La ‘bomba sporca’ è ormai argomento da televisione. Quando scriviamo televisione ci riferiamo, ovviamente, all’informazione televisiva occidentale schierata – altrettanto ovviamente – contro la Russia. La storia della ‘bomba sporca’ l’hanno tirata fuori i russi. Secondo il Governo della Russia, l’Ucraina, in grande difficoltà per la nuova strategia militare messa in campo dal Paese di Putin, starebbe preparando una ‘bomba sporca’ o, forse, più bombe sporche. Di cosa si tratta l’abbiamo già illustrato ai nostri lettori: bombe tradizionali ‘arricchite’ con scorie radioattive. Per i russi – che probabilmente si avvalgono di operazioni di intelligence – gli ucraini starebbero preparando la bomba o le bombe sporche per farle esplodere in territorio ucraino e far ricadere la responsabilità sui militari della Russia. il Governo ucraino smentisce, sempre ovviamente. Un fatto però, è oggettivo: i russi, nella guerra, hanno cambiato passo. Nella prima fase della guerra hanno risparmiato la popolazione e le infrastrutture. Ora si stanno concentrando sulle infrastrutture ucraine per distruggerle. In questi giorni hanno preso di mira le centrali elettriche. Com’è tipico nella strategia militare russa, proveranno a mettere in difficoltà gli ucraini in Inverno. l’Inverno è sempre stato il grande alleato dei russi: è stato così contro Napoleone e poi contro Hitler. Ora stanno utilizzando la stessa strategia con l’Ucraina. L’obiettivo è colpire le centrali elettriche – per ora solo con i droni – e lasciare l’Ucraina senza energia in Inverno. Così facendo i russi contano di creare problemi alle famiglie e alle imprese ucraine. Passare un Inverno al freddo è un problema per le famiglie ucraine. Ed è un problema anche per le imprese ucraine, se è vero che in queste ore si va fermando la produzione di acciaio in Ucraina per mancanza di energia elettrica. Non è sbagliato pensare che gli ucraini stiano cercando, a propria volta, una strategia per rompere questo singolare accerchiamento russo. Potrebbero essere le ‘bombe sporche’? Non lo sappiamo. L’unica cosa certa è che la guerra tra Russia e Occidente combattuta in Ucraina continua. E che l’Ucraina ha davanti a sé un Inverno molto difficile.
In questi giorni il presidente ucraino, Zelensky, è tornato a battere cassa. Vuole altri soldi e altre armi dall’Unione europea. Se non ci fosse di mezzo una tragedia – perché la guerra in Ucraina è una tragedia – ci sarebbe da ridere. In mezza Europa – Italia in testa – famiglie e imprese non sanno come pagare le bollette e dovrebbero fornire armi e soldi all’Ucraina! La Germania, è noto, ha stanziato 200 miliardi di euro per famiglie e imprese. L’economia tedesca è piuttosto ammaccata, ma questo Paese può dare soldi e armi all’Ucraina. Ma che Zelensky chieda soldi e armi all’Italia è pazzesco. L’Italia non si è indebitata per aiutare i cittadini, stanno chiudendo migliaia di aziende perché non possono pagare le bollette, milioni di famiglie sono nello sconforto perché non possono pagare le bollette, le manifestazioni di protesta si susseguono a ritmo continuo e, in questo scenario da incubo il Governo italiano dovrebbe dare altre armi e altri soldi all’Ucraina. Siamo alla follia! Gli Stati Uniti d’America, da parte loro, stanno cominciando a tirare i remi in barca: a loro interessava incasinare Russia e Unione europea e ci sono perfettamente riusciti. Con molta probabilità, americani e russi stanno già trattando la fine del conflitto, che si materializzerà non prima che la Russia assesti una lezione ‘invernale’ all’Ucraina. Una pace che, come ha scritto nelle scorse settimane Federico Dezzani, grande esperto di politica estera ed economia, verrà siglata a spese dell’Unione europea. Intanto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha messo le mani avanti: “Zelensky non può decidere con armi, soldi e bollette nostre. Bisogna dire che l’Italia è in guerra”.
Intanto per altri cinque-sei mesi si ‘ballerà’ in Ucraina e ‘balleranno’ i mercati internazionali. E anche questa è una vittoria degli Stati Uniti d’America, grandi sponsor del caos economico e commerciale internazionale per frenare l’azione della Cina e dei suoi alleati che puntano a indebolire l’area del dollaro statunitense. In agricoltura, ad esempio, i russi, quest’anno, alla faccia dei cambiamenti climatici, hanno registrato produzioni record di grano e di altri cereali. In più, insieme con la Cina, sono i più grandi produttori di fertilizzanti del mondo, tant’è vero che, nonostante la guerra, li continuano a fornire agli Stati Uniti d’America, ma non all’Unione europea. Il paradosso è che non è la Russia a non voler fornire i fertilizzanti all’Unione europea, ma è la Ue che, per penalizzare la Russia, non acquista fertilizzanti russi, facendo pagare il conto agli agricoltori di mezza Europa. I russi sono infastiditi dal non poter esportare fertilizzanti in Europa? Un po’ sì, ma solo un po’, anche perché, prima della guerra in Ucraina, erano stati proprio i russi a ridurre l’esortazione di fertilizzanti nel mondo. I russi, da un lato, hanno la necessità di mantenere attive le proprie esportazioni, dall’altro lato il rallentamento dell’esportazioni di prodotti agricoli dell’Ucraina li avvantaggia, perché le grandi produzioni agricole russe riescono agevolmente a conquistare quote di mercato sulle piazze internazionali senza dover far scendere i prezzi più di tanto. Non è un caso se, in questi giorni, come abbiamo nei report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, il Governo russo abbia deciso di aumentare il dazio alle esportazioni di grano e orzo… Insomma, se la Russia aumenta il dazio su grano e orzo da esportare, ebbene, significa che non ha problemi a collocare grano e orzo nei mercati internazionali, semmai deve fronteggiare una domanda sostenuta. La Russia, per continuare a garantire il corridoio umanitario nel Mar Nero (cioè per far passare le navi ucraine cariche di grano e altri prodotti agricoli) ha chiesto all’Unione europea di ritirare le sanzioni. La Ue non ritirerà le sanzioni e la Russia giocherà questa carta con l’ONU che chiede il prolungamento di un anno del corridoio umanitario. La Russia risponde che un anno è troppo e prende tempo per rinegoziare cercando di alzare l’asticina! La Russia di Putin gioca di sponda con la Turchia di Erdogan, che ribadisce che non si sono ostacoli al rinnovo dell’accordo per il passaggio delle navi ucraine dal Mar Nero. Gli ucraini, da parte loro, lamentano un rallentamento del passaggio delle navi, ma non ci sono alternative: chi passa da lì paga dazio alla Turchia ed il ritmo lo determina la Russia! La Ue non può intervenire sulla Turchia, denunciando il gioco della parti tra la Russia e la stessa Turchia, perché Erdogan tiene prigionieri da 4 a 5 milioni di migranti, impedendogli di riversarsi in Europa, Germania in testa. Intanto dicono che gli ucraini riconquistano territori dove tra qualche settimana arriverà l’Inverno. E se l’avanzata degli ucraini fosse una strategia russa per colpirli quando arriverà la neve?
Foto tratta da Ja Sicilia