di Diego Fusaro
E adesso arriva la norma anti-rave-party. Prima facie, apparirebbe una norma giusta, volta a contrastare lo spaccio di stupefacenti e l’occupazione abusiva di suolo pubblico e privato da parte di sfaccendati annebbiati da sostanze. Preoccupa, però, la sua possibile estensione – non difficilissima da immaginare – ad altri contesti di libera assemblea pubblica. Si torna alla vecchia questione, ormai nota: l’ordine neoliberale, che sia al potere la destra bluette o la sinistra fucsia, sta comprimendo gli spazi di libertà in nome della sicurezza, secondo quello che abbiamo appellato il “teorema securitario” (cfr. “Golpe globale”). Prima hanno limitato la libertà di assemblea in nome della lotta al nemico invisibile. Chiamarono tale limitazione con la orwelliana formula di “divieto di assembramento”. Ora stanno ponendo le basi per tornare a limitarla in nome della sicurezza legata al contrasto dei rave party. Andando al di là della schiuma caotica degli accadimenti, occorre saper cogliere la logica del concetto di sviluppo a cui stiamo assistendo: una riorganizzazione autoritaria degli spazi pubblici, sempre più controllati dal potere, sempre più strutturati in maniera tale da non garantire appieno quella ” libertà di assemblea” che è una delle prerogative di uno stato libero e democratico.
AGGIUNTA DOVEROSA, PER CHI NON VUOL CAPIRE: Non giustifico i rave party, che trovo raccapriccianti; semplicemente temo che usino la norma anti-rave-party come grimaldello per limitare proteste e assemblee in futuro. Altro non ho detto. Per chi sa leggere, naturalmente.