La sovranità alimentare è importantissima e chi ironizza su tale concetto descrive solo la propria inadeguatezza/ MATTINALE 825

26 ottobre 2022
  • Non è che, anche sulla Sovranità alimentare, quello che resta della sinistra post comunista italiana ha dato l’ennesima prova della propria inadeguatezza? 
  • I cambiamenti climatici segnano il fallimento della globalizzazione dell’economia in agricoltura. E ora che si fa? 
  • Come pensano i governanti dell’Unione europea di affrontare i cambiamenti climatici in corso tra siccità e inondazioni?  
  • La guerra in Ucraina non è forse il colpo di grazia al modello ultra-liberista e globalista?

Non è che anche sulla Sovranità alimentare quello che resta della sinistra post comunista italiana ha dato l’ennesima prova della propria inadeguatezza?

Il Partito Democratico e quello che resta della finta sinistra italiana (in realtà al servizio permanente ed effettivo dell’ultra-liberismo globalista dell’Unione europea che oggi fa solo sorridere) cerca di farci credere che in Italia, con Giorgia Meloni presidente del Consiglio dei Ministri, siamo in piena “emergenza democratica”. In effetti, in Italia un’emergenza c’è, ed è un’emergenza culturale rappresentata da chi, in questi giorni, ha ironizzato sul concetto di Sovranità alimentare scambiato per una forma di sovranismo politico applicato al mondo agricolo. Con molta probabilità, chi ha ironizzato sulla Sovranità alimentare – dizione che il nuovo Governo ha aggiunto al Ministero dell’Agricoltura – non sa che di questo argomento si parla dalla metà degli anni ’90 del secolo passato, idea che non ha nulla a che vedere con il sovranismo politico. Chi segue l’evoluzione non dell’agricoltura in termini generali, ma dell’agricoltura intesa come elemento fondamentale della vita sulla Terra sa che l’ultima definizione di Sovranità alimentare è stata coniata nel 2008 dall’International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development (IAASTD) e appoggiata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e dalla Banca Mondiale. La Sovranità alimentare punta a realizzare un legame tra agricoltura, alimentazione, ecosistemi e le culture dei tanti popoli che vivono nel Pianeta Terra, valorizzando la biodiversità e il lavoro legato al mondo agricolo, garantendo alle popolazioni il cibo sano e non avvelenato dalla chimica ‘pesante’ che ancora oggi funesta l’agricoltura. Su una cosa la vecchia sinistra italiana post comunista ed ‘europeista’ ha ragione: la Sovranità alimentare mette in discussione dalle radici la globalizzazione dell’economia e, di conseguenza, l’attuale Unione europea dell’euro.

I cambiamenti climatici segnano il fallimento della globalizzazione dell’economia in agricoltura. E ora che si fa?

In un certo senso l’idea di Sovranità alimentare ha anticipato la svolta economica imposta al mondo dalla siccità del 2021 e dalla guerra in Ucraina. La siccità del 2021, per la prima volta dai primi anni ’80 del secolo passato, ha messo in crisi uno dei caposaldi del liberismo economico spinto del nostro tempo: la globalizzazione dell’economia. Nel giro di pochi mesi – grosso modo da Giugno a Settembre del 2021 – il mondo liberista è stato costretto a fare i conti con qualcosa di simile a una carestia mondiale. Gli effetti dei cambiamenti climatici dello scorso anno hanno ridotto del 50% circa la produzione di due colossi mondiali del grano, Stati Uniti d’America e Canada. Riduzione della produzione di grano e di altri prodotti agricoli anche in Europa, in Africa e persino in Russia, il più grande produttore di grano del mondo. L’Unione europea liberista e globalista ha scoperto, improvvisamente, che dipendere dai Paesi esteri per grano, mais, soia e via continuando, perché “tanto sono prodotti agricoli che si importano da altri Paesi del mondo” è una grandissima fesseria. Perché se negli altri Paesi del mondo arriva, come nel 2021, un’ondata di siccità si rischia il caos. E caos è stato: basti pensate che nei mesi scorsi tantissimi allevatori sono stati costretti ad abbattere gli animali per mancanza di mangimi (per la cronaca, senza mais e soia non esistono gli allevamenti di animali da carne: e l’Unione europea è ‘riuscita’, nell’arco di un ventennio o giù di lì, a ridurre drasticamente le coltivazioni di mais e soia: una follia, perché se vengono meno le importazioni di mais e soia da altri Paesi crollano gli allevamenti!).

Come pensano i governanti dell’Unione europea di affrontare i cambiamenti climatici in corso tra siccità e inondazioni? 

Così, nell’Autunno dello scorso anno, l’Unione europea ha cercato di correre ai ripari invitando gli agricoltori europei a seminare più grano, più mais, più soia. Pensate un po’, i governanti europei che, nell’Autunno del 2020 avevano ‘riformato’ la PAC (Politica Agricola Comune) con i soliti criteri truffaldini, riempendo di soldi le industrie chimiche che producono pesticidi, erbicidi e ormoni (in agricoltura gli ormoni si utilizzano per aumentare ingannevolmente la pezzatura di frutta e ortaggi) tra le proteste degli agricoltori, esattamente un anno dopo invitavano gli stessi agricoltori a seminare su più terreni. Peccato che era stata proprio l’Unione europea, negli anni precedenti, con il Set-Aside applicato per lo più nell’Europa mediterranea, a spingere gli agricoltori ad abbandonare i seminativi, “tanto il grano sarebbe arrivato da Paesi esteri”. I lettori de I Nuovi Vespri sanno cos’è il Set-Aside: pagare gli agricoltori per fare in modo che non coltivino i seminativi da trasformare in immense distese di pannelli fotovoltaici. Questo era il progetto della Ue per i seminativi del Sud Europa: ridurre le coltivazioni di grano, importare grano canadese a tempesta tenendo basso il prezzo del grano, fare fallire gli agricoltori e agevolare il trionfo dei monopolisti dell’energia solare. I cambiamenti climatici mondiali andati in scena nel 2021 hanno rovinato il piano dell’attuale Unione europea: mezzo mondo ha avuto problemi per carenza di grano, con il prezzo dello stesso grano mediterraneo che, da 20 euro al quintale, è schizzato a 40-50 euro al quintale.

La guerra in Ucraina non è forse il colpo di grazia al modello ultra-liberista e globalista?

Non ci sono solo i cambiamenti climatici. Quest’anno, a fine Febbraio, è esplosa la guerra in Ucraina. E non soltanto l’Unione europea ma tutto l’Occidente industrializzato ha cominciato a familiarizzare con quella che in economia si chiama “crisi da offerta”: a fronte di una grande richiesta di uno o più prodotti non si riesce ad ottemperare alle richieste dei consumatori perché in un Paese che produce il prodotto richiesto dal mercato manca il ferro per completare la produzione, nell’altro Paese mancano i fertilizzanti, nell’altro Paese ancora mancano uno due o tre elementi per completare il ciclo produttivo e via continuando. Il caso più eclatante è rappresentato dal gas: l’Unione europea ha ‘scoperto’ che la propria economia dipende dal gas russo: gas che la Russia non esporta più in Europa in risposta alle sanzioni dell’Unione europea alla stessa Russia causa guerra in Ucraina. Da qui la doppia ‘scoperta’ della Ue: è pericolosissimo non essere autosufficienti in materia di grano, mais, soia, fertilizzanti, così come è altrettanto pericoloso non potere completare una produzione per mancanza di una o più materie prime; così come può risultare devastante dipendere da Paesi esteri per l’energia. Cos’è allora, in conclusione, la Sovranità alimentare? Evitare di dipendere da altri Paesi per prodotti agricoli fondamentali quali grano, mais, soia, soprattutto in tempo di cambiamenti climatici in corso e in un momento storico in cui si profila uno scontro durissimo tra area del dollaro e Cina (la guerra in Ucraina tra Russia e Occidente è solo l’inizio di questo scontro epocale). Quest’anno la siccità ha colpito l’Europa del Centro Nord, l’Africa, l’Iran, l’Iraq, l’Argentina, in parte anche l’India e qualche altro Paese del mondo. Non possiamo sapere cosa succederà nei prossimi mesi. Sovranità alimentare, oggi, in Italia, significa tutelare le nostre produzioni, la biodiversità e fare di tutto per non restare scoperti nelle produzioni agricole fondamentali. Riavviando la produzione di fertilizzanti il cui prezzo è quasi triplicato a causa delle scelte sbagliate dell’Unione europea.

Foto tratta da Wikipedia    

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti