Se dobbiamo essere sinceri, proprio dal quotidiano La Sicilia non ce l’aspettavamo. L’uso improprio della parola anarchia, addirittura in un titolo, non ci sembra il massimo. Per carità, l’articolo è corretto: si parla della confusione – forse eccessiva – che va in scena a Catania durante la cosiddetta movida. Legittimo scriverne. Ma perché titolare: “Catania come Meddelinn: nelle strade della movida caos, rifiuti e anarchia – bande di ragazzini in piazza”. Va bene il caos, che significa disordine, disorientamento, confusione. Ma che c’entra l’anarchia? L’anarchia è una dottrina sociale che propugna la libertà, sarà anche fuori dagli schemi, perché nega l’ordine costituito e ogni forma di costrizione ma non ha nulla a che vedere con il disordine e con il caos, se non nelle menti di chi pensa che la società non vada amministrata ma controllata. Giusto occuparsi dei locali che non rispettano le norme, anche se abbiamo il dubbio che tali controlli – e le relative, immancabili contravvenzioni – siano uno strumento per fare ‘cassa’, se è vero che i Comuni – a cominciare dal Comune di Catania – non hanno un euro. Detto questo, non potete lasciare in pace l’anarchia e magari anche i ragazzi? Cos’è, invidia? Anche questa storia dei turisti che non amerebbero la confusione. Ma cosa si vuole? Che i cittadini – soprattutto i giovani – rimangano in casa? I rave party non autorizzati no, perché sennò i ragazzi si beccano sei anni di galera (proposta di legge fresca fresca del nuovo Governo di Giorgia Meloni); le manifestazioni non autorizzate contro il caro-vita no, perché sono pro-Putin. Adesso – a Catania – i ragazzi si dovrebbero tappare in casa per non creare problemi ai turisti che, causa caos – e ‘anarchia’ – scambierebbero Catania per Meddelin… Ma basta, per favore. Se non riuscite a sorseggiare un Margarita o un Negroni per rimettervi in pace con il mondo (e soprattutto con voi stessi)…) prendetevi una camomilla e magari un po’ di valeriana…
Foto tratta da La Sicilia