- Questo personale stabilizzato lo pagherà lo Stato o la Regione siciliana?
- La nota dei sindacati CIMO e CIMO-FESMED
- Il comunicato della Funzione pubblica Cgil
- Come mai i sindacati non parlano mai dei circa 600 milioni di euro all’anno che lo Stato ruba alla Sicilia dal 2009 grazie a politici siciliani ‘ascari’?
Questo personale stabilizzato lo pagherà lo Stato o la Regione siciliana?
Si discute di stabilizzare il personale che ha lavorato durante l’emergenza provocata dalla pandemia. Il discorso riguarda ovviamente la Sicilia. Da quello che abbiamo capito, questo personale dovrebbe essere stabilizzato nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra Isola. Pagherà lo Stato o pagherà la Regione siciliana? Ancora non l’abbiamo capito. Sappiamo solo che questo personale verrà stabilizzato presso le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie provinciali (Asp) della Sicilia. Ora, fino a quando si tratta di medici e infermieri, va benissimo; abbiamo qualche dubbio sul personale non sanitario, dal momento che i fondi per la sanità pubblica siciliana sono allo stremo. E lo vediamo ogni giorno dal caos che si vive negli ospedali della nostra Isola, dove mancano medici, infermieri e posti letto e dove il caos regna dei Pronto Soccorso. Detto questo, ben vengano le stabilizzazioni di medici e infermieri.
La nota dei sindacati CIMO e CIMO-FESMED
Sull’argomento leggiamo una nota segretario regionale CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri), Giuseppe Bonsignore, e del presidente regionale della Federazione CIMO-FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti), Riccardo Spampinato. “Non è una novità assoluta, né ci poteva attendere diversamente in un momento storico in cui il nuovo Governo regionale non si è ancora insediato e non abbiamo ancora il nuovo assessore regionale della Salute, ma da questo al ‘liberi tutti e avanti in ordine sparso’ ce ne corre. Tuttavia, è proprio quello che stiamo registrando in questi giorni – evidenziano i due sindacalisti – a proposito delle procedure di stabilizzazione previste dalla Legge di Bilancio 2022, quelle, per intenderci, che dovevano rappresentare una sorta di premio per il personale sanitario e sociosanitario che è stato impegnato durante l’emergenza pandemica. Al contrario di quanto avvenuto in passato con le stabilizzazioni frutto dell’ormai famoso Decreto Madia, per accedere a questa nuova tornata di superamento del precariato basta essere stato assunto a tempo determinato con procedura concorsuale ed avere accumulato adesso un’anzianità di servizio alle dipendenze di un ente del SSN (Servizio Sanitario Nazionale ndr) pari non più a 36 mesi ma soltanto di 18 mesi al 30 giugno 2022 di cui almeno 6 mesi dopo il 31 gennaio 2020. Accade adesso che, in mancanza di specifiche linee guida emanate dalla Regione – sottolineano Bonsignore e Spampinato – le Aziende sanitarie siciliane stanno utilizzando criteri difformi le une dalle altre con il rischio di combinare un vero e proprio pasticcio giuridico. Se in alcune Aziende, pur rispettando il requisito attuale del contratto a tempo determinato, viene fatta valere ai fini della stabilizzazione anche l’anzianità acquisita con rapporti di lavoro flessibile (cococo e libero professionale), in altre Aziende viene conteggiato solamente il periodo a tempo determinato. Quindi un medico precario all’Azienda Policlinico di Palermo verrà stabilizzato mentre suo omologo in possesso di identici requisiti ma in servizio a Villa Sofia–Cervello verrà rispedito a casa, e questo solo per fare un esempio. Siamo in presenza di una discriminazione inaccettabile – concludono Bonsignore e Spampinato – che peraltro apre ovviamente le porte al contenzioso e rischia di innescare una valanga di ricorsi. Abbiamo chiesto all’assessorato di verificare quanto sta accadendo nelle ‘17 Repubbliche Autonome’ che popolano la sanità regionale e di intervenire con estrema rapidità anche in considerazione dei tempi ristretti per poter completare le procedure oggetto del contendere” (per la cronaca, le ‘17 Repubbliche Autonome’ dovrebbero essere le Aziende ospedaliere e le Asp della Sicilia).
Il comunicato della Funzione pubblica Cgil
Sulla vicenda interviene anche la Cgil Funzione pubblica: “L’assessorato dia un’indicazione chiara per tutti. A Villa Sofia interpretazione restrittiva rispetto ad altre aziende. Si sta ingenerando ingiustizia sociale”. Anche la Cgil stigmatizza i criteri restrittivi messi in campo dall’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. “Si tratta del personale precario da stabilizzare che ha lavorato per i 18 mesi dell’emergenza Covid (da gennaio 20220 a giugno 2022) o con i 36 mesi della legge Madia – leggiamo nel comunicato della Cgil -. Il 21 settembre l’assessorato alla Salute ha chiesto alle Aziende sanitarie di procedere con la ricognizione del personale precario da inserire nella legge di stabilizzazione. E quello che si sta verificando è una ‘difforme applicazione delle procedure’, che non trova per nulla d’accordo la Fp Cgil Palermo, perché genera ingiustizia sociale”. In pratica, secondo la verifica della Funzione pubblica Cgil, “in alcune Aziende le maglie sono più larghe e potranno essere stabilizzati precari con forme più flessibili di contratto, anche i co.co.co e non solo i contratti a tempo determinato. In altre, come Villa Sofia-Cervello, non si è inserito il requisito del lavoro flessibile ma si sta scegliendo di stabilizzare solo i contratti a tempo determinato. Abbiamo manifestato ai vertici aziendali queste criticità sulla difforme applicazione delle procedure da parte delle Aziende sanitarie e universitarie che rientrano sotto la giurisdizione dell’assessorato – scrivono in una nota all’assessore Ruggero Razza il segretario generale Fp Cgil Palermo Giovanni Cammuca e Sergio Sortino, della segreteria aziendale Fp Cgil Palermo -. Tale disomogeneità e deregulation interpretativa configurerebbe, a nostro parere, una verosimile ingiustizia sociale per i fruitori del processo di stabilizzazione, sollecitato peraltro dall’assessorato. Infatti gli avvisi pubblici di ricognizione del personale precario, sanitario e sociosanitario, in possesso dei requisiti, ad oggi sono la rappresentazione a macchia di leopardo di una giungla discriminatoria nei confronti di questo spaccato professionale”. La Funzione pubblica Cgil Palermo chiede all’assessorato regionale alla Salute la verifica di quanto segnalato, “per ristabilire chiarezza sui criteri da utilizzare nel processo di stabilizzazione, “per evitare inutili contenziosi legali da parte degli esclusi. L’assessore deve dare indicazioni chiare, e ci auguriamo estensive per tutti, come noi chiediamo”. I due esponenti della Cgil chiedono inoltre “di procedere come hanno fatto l’Università di Palermo, le Asp di Messina e Siracusa e tante altre realtà del sistema sanitario regionali, che hanno promulgato determine che prevedono il requisito specifico delle forme di lavoro flessibili. Un altro dato importante da discutere è che ci sono alcuni profili professionali che, pur avendo le Aziende posti vuoti in dotazione organica e copertura della spesa, per pochi giorni non hanno maturato i requisiti e che paradossalmente rimarrebbero fuori”.
Come mai i sindacati non parlano mai dei circa 600 milioni di euro all’anno che lo Stato ruba alla Sicilia dal 2009 grazie a politici siciliani ‘ascari’?
Ci piacerebbe capire perché l’impegno di questi sindacati non abbia mai riguardato lo scippo di fondi sanitari alla Sicilia che lo Stato italiano con la Finanziaria nazionale del 2006, quando ha stabilito unilateralmente il passaggio della quota di partecipazione della Regione siciliana alle spese della sanità dal 42% circa a quasi il 50%. Si è trattato di un vergognoso imbroglio mani denunciato dai partiti politici nazionali che i siciliani si ostinano a votare. Perché è un imbroglio? Perché nella norma approvata dalla Camera dei deputati c’era scritto che la Regione siciliana avrebbe riavuto le somme che lo Stato si prende – circa 600 milioni di euro all’anno – trattenendo una quota delle accise sugli idrocarburi. Quando la legge Finanziaria dello Stato del 2006 è passata al Senato per la ‘seconda lettura’ hanno imbrogliato le carte e, in virtù di questo imbroglio, lo Stato, da allora, si rifiuta di riconoscere alla sanità pubblica siciliana i 600 milioni all’anno che Roma trattiene dal 2009 (qui trovate la storia di questa porcata per esteso). Sempre per la cronaca, questa porcata è stata fatta da un Governo nazionale di centrosinistra e approvata dal Parlamento, con i parlamentari nazionali siciliani di centrosinistra e centrodestra della legislatura 2006-2008 che non hanno fatto nulla per tutelare non la Regione siciliana ma 5 milioni di siciliani. La cosa incredibile è che i cittadini siciliani continuano a votare per i partiti politici nazionali di centrodestra e di centrosinistra, ma quando rimangono ‘incrastati’ in un Pronto Soccorso della nostra Isola per un giorno e forse più senza assistenza, ecco che se la prendono con i medici e gli infermieri che – come i cittadini siciliani – sono le vittime di questi politici siciliani ‘ascari’. Cari siciliani – per concludere – quando nei Pronto Soccorso e negli ospedali pubblici della nostra Isola impattate con i disservizi non è con i medici e gli infermieri che ve la dovete prendere: se avete le ‘palle’ andate a chiedere conto e ragione ai politici dei partiti nazionali che votate!
P.s.
Una domanda ai sindacalisti: se l’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello non ha i soldi per stabilizzare questo personale che deve fare? Si mette a stampare euro chiedendo l’autorizzazione alla Banca Centrale Europea? O si rivolge alla Fata Turchina?
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal