Nei giorni scorsi il quotidiano La Sicilia ha dato la notizia che nel porto di Catania è arrivata una nave carica di pellet. Sono, per la precisione, 5 mila tonnellate di pellet, un combustibile ricavato dagli scari della lavorazione del legno. Tutti felici e contenti, a Catania. In Inverno – questa sarebbe la notizia – i catanesi si potranno riscaldare. Noi ci chiediamo: ma a Catania tutto questo freddo c’è? E il Sole e l’Etna che ci stanno a fare? Che ci faranno mai, i catanesi, con 5 mila tonnellate di pellet che, detto per inciso, oggi costa il doppio del grano duro? Oggi un kg di grano duro per produrre pasta costa 50 centesimi di euro, mentre il pellet da bruciare costa 1 euro al Kg. La notizia sembra un po’ assurda, ma è così. Pensate un po’, in questo momento in Africa e in Medio Oriente ci sono Paesi che, a causa dei cambiamenti climatici (leggere siccità) non hanno grano. Eppure il prezzo del grano non va oltre i 50 euro al quintale. Mentre il pellet costa il doppio. Dove sta l’anomalia? Sta nel fatto che il grano – prodotto essenziale nell’alimentazione umana, soprattutto nei Paesi economicamente meno sviluppati – che in questo momento manca in alcune aree del mondo costa meno di un prodotto di scarto del legno. Qualcuno potrebbe obiettare che con il pellet si può produrre energia, tant’ vero che il pellet viene utilizzato, in alcuni casi, nelle centrali elettriche. A questo punto – considerato che manca il gas per produrre energia e si pensa al pellet – visto che ci sono Paesi che quest’anno hanno prodotto tanto grano (per esempio la Russia) e che il grano costa la metà del pellet, non è da escludere che, se servirà energia, si potrebbe pensare di bruciare il grano che costa la metà del pellet , con un risparmio del 50% dei costi…
Foto tratta da IStock