Continua a salire la tensione nella guerra in Ucraina tra russi e occidentali. Le notizie in queste ore sono due. La prima è che la Russia di Putin, a partire dalla prossima settimana, contrariamente alle speranze dell’ONU, potrebbe chiudere il corridoio umanitario del Mar Nero. Se sarà così l’Ucraina non potrà più esportare grano, olio di girasole e altri prodotti agricoli. La seconda notizia è che gli ucraini – con armi fornite dagli occidentali – hanno bombardato la centrale elettrica di Belgorod, una città russa che si trova a nord del confine ucraino. Se la risposta della Russia dopo il bombardamento del ponte Kerch, in Crimea, benché pesante è stato solo un avvertimento, non è da escludere che adesso la risposta di Putin possa essere molto più pesante. Anche perché – ribadiamo – è molto probabile che dietro il bombardamento della centrale elettrica di Belgorod ci siano le armi occidentali. Come ora proveremo a illustrare, le due notizie vanno inquadrate insieme, perché – viste dalla parte russa – potrebbero essere interpretate come una strategia terroristica messa in piedi dall’Occidente per colpire la Russia. Se le cose dovessero stare così, con molta probabilità non soltanto la Russia ma anche i Paesi che non si riconoscono nell’Occidente industrializzato (e che oggi non sono esattamente piegati all’influenza dell’area del dollaro americano) potrebbero cominciare a rivedere le proprie posizioni nell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
Cominciamo con il corridoio umanitario nel Mar Nero che, lo ricordiamo, è stato voluto dall’ONU. Ebbene, oggi la Russia comincia ad avere il dubbio che questo corridoio umanitario non sia stato utilizzato solo per consentire all’Ucraina di esportare grano, mais e olio di girasole, ma anche come una possibile base logistica per organizzare e realizzare atti terroristici contro i russi. La notizia non è stata ancora confermata, ma sembrerebbe che l’attacco al ponte Kerch, in Crimea, possa essere legato ad operazioni e attività inerenti al Grain deal. Non a caso, ieri, il presidente Putin ha dichiarato che i corridoi umanitari per il grano ucraino dovrebbero essere chiusi se dovesse emergere che venivano utilizzati per quelli che ha definito “atti di terrore”. Del resto, la Russia è stata sempre più critica negli ultimi tempi nei confronti dell’accordo sull’export con l’Ucraina. Anche perché si è scoperto che gli ucraini, invece di esportare grano e altri prodotti agricoli in Africa, li hanno esportati, almeno in parte, in Europa, con buona pace dei Paesi africani che, tra siccità e guerra in Ucraina, si ritrovano a corto di grani e oli vegetali! Domani se sapremo di più, se è vero che alcuni funzionari delle Nazioni Unite proveranno a capire se ci sono ancora margini per un prolungamento del corridoio umanitario nel Mar Nero, o se già dalla prossima settimana salterà tutto.
Andiamo alla seconda notizia: il bombardamento delle centrale elettrica della città russa di Belgorod. Il bombardamento sarebbe cominciato ieri. Come hanno fatto con il ponte di Kerch, gli ucraini negano di essere i protagonisti del bombardamento e parlano di un missile russo vagante. Tesi un po’ debole, se non demenziale, quella dei russi che bombardano le proprie città. “Se questo è effettivamente il risultato di un attacco missilistico ucraino confermato – leggiamo su scenarieconomici.it – ciò segnerà un’escalation massiccia nell’ultima settimana di gravi escalation multiple, tra cui l’attacco al ponte sullo Stretto di Kerch, dato che si tratta di un colpo importante sul suolo russo”. E ancora: “Rimane un’altra domanda: le forze ucraine stanno utilizzando missili a più lungo raggio trasferiti dagli alleati occidentali? Se così fosse, si potrebbe scatenare una risposta massiccia da parte di Mosca, nonostante Putin, in un precedente discorso di Venerdì, abbia segnalato che per il momento non sta pianificando ulteriori attacchi aerei su larga scala in Ucraina” (qui per esteso l’articolo di scenarieconomici.it). La cosa strana, in questa storia delle ‘bombe ucraine’ che prima hanno colpito il ponte di Kerch in Crimea a, adesso, la centrale elettrica della città russa di Belgorod, è che i due fatti sono avvenuti proprio quando gli Stati Uniti d’America hanno cominciato a vagliare l’ipotesi di arrivare ad un accordo con la Russia, anche perché la guerra in Ucraina comincia a diventare economicamente onerosa anche per gli americani. E’ come se una ‘mano invisibile’ stia guidando la guerra in Ucraina verso un’accentuazione dello scontro con armi sempre più potenti e sofisticate. E’ evidente che ‘qualcuno’ – ma chi? – non vuole che la guerra in Ucraina abbia fine. In questo scenario aspettiamoci il peggio. Non è da escludere una risposta della Russia, che potrebbe essere ben più pesante dei bombardamenti in Ucraina andati in scena dopo l’attacco al ponte in Crimea. E mettiamo nel conto anche il blocco del corridoio umanitario nel Mar Nero, con conseguente stop all’export di grano e altri prodotti ucraini. Se sarà così prepariamoci a possibili crisi in Africa, nei Paesi dove mancano il grano e oli vegetali. Con un possibile aumento delle ondate migratorie verso l’Europa, Italia in testa.
Foto tratta da www.pravda.com.ua