tratto da un post su Facebook
di Leonardo Palagonia
Leggo adesso, dalla pagina di Risoluto, che un medico di base è stato rinviato a giudizio per la morte della giornalista agrigentina Loredana Guida, alla quale non avrebbe diagnosticato la malaria. Loredana Guida non l’ho mai conosciuta ma qualcosa di meramente occasionale ci accomuna e la penso spesso per una questione che, in realtà, riguarda tutti noi. Loredana è morta a 44 anni di malaria a fine gennaio del 2020, subito dopo il suo ritorno da un viaggio in Africa. Io ero a mia volta in Africa esattamente nello stesso periodo; al mio ritorno, pur sentendomi benissimo, per mera prevenzione tentai di fare delle analisi per verificare se avessi contratto la malaria, non si sa mai. Nella mia testa dicevo: perché aspettare i sintomi, che poi magari è troppo tardi? Se me ne accorgo prima, mi salvo sicuramente e magari neppure soffro. Prevenzione basica, elementare.
Non ho mai sopportato mentalmente la morte di Fausto Coppi (avvenuta anni prima che io nascessi, il 2 gennaio del 1960) per una malaria tardivamente diagnosticata di ritorno da un viaggio in Africa, mi sale la rabbia ogni volta che penso a questo mito assoluto lasciato morire quando si sarebbe potuto salvare “con un po’ di chinino”, dicono le cronache; io manco so di preciso cosa sia il chinino, ma questa frase riemerge dal nulla ogni 2 gennaio e significa che, con “un po’ di attenzione”, o di prevenzione, di malaria non muore più nessuno da circa un secolo. Quindi, rientrato verso il 6 gennaio 2020, sin dal giorno 8 inizio ad informarmi.
Medico di famiglia: vai dall’analista. Analista privato (anche se pago voglio fare in fretta, è prevenzione la mia): nessun analista ha il test per individuare la malaria, vai direttamente in ospedale. Ospedale di Sciacca: non abbiamo il test, rivolgiti direttamente all’Ospedale di Agrigento. E nel frattempo la clessidra della prevenzione si va inesorabilmente svuotando, i giorni passano a cercare nominativi, numeri di telefono, indirizzi mail e medici che siano in grado di farmi sto test.
Per fortuna, continuo a stare benissimo ma ormai è quasi una questione di principio e vado avanti. Ospedale di Agrigento: nella nostra Provincia non si può fare questo test, si fa solo a Palermo e solo se si presenta qualcuno con sintomi sospetti! A quel punto siamo a fine gennaio e desisto, non posso mica fingere di avere i sintomi… Poche ore dopo, apprendo la notizia della morte assurda di Loredana e mi vengono i brividi, la differenza tra lei, morta, e me, ancora qui, sta tutta nel caso fortuito di aver preso la malaria lei e non io, altrimenti sarei morto come lei; la sanità è una variabile pressoché irrilevante. Follia.
Conclusione: nel terzo millennio in tutta la Provincia di Agrigento, Italia, Mondo Occidentale, è impossibile diagnosticare la malaria in via preventiva presso qualunque struttura sanitaria, privata o pubblica che sia. Se non vi viene, campate, se vi viene, morite. O rischiate seriamente di morire. Non entro nel merito delle responsabilità del medico di base, ma il sistema sanitario in questa materia fa letteralmente pena, non cerchiamo capri espiatori a basso costo ed a km 0.
Ho segnalato questa assurda situazione anche a politici del territorio di rilievo regionale e nazionale, anche citando il caso di Loredana, magari dal 2020 ad oggi è cambiato qualcosa ma ci credo poco… Oggi, di nuovo, il mio pensiero, la mia frustrazione, un mio abbraccio a questa ragazza solo più sfortunata di me.
Foto tratta da EpiCentro – Istituto Superiore di Sanità