Mentre l’Italia affonda travolta dalle bollette di luce e gas alle stelle, in Sicilia la politica-politicante procede come si nulla fosse. C’è da spartire le poltrone del Governo dell’Isola e dell’Assemblea regionale siciliana. E, come al solito, non mancano i prepotenti. Fratelli d’Italia vuole quattro assessorati e la presidenza del Parlamento siciliano. I partiti che appoggiano il Governo Schifani sono cinque: Fratelli d’Italia, Forza Italia, la Lega, la Nuova Dc di Totò Cuffaro e i Popolari e Autonomisti di Raffaele Lombardo. Nel ‘manuale Cencelli della politica siciliana’ la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana vale due assessorati: ciò significa che il partito di Giorgia Meloni in Sicilia si prenderebbe, in termini di ‘peso’ politico e di potere, sei assessorati. Di più: Fratelli d’Italia chiede, in particolare, due assessorati: la Salute-Sanità (che è il più importante assessorato, soprattutto sotto il profilo finanziario) e l’assessorato alle Infrastrutture, altro assessorato importante. A questo punto i ‘capi’ siciliani di questo partito potrebbero chiedere anche l’assessorato all’Economia… Perché Fratelli d’Italia chiede al presidente della Regione, Renato Schifani, le più importanti poltrone del Governo e il più alto scranno dell’Assemblea regionale siciliana? Perché dalle elezioni regionali dello scorso 25 Settembre risulta il primo partito. Ha preso il 40% dei voti? No, ha preso poco più del 15% dei voti. Considerato che è andato a votare il 48% degli elettori siciliani aventi diritto, Fratelli d’Italia è sì il primo partito in Sicilia, ma con poco meno del 7,5% effettivo di voti. Piaccia o no ai ‘capi’ siciliani del partito di Giorgia Meloni, in Sicilia il ‘primo partito’ è rappresentato dagli elettori che sono sono andati votare, che ammontano a poco meno del 52%.
A rigor di logica – sempre con riferimento al ‘manuale Cencelli della politica siciliana’ – a Fratelli d’Italia spetterebbero la presidenza dell’Assemblea regionale, tre assessorati, non meno di tre presidenti di Commissioni legislative e almeno un deputato questore o un deputato segretario; tre assessorati dovrebbero andare a Forza Italia e due assessorati a testa a Lega, nuova Dc e i Popolari e Autonomisti. Anche la gestione della Sanità non è da assegnare matematicamente al partito di maggioranza. Per almeno tre motivi. Cominciamo con i primi due. Primo motivo: Fratelli d’Italia non ha preso, come già ricordato, il 40% dei voti ma quasi gli stessi voti del secondo partito: quindi non può chiedere di andare al di là del ‘Cencelli’ siciliano come faceva la Dc siciliana quando prendeva il 40% dei voti. Secondo motivo: nella “legge della prima scelta” – che spetta certamente a Fratelli d’Italia, avendo ceduto la presidenza della Regione a Forza Italia – rientra la presidenza dell’Ars. In parole più semplici, Fratelli d’Italia esercita la “legge della prima scelta” prendendosi la presidenza del Parlamento siciliano (che in termini di ‘peso’ politico e di potere, lo ribadiamo, vale due assessorati). L’assessorato alla Salute-Sanità non è la “prima scelta” ma la seconda scelta, che spetta a Forza Italia e non a Fratelli d’Italia. Infine c’è una terza motivazione: da qualche tempo il presidente della Regione esercita una sorta di ‘diritto di veto’ sulla Sanità, come ha fatto Nello Musumeci nella passata legislatura. Se l’ha fatto Musumeci perché non dovrebbe farlo il presidente Schifani? Infine la vice presidenza del Parlamento siciliano che spetta alle opposizioni. Probabile bagarre tre Movimento 5 Stelle e PD (alla fine Forza Italia darà la precedenza al PD).
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano