In Puglia per fronteggiare il problema dell’uva da tavola la Regione sta correndo ai ripari. Ci sono state riunioni tra gli amministratori regionali, i Sindaci dei Comuni dove ricadono le aziende agricole che producono uva da tavola, i rappresentanti delle organizzazioni agricole e, naturalmente, gli agricoltori. Magari no9n raggiungeranno risultati risolutivi, ma il segnale che viene fuori dalla Puglia è importante: lì la politica c’è e si sta muovendo. Già hanno preso contatto con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) e alcuni dirigenti regionali sono in contatto per Bruxelles per capire se una parte dei fondi europei destinati all’Agricoltura potranno essere utilizzati per aiutare per aiutare direttamente le imprese agricole che producono uva da tavola in difficoltà (sembra siano orientati sul Piano di sviluppo rurale). In Puglia l’uva da tavola è un settore importante e portante dell’agricoltura e tanti agricoltori pugliesi sono alle prese con prezzi bassi (ai produttori l’uva da tavola viene pagata 0,50 euro al kg), mentre nei centri commerciali non viene venduta meno di 2 euro al kg. Il tutto con costi di produzione che – come sta avvenendo in tutta l’agricoltura e, in generale, in tutta l’economia italiana – sono aumentati a dismisura. Lo stesso discorso si pone in Sicilia. A differenza della Puglia – dove l’uva da tavola è molto diffusa – in Sicilia la coltivazione dell’uva da tavola si concentra in due poli: a Canicattì, provincia di Agrigento, e a Mazzarrone, provincia di Catania; a questi die centri si aggiungono alcuni Comuni dell’Agrigentino e del Nisseno. Anche nella nostra Isola i problemi sono gli stessi: prezzi bassi e costi di produzione alle stelle tr4a energia, fertilizzanti, antiparassitari e aumento del costo della manodopera (quando si trova, perché la manodopera in agricoltura comincia ad essere un problema). In più, in Sicilia, i prezzi bassi dell’uva da vino che stanno spingendo molti agricoltori a vendere i diritti di reimpianto o, addirittura, a vendere le proprie aziende agricole. Per non parlare di tanti veneti che acquistano le aziende siciliane che producono uva da vino per produrre vini veneti!
Non vogliamo tirare la giacca al nuovo presidente della Regione, Renato Schifani, che è appena arrivato. Ma abbiamo il dovere di riferirgli che – anche rispetto all’uva da tavola e all’uva da vino – il precedente Governo regionale di Nello Musumeci ha prodotto il vuoto totale. Stesso discorso per il Governo precedente a quello di Musumeci, il Governo di Rosario Crocetta. Egregio presidente Schifani, sappia che l’uva da tavola e l’uva da vino ma anche il grano duro e l’olio d’oliva della Sicilia, negli ultimi dieci anni sono stati praticamente abbandonati. Oggi all’abbandono da parte della politica – che si è limitata all’erogazione dei fondi europei – si è aggiunto l’aumento spaventoso dei costi di produzione: aumenti dei costi di produzione che, in minima parte sono legati alla guerra in Ucraina e che, in massima parte, sono invece legati ai cambiamenti climatici in corso e agli errori commessi dall’Unione europea: è il caso dei fertilizzanti, il cui costo è cresciuto lo scorso anno, mettendo in difficoltà un’Europa non autosufficiente in materia di fertilizzanti, Europa che, per i fertilizzanti, dipende da Russia e Cina: e questa è un’assurdità in tempo di cambiamenti climatici. Egregio presidente Schifani: negli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura non mancano dirigenti e funzionari capaci: ma deve essere la politica a mettere in moto interventi concreti in agricoltura. Egregio presidente: trovi un assessore all’Agricoltura competente e non il solito politico-politicante!
Foto tratta da Sicilia Agricoltura
Visualizza commenti