- Perché a Palermo chi è già in sofferenza deve soffrire di più?
- Si possono lasciare famiglie in difficoltà senza assistenza sanitaria, senza scuola e senza diritto di voto?
- La nostra intervista a Nino Rocca di oltre tre anni fa su questo problema. Cos’è cambiato oggi?
- La testimonianza di Nino Rocca: una signora ha detto di aver ottenuto la residenza anagrafica pagando 800 euro
Perché a Palermo chi è già in sofferenza deve soffrire di più?
A Palermo i problemi sono tanti, alcuni li ha creati la politica cittadina. Ci sono circa 2 mila e 500 famiglie senza casa. La passata amministrazione comunale guidata dal Sindaco Leoluca Orlando non si è occupata di loro. Non sappiamo cosa farà l’attuale Giunta comunale di Roberto Lagalla. Aspettiamo di vedere cosa succederà. Ci sono pure circa 900 famiglie che hanno occupato immobili pubblici abbandonati costretti a vivere tra mille difficoltà. Sono, per lo più, immobili comunali. Questi cittadini, ‘colpevoli’ di aver trovato un tetto dove vivere, vengono penalizzati dal Comune, che gli nega la residenza. Anche se non manca qualche sorpresa che definire agghiacciante è poco, come leggerete nell’articolo. Andiamo con ordine. Qualche giorno fa il Sunia, il sindacato degli inquilini, ha organizzato un convegno nell’aula del Comune di Palermo intitolata a Mauro Rostagno. All’incontro – stando a quello che leggiamo nel comunicato – sono stati invitati “il Sindaco Lagalla, l’assessore ai Servizi demografici Dario Falzone, l’assessora all’ Emergenza abitativa Antonella Tirrito, l’assessora all’Assistenza sociale Rosi Pennino, la dirigente del servizio Anagrafe Alessandra Autore, i gruppi consiliari, la Cgil Palermo, le altre associazioni degli inquilini Sicet Palermo Trapani e Uniat Palermo, l’istituto Don Calabria, la Caritas, La Panormitana, La Danza delle Ombre, l’associazione un Nuovo Giorno, Avvocati di Strada, Cledu, Centro la Noce, Centro Astalli, Arci Palermo, Apriticuore, Arcobaleno di Popoli”. Il comunicato riporta una dichiarazione del segretario del Sunia Palermo, Zaher Darwish: “Il tema dell’iscrizione anagrafica di decine e decine di famiglie, costrette per la concomitanza di diversi fattori a recuperare immobili pubblici abbandonati e adattarli ad abitazioni, cosa che comporta la perdita della iscrizione, diventa sempre più una necessità che deve coinvolgere non solo la pubblica amministrazione ma anche gli operatori sociali che si occupano di marginalità. E’ una battaglia – aggiunge Darwish- sulla quale il sindacato degli inquilini e degli assegnatari è impegnato da tempo. E su questo tema il Sunia, che ha da poco avviato il percorso verso il XIII congresso della federazione di Palermo che si svolgerà il 1° Dicembre, intende portare avanti un confronto aperto alle associazioni e agli operatori sociali, con le stesse famiglie che vivono queste difficoltà, che si rivelano spesso un dramma insormontabile”.
Si possono lasciare famiglie in difficoltà senza assistenza sanitaria, senza scuola e senza diritto di voto?
Riprendiamo anche un comunicato, sempre del Sunia di Palermo: “Il Sunia chiede di dare risposta alle tante famiglie in disagio abitativo che attendono da tempo la residenza anagrafica. Abbiamo presentato nei mesi scorsi un centinaio di istanze e in tanti aspettano ancora una risposta. Si tratta in gran parte di famiglie con minori a carico, in stato di emergenza abitativa – dichiara il segretario del Sunia Palermo Zaher Darwish -. Una signora ci chiede ogni giorno notizie per riscuotere l’indennità scolastica della figlia disabile e senza la residenza anagrafica non può ottenerla”. Il segretario del Sunia ha scritto una lettera al citato assessore ai Servizi demografici, Falzone, per evidenziare il problema e sollecitare l’attenzione della pubblica amministrazione sul disagio abitativo, tenendo presente l’aumento esponenziale di casi, “anche estremi, i quali esigono una visione adeguata e un intervento capillare sui bisogni diffusi”. Ancora Darwish: “La pubblicazione della graduatoria dell’emergenza abitativa del Comune di Palermo, con circa 2300 famiglie fotografa un disagio diffuso in tutta Palermo e deve rappresentare lo strumento di riflessione anche sui procedimenti burocratici e amministrativi della nostra città, specie quelli che riguardano un tema essenziale come l’iscrizione anagrafica di decine e decine di famiglie”. Il segretario del Sunia di Palermo indica al Sindaco, all’assessore e agli uffici dell’Anagrafe anche la strada del dettato normativo previsto dal comma 1 quater dell’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi, “per iscrivere all’anagrafe ordinaria le tante famiglie che attendono da anni tali provvedimenti. È necessaria una corretta interpretazione della normativa esistente, che prospetta soluzioni, in riferimento all’iscrizione anagrafica, per chi si trova in stato di disagio, rispetto alle cui possibili applicazioni la pubblica amministrazione sembra mostrare resistenza – aggiunge Darwish -. Molte famiglie subiscono una interpretazione restrittiva della normativa in vigore, pur contenendo la legge i riferimenti e gli strumenti per affrontare e risolvere positivamente le esigenze di iscrizione e aggiornamento anagrafico. Questo sta comportando per tanti nuclei familiari la perdita di molti diritti, tra i quali anche quelli garantiti dalla stessa Costituzione come l’assistenza sanitaria, o quella scolastica, così come il diritto di voto. C’è tanta gente che risulta ‘irreperibile’ e non può nemmeno votare”.
La nostra intervista a Nino Rocca di oltre tre anni fa su questo problema. Cos’è cambiato oggi?
Ci fa piacere che il Sunia si stia occupando di questi cittadini abbandonati. In realtà, uno dei primi ad occuparsene è stato Nino Rocca, un cittadino di Palermo che si occupa degli ultimi dai primi anni ’80 del secolo passato, quando chi scrive iniziava la sua attività di giornalista. Tre anni fa – era il gennaio del 2019, abbiamo intervistato Nino Rocca proprio sul problema della residenza anagrafica. Rileggiamo la nostra intervista:
Nino Rocca, vogliamo raccontare come stanno le cose, anche per fare chiarezza?
“Certamente. Cominciamo col dire che questa è una battaglia sociale che portiamo avanti da due anni circa. Ed è una battaglia per salvaguardare il diritto delle famiglie povere”.
Vogliamo intanto chiarire di che immobili si tratta?
“Sono immobili abbandonati dal Comune di Palermo che i senza casa hanno occupato e auto-recuperato”.
Quindi non beni immobili confiscati alla mafia o case scippate ai legittimi proprietari?
“Sì, sette anni fa. Noi già allora invitavamo il Comune di Palermo ad effettuare un censimento per accertare sia i bisogni delle famiglie senza casa, sia la disponibilità di queste abitazioni abbandonate che potevano essere assegnate a chi ne aveva bisogno”.
“Mai. Si è andati avanti con le occupazioni in un clima di illegalità e, come ora dirò, anche di pericolo per l’incolumità di chi ha occupato alcuni di questi edifici abbandonati”.
Oggi quante sono le famiglie che hanno occupato abusivamente gli edifici abbandonati del Comune di Palermo?
“Circa settecento famiglie”.
Si può affermare che l’aumento delle occupazioni di edifici abbandonati dal Comune è la risultante della crescita della povertà?
“Certamente. A Palermo, negli ultimi anni, la povertà è cresciuta a dismisura. Sappiamo tutti che tanti giovani della città – soprattutto i laureati – vanno a lavorare e a vivere nell’alta Italia e all’estero. Poi ci sono quelli che si impoveriscono e non sono nemmeno nelle condizioni di pagare l’affitto per una casa dove abitare. Così si arrangiano”
“Sì. Ma è il primo passo avanti. Il riconoscimento, da parte del Comune, dell’iscrizione anagrafica consentirà a queste famiglie di regolarizzare i contratti per la fornitura di acqua e di energia elettrica. Ma ci sono altre questioni aperte”.
Fino ad oggi chi ha pagato l’acqua e l’energia elettrica?
“Il Comune di Palermo”.
Non è che, alla fine, il Comune di Palermo ha fatto questo per evitare di continuare a pagare l’acqua e la luce a queste circa settecento famiglie?
“Credo che, alla base di questa azione del Comune, ci sia la risposta del sindaco, Leoluca Orlando, a chi lo accusa di occuparsi solo dei migranti”.
“Certo, c’è anche questo aspetto”.
E magari il Comune conta pure di farsi pagare l’affitto da queste famiglie?
“Certo, credo che si tratti di cifre modeste. Almeno è quello che mi auguro”.
E il Comune recupera immobili che erano stati abbandonati.
“C’è anche questo. Anche se, su questo punto, c’è un problema molto serio da affrontare e risolvere”.
“La regolamentazione dell’auto-recupero. L’auto-recupero è stato fatto alla buona dalle famiglie che hanno occupato gli edifici. Non c’è stato l’intervento di architetti o ingegneri. Noi auspichiamo che, adesso, intervenga il Comune per dare sicurezza alle famiglie che vivono in queste abitazioni”.
E lei ci crede?
“A che cosa?”.
Al Comune di Palermo che interviene per verificare se l’auto-recupero è stato fatto bene. Lei pensa che l’amministrazione comunale invierà i propri architetti e i propri ingegneri per fare le cose per bene, tipo verificare la stabilità degli immobili?
Se non ricordiamo male era un complesso di edifici realizzato bene.
“Sì. Oltre alle abitazioni c’era anche una chiesa e c’era un teatro. Per decenni questa struttura ha ospitato gli anziani. A un certo punto – sindaco era Diego Cammarata – il Comune non pagò più la retta. E questi locali sono stati abbandonati e vandalizzati. Solo dopo qualche anno sono stati occupati dalle famiglie senza casa. Ogni famiglia ha ricavato il proprio appartamento. Ma ci sono parti da sistemare”.
“Credo proprio di sì. Ricordo che nello spazio dell’ex ONPI c’era una delegazione comunale che è stata chiusa perché pericolante”.
Scusi: per il Comune l’edificio è pericolante e poi lo stesso Comune consente alle famiglie di viverci?
“Ma infatti noi, da tempo, chiediamo al Comune di intervenire sulle parti un po’ a rischio”.
Architetti e ingegneri hanno dato un’occhiata a questi immobili?
“Sì”.
E che hanno detto?
“Hanno detto che i pilastri di alcuni edifici non danno grande sicurezza. Ma questo non è l’unico caso di edifici occupati che presentano problemi. In un edificio di via Brigata Aosta la situazione è ancora più grave”.
“E’ un locale per il quale il Comune paga l’affitto. Solo che ci sono problemi di igiene e altri problemi ancora. Qualche anno fa c’è stato anche un incendio”.
Ci faccia capire: il Comune paga l’affitto per questi senza casa per un’abitazione che presenta problemi?”.
“Per l’appunto”.
Ma non può affittare un altro edificio?
“E’ quello che diciamo noi da anni”.
Ma da quanti anni va avanti ‘sta storia di via Brigata Aosta?
“Da almeno quindici anni. C’era Orlando sindaco. Poi è arrivato Cammarata e poi è arrivato di nuovo Orlando. Sembra incredibile, ma è così. La verità è che al Comune di Palermo gli sprechi non si contano. Se un giorno la Corte dei Conti ci metterà il naso…”.
A proposito di senza casa, com’è finita la storia delle venti famiglie sfrattate da via Savagnone, nel quartiere della Noce?
“Per alcune di queste famiglie, che vengono ospitate dal Comune per sei mesi, finirà in un’amara barzelletta”.
In che senso?
“Nel senso che si tratta di un’operazione di assistenzialismo a tempo determinato. Staranno lì sei mesi a spese del Comune e poi…”.
E poi?
“E poi, una volta trovato il lavoro dovrebbero essere in grado di pagare l’affitto”.
“Purtroppo non è uno scherzo. L’affitto per sei mesi il Comune di Palermo, a queste famiglie, lo sta pagando con i fondi del PON metro. Il regolamento prevede che l’affitto potrà essere pagato per sei mesi, in attesa che, dietro l’angolo, spunti il lavoro…”.
Finiti i sei mesi di affitto, se i componenti di queste famiglie in grado di lavorare non avranno trovato un lavoro che succederà?
“Lo chieda al Comune di Palermo. Quello che io posso dire è che questo è un modo per gettare al vento i fondi pubblici del PON metro. A Palermo servono posti di lavoro. Lo stesso auto-recupero di questi edifici potrebbe diventare una fonte di lavoro”.
“Certo, andava fatto qualche anno fa. Quando l’allora assessore comunale, Giusto Catania, ci rispondeva che quello che il Comune sta facendo oggi – cioè l’iscrizione anagrafica – non si poteva fare. Ora Catania ha cambiato idea. Ora dice che si può fare. Dovrebbe riconoscere che, ogni tanto, sbaglia pure lui”.
La testimonianza di Nino Rocca: una signora ha detto di aver ottenuto la residenza anagrafica pagando 800 euro
Questa la nostra intervista a Nino Rocca del Gennaio 2019. Abbiamo contattato Rocca per un aggiornamento. Anche perché nel Gennaio di tre anni fa Rocca ci aveva detto che il Comune aveva decido di iscrivere all’anagrafe i cittadini che avevano occupato immobili del Comune abbandonati. “In realtà, le cose non sono andate proprio così – ci racconta oggi Nino Rocca -. Alcune famiglie sono state iscritte all’anagrafe, poi la dirigente comunale del settore ha bloccato tutto”. Nino Rocca ci ha anche detto che, da tre anni a questa parte, le famiglie che vivono in edifici abbandonati dal Comune sono passate da 700 a 900. Per loro si pone sempre il problema dell’iscrizione anagrafica. Con Rocca ricordiamo gli anni in cui i locali dell’ex OMPI, abbandonati dal Comune, erano diventati teatro di messe nere e altre cose ancora. Insomma, il Comune dovrebbe ringraziare le famiglie che hanno occupato questo grande immobile, strappandolo al degrado assoluto. Riusciranno ad avere la residenza anagrafica non soltanto le famiglie che vivono nel locali dell’ex OMPI, ma tutte le famiglie di Palermo che vivono nei locali comunali abbandonati? “Noi ce lo auguriamo – ci risponde Rocca – anche per mettere fine a certe stranezze”. Stranezze? Che stranezze?, chiediamo. “Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le elezioni comunali di Palermo, durante un incontro una signora che aveva occupato un immobile abbandonato ha detto di aver ottenuto l’iscrizione all’anagrafe del Comune pagando 800 euro. Superfluo aggiungere che siamo rimasti di ghiaccio…”.
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