una moneta alternativa al dollaro americano: di fatto, puntano su una nuova divisa per cominciare a sostituire il dollaro statunitense negli scambi internazionali. Con l’obiettivo di ridimensionare l’economia e l’influenza americana nel mondo. Una prospettiva che gli Stati Uniti combattono, in questo momento incasinando i mercati mondiali con la guerra in Ucraina: operazione che fino ad oggi è riuscita, anche se con costi economici e sociali elevati: non a caso, l’inflazione non dà tregua agli stessi Stati Uniti d’America e all’Unione europea che si è subito prostrata in stile ‘scendiletto’ ai voleri americani. E’ in questo scenario che si inseriscono le elezioni brasiliane, con la sconfitta – guarda caso – del presidente uscente Bolsonaro che non ha soltanto schierato il Brasile con Cina, Russia, India e Sudafrica contro gli stati Uniti d’America ma che si è anche rifiutato di rendere obbligatorio nel suo Paese il vaccino anti-Covid che non vaccina: un vaccino che ha il solo merito di essere stato prodotto dalle multinazionali farmaceutiche che oggi imperversano in mezzo mondo. Attenzione: Bolsonaro non ha fatto nulla di eccezionale: ha chiamato a consulto i microbiologi indipendenti che gli hanno detto che un vaccino contro un Coronavirus a Rna è una grande corbelleria. Per non farsi mettere in croce Bolsonaro ha lasciato libero il suo popolo di decidere autonomamente. Le statistiche occidentale dicono che poco più dell’80% della popolazione brasiliana si sia vaccinata contro il Covid; ma altre statistiche raccontano che la percentuale di vaccinati contro il Covid, in Brasile, sia molto più bassa dei dati ‘occidentali’…

 

Tutti i poteri forti schierati contro Bolsonaro? Perché? Perché non ha consegnato il suo Paese alle multinazionali farmaceutiche, come hanno fatto, ad esempio, i democratici italiani oggi un po’ ‘cacati’ sotto per via di una possibile Commissione parlamentare d’inchiesta?

 

Tornando alle elezioni brasiliane, non sappiamo come finirà. Trump, negli Stati Uniti, quando è stato sconfitto grazie ai mitici voti ‘postali’ si è dovuto arrendere perché esercito, forze di polizia e Magistratura erano schierati con i Democratici. Così non è in Brasile, dove in queste ore va in scena il caos (come potete leggere qui). il Paese – come avvenuto due anni fa negli Stati Uniti – è spaccato a metà. Mezza popolazione brasiliana è convinta – e forse non ha torto – che le elezioni siano state truccate. A differenza degli Stati Uniti non è affatto detto che militari e polizia brasiliani si schierino con il vincitore delle elezioni, Lula, politico che non gode di una buona fama nel suo Paese. Il Brasile ha una popolazione di circa 214 milioni di abitanti, mentre gli aventi diritto al voto sono poco più di 156 milioni di cittadini. Per Bolsonaro e per i suoi elettori non c’è soltanto il problema legato alle elezioni elettroniche che potrebbero essere state ‘ritoccate’. C’è stata una gestione di queste elezioni che lascia pensare a tante cose. Cosa è successo? A pochi giorni dal voto è arrivata una decisione che ha suscitato perplessità in tutto il mondo. Le autorità brasiliane, non esattamente vicine a Bolsonaro, hanno dato mandato al capo delle elezioni nazionali di ordinare alle aziende tecnologiche di rimuovere post e video online ritenuti fonte di disinformazione. Di fatto, è stata operata la censura verso i social network che ha sfavorito Bolsonaro. La stessa cosa fatta contro Trump. Solo che in America lo hanno deciso i titolari dei social, mentre in Brasile ha deciso tutto una singola persona. Ma chi è la singola persona che è stata scelta per decidere cosa può essere pubblicato e cosa non può essere pubblicato? E qui arriva la notizia incredibile:  tale potere è stato assegnato ad Alexandre de Moraes, capo delle elezioni e giudice della Corte Suprema del Brasile, un magistrato che in passato ha posto sotto inchiesta Bolsonaro e ha mandato in galera personaggi vicini allo stesso presidente uscente del Brasile accusati di avere manomesso il voto elettronico. Insomma, non si tratta di un personaggio al di sopra delle parti: anzi. A questo si aggiunge che Bolsonaro quando arrivavano i voti dei vari Stati era sempre in testa di 7-8 punti che si azzeravano regolarmente alla conta finale, dando come vincitore sempre Lula per una manciata di voti. Da qui i dubbi, tanti dubbi. Se si mettono insieme lo strano andamento della conta dei voti e il ruolo di una parte della Magistratura non è difficile spiegarsi il perché il Brasile potrebbe ritrovarsi in queste ore sull’orlo di una guerra civile.

 

Se non scoppierà la guerra civile in Brasile e Lula diventerà presidente confermerà la linea politica anti area del dollaro – e quindi contro gli Stati Uniti d’America – portata avanti da Bolsonaro? 

 

In ogni caso va chiarito il ruolo di Lula. Una versione lo dà come riabilitato con tante scuse dalla magistratura dopo che era finito in galera per questioni di soldi. Ma c’è un’altra versione dei fatti. Lula – stando alla seconda versione – sarebbe stato riabilitato perché è l’unico candidato che ha quanto meno una faccia per giustificare una discussa vittoria. Quello che farà Lula rispetto ai rapporti con la Cina e con il BRIC dirà come stanno le cose, ammesso che in Brasile non scoppi la guerra civile. Bolsonaro, dipinto come fascista, razzista, distruttore della foresta Amazzonica e bla bla bla, come già ricordato, ha schierato il Brasile con la Cina, con la Russia, con l’India e con il Sudafrica contro l’area del dollaro americano. Parlano i fatti. Vedremo cosa farà Lula, ammesso che in Brasile non scoppi un gran casino (cosa che non può essere esclusa, perché le elezioni sono state avvelenate). Se Lula, da presidente del Brasile, confermerà la linea contro l’area del dollaro, impegnando il suo Paese con Cina, Russia, India e Sudafrica nella costruzione di una divisa alternativa alla moneta americana, beh, ci sarà poco da dire. Ma se su tale questione – che oggi nel mondo è la questione centrale – comincerà a tergiversare e ad accampare scuse per tirare fuori il Brasile dal BRICS, allora sarà legittimo considerarlo al servizio degli ultra-liberisti-globalisti e delle multinazionali. Non ci sarebbe da stupirsi, perché ormai da anni gli ultra-liberisti-globalisti e le multinazionali ‘affittano’ i partiti di sinistra e i progressisti in tutto il mondo. Come succede nell’Unione europea, dove i Socialisti del PSE sono, di fatto, a servizio dei liberisti, tant’è vero che, rispetto ai temi del Socialismo, come si usa dire dalle nostre parti, i socialisti del PSE fannu futtiri i ririri… 

Foto tratta da Il Riformista 

Visualizza commenti

Pubblicato da