A Roma Silvio Berlusconi si accinge a fare nascere il Governo di Giorgia Meloni per iniziare a logorarlo dall’interno. In Sicilia Gianfranco Miccichè si vorrebbe prendere per la terza volta la poltrona di presidente dell’Assemblea regionale siciliana per logorare in combutta con le opposizioni il nuovo Governo della Regione presieduto da Renato Schifani. Insomma, si comincia a delineare la strategia di Forza Italia, partito nato e cresciuto per fare gli interessi delle aziende di Berlusconi. Dopo oltre 25 anni lo hanno capito anche i cittadini italiani che infatti hanno ridotto all’8% Forza Italia: un 8% che, in realtà, corrisponde a poco più del 5%, se è vero che è andato a votare il 64% dell’elettorato. Che, alla fine, è la stessa percentuale di Forza Italia in Sicilia, che ha preso il 12% con il 48% degli elettori siciliani che si sono recati alle urne. Ciò significa che i voti reali dei berlusconiani nella nostra Isola arrivano a poco più del 5%. Ebbene, con i classici quattro voti a Roma, Berlusconi vuole dettare legge nel nuovo Governo nazionale, mentre in Sicilia Miccichè – sempre con quattro voti – si vuole prendere l’unica cosa che gli interessa: la presidenza del Parlamento siciliano per condizionare il nuovo Governo regionale.
Non c’è dea stupirsi di Berlusconi e Miccichè, perché se il primo non ha mia fatto gli interessi degl’italiani, il secondo non ha mai fatto gli interessi dei siciliani. Entrambi i personaggi conoscono un solo interesse: il proprio. E meno consenso popolare hanno, più diventano arroganti. Berlusconi a Roma e Miccichè in Sicilia si comportano come se Forza Italia fosse il primo partito, a Roma e in Sicilia. Dimenticando che, a Roma e in Sicilia, il primo partito è rappresentato dagli elettori che si sono astenuti, nauseati dall’attuale politica-politicante della quale Berlusconi e Miccichè sono degni rappresentanti. Non c’è da stupirsi di Berlusconi e Miccichè ma bisogna chiedersi che persone sono i parlamentari che a Roma vanno dietro a Berlusconi e che in Sicilia vanno dietro a Miccichè. Parlamentari – nazionali e regionali – che, invece di fare gli interessi dei cittadini che, bene o male, li hanno eletti fanno gli interessi dei loro ‘capi’, dimostrando di non possedere alcuna autonomia politica. Usati da un quasi novantenne a Roma e da un quasi settantenne in Sicilia all’insegna del trasformismo politico elevato all’ennesima potenza. Che tristezza! Come finirà?
A Roma Berlusconi deve fare assolutamente nascere il Governo di Giorgia Meloni, perché l’alternativa sarebbe un nuovo Governo degli inciuci – modello Governo di Mario Draghi – con Fratelli d’Italia che tornerebbe all’opposizione per prendere la maggioranza assoluta dei voti alle prossime elezioni. Tra l’altro, non far nascere il Governo Meloni sarebbe un doppio errore, perché l’Italia con le bollette alle stelle sta andando a sbattere e la responsabilità ricadrebbe sulle spalle del Governo senza la Meloni. E’ questo il motivo per il quale, dopo aver tirato la corda, Berlusconi ha accettato di incontrare la leader di Fratelli d’Italia nella sede di questo partito. Un’umiliazione cocente che il leader di Forza Italia è costretto ad accettare perché il copione che gli hanno assegnato prevede di far nascere il Governo di Giorgia Meloni per cominciare a logorarlo giorno dopo giorno. L’obiettivo di Forza Italia è quello di far perdere credibilità a Fratelli d’Italia per fargli perdere voti già alle elezioni europee del prossimo anno. E Fratelli d’Italia? La Meloni, Ignazio La Russa e gli altri dirigenti di questo partito hanno capito benissimo il gioco di Berlusconi e, con molta probabilità, daranno a questo partito Ministeri di secondo piano. Facciamo un esempio concreto: dare a Forza Italia il Ministero degli Esteri sarebbe un suicidio politico per Fratelli d’Italia, perché i berlusconiani lo userebbero per mettere in difficoltà la Meloni in un settore delicatissimo, anche in forze dei rapporti che legano Berlusconi con Putin. La strategia di Fratelli d’Italia dovrebbe essere quella di rendere meno dannosa possibile la presenza di Forza Italia nel Governo.
In Sicilia Miccichè rivuole la poltrona di presidente dell’Assemblea regionale siciliana. E la rivuole in virtù di un paradosso politico: siccome un partito – in questo caso Forza Italia – non può avere la presidenza della Regione (con Schifani) e la presidenza del Parlamento siciliano con Miccichè (peraltro togliendola al partito che ha preso più voti in Sicilia, Fratelli d’Italia), lo stesso Miccichè sta provando a dimostrare che lui e i suoi sodali non sono affatto legati al presidente della Regione e vorrebbero la poltrona più altra di Sala d’Ercole per mettere sotto controllo il Governo Schifani con il pesante condizionamento nella gestione dei lavori parlamentari. Non è da escludere che sono già in corso trattative con le opposizioni per eleggere Miccichè alla guida del Parlamento siciliano. Altro che Miccichè a Roma! Il presidente Schifani farebbe la fine che ha fatto nella passata legislatura l’ex presidente Nello Musumeci: se un provvedimento non piace a Miccichè e ai suoi alleati – a cominciare dal PD, che è il vero partito alleato di Miccichè – il provvedimento verrebbe ‘bocciato’. In parole semplici, il Governo Schifani, con Miccichè presidente della Regione, finirebbe per diventare ostaggio di Forza Italia targata Miccichè che, come nella passata legislatura, giocherebbe di sponda con le opposizioni contro il Governo.
Foto tratta da La Gazzetta del Sud