- Mentre gli altri chiacchierano Gianfranco Miccichè tesse la sua tela…
- Il possibile scenario
- La ‘stabilità’ politica alla Miccichè e il possibile ruolo dei Popolari e Autonomisti
Mentre gli altri chiacchierano Gianfranco Miccichè tesse la sua tela…
In queste ore il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, l’eterno Gianfranco Miccichè, rivendica l’assessorato alla Salute-Sanità, perché, dice, bisogna “cambiare”. Insomma i berlusconiani vogliono gestire la sanità dell’Isola. Possibilmente dando più spazio ai privati. E’ tutta qui la richiesta di Miccichè? A nostro modesto avviso, no. Il personaggio, lo ricordiamo, è stato eletto al Parlamento nazionale e in Assemblea regionale siciliana. Dovrebbe optare o per Roma o per Palermo. Se dipendesse da lui si terrebbe entrambe le poltrone, come ha cercato di fare nel 2018, quando dopo le dimissioni dal Parlamento europeo di Salvo Pogliese (che quattro anni fa è stato eletto Sindaco di Catania), Miccichè, in quanto primo dei non eletti a Strasburgo nella lista di Forza Italia, ha cercato di tenersi la poltrona di deputato regionale e la poltrona al Parlamento europeo. Alla fine è stata la Cassazione a togliergli la poltrona di parlamentare europeo. In queste ore Miccichè tesse la sua tela. Parlando qua e là dice di essere pronto a lasciare la Sicilia per il seggio al Senato, a patto, aggiunge, che la sanità vada a Forza Italia. E’ interessante notare, sotto il profilo della sociologia politica, lo spirito ‘verghiano’ con il quale Miccichè rivendica la gestione della sanità siciliana, una sorta di ‘roba’ di Forza Italia. Ma Miccichè, oltre all’assessorato alla Sanità per Forza Italia, vuole altro? E cosa? A nostro avviso, ha sempre la testa al ‘cacio’: nel senso che vorrebbe acchiappare per la terza volta la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana (Miccichè è stato presidente dell’Ars nella passata legislatura e nella legislatura 2006-2008). E’ possibile tale scenario? Politicamente no, perché Forza Italia, con Renato Schifani, ha già la presidenza della Regione; la presidenza dell’Ars spetterebbe a Fratelli d’Italia. Ma Miccichè potrebbe trovare una soluzione diversa con la sponda delle opposizioni. Come?
Lo scenario impossibile che potrebbe diventare possibile
In questo momento il centrodestra che ha vinto le elezioni regionali siciliane dello scorso 25 Settembre dovrebbe avere raggiunto quota 42 deputati su 70 (la proclamazione ancora non c’è perché mancano i risultati di una quarantina di sezioni). Potrebbe cambiare la ripartizione dei seggi? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che, per ora, il centrodestra dovrebbe avere 42 seggi, mentre le opposizioni si dovrebbe fermare a 28. Forza Italia ha eletto 11 deputati. Ora supponiamo che Miccichè si metta d’accordo con tutte le opposizioni (cosa possibile) e che riesca a convincere almeno cinque deputati di Forza Italia a non votare il candidato alla presidenza dell’Ars di Fratelli d’Italia. Miccichè più altri cinque deputati diventerebbero sei deputati che verrebbero meno alla maggioranza di centrodestra, che passerebbe da 42 a 36 deputati. Miccichè e i cinque – per l’elezione del presidente dell’Ars – si potrebbero unire alle opposizioni, che da 28 diventerebbero 34. A questo punto la partita diventerebbe complicata: per l’elezione del presidente dell’Ars sarebbero disponibili 36 voti per il candidato di centrodestra e 34 voti per Miccichè. Se quest’ultimo dovesse riuscire a portare con sé un altro deputato – di Forza Italia o di qualche altro partito di centrodestra – si arriverebbe al ‘pareggio’: 35 voti per il candidato del centrodestra e 35 voti per Miccichè. Se lo stesso Miccichè dovesse riuscire a portare dalla sua parte un altro deputato, il candidato di centrodestra passerebbe a 34 voti e Miccichè con 36 voti verrebbe eletto per la terza volta presidente dell’Assemblea regionale siciliana mettendo nel ‘sacco’ Fratelli d’Italia! Le opposizioni ci starebbero? E perché no? Quale migliore occasione per rientrare in gioco?
La ‘stabilità’ politica alla Miccichè e il possibile ruolo dei Popolari e Autonomisti
Che succederebbe con l’eventuale elezione di Miccichè alla presidenza del Parlamento siciliano? Il luogotenente di Giorgia Meloni in Sicilia, Ignazio ‘Grazio’ la Russa, non dovrebbe prenderla bene. Quanto meno un mezzo ‘bordello’ politico dovrebbe essere assicurato. Con Miccichè che proverebbe a sistemare il tutto dando a Fratelli d’Italia un assessorato in più e altre poltrone tra le presidenze delle commissioni legislative e il Consiglio di presidenza dell’Ars. provando, ovviamente, a teneri anche l’assessorato alla Salute-Sanità. Agli ‘alleati’ di Fratelli d’Italia, che ovviamente farebbero come le ‘taddrarite’ (a nessuno piace finire nel sacco…). Miccichè direbbe che lui, ‘aggiuccandosi’ per la terza volta al vertice del Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento dell’Isola, si ‘sacrificherebbe’ per dare ‘stabilità’ al quadro politico siciliano. ‘Stabilità’ alla Miccichè, con il presidente della Regione, Schifani, che a Sala d’Ercole si ritroverebbe, di fatto, con una maggioranza diversa da quella che l’ha eletto. Fantapolitica? Vedremo. Certo, acciuffando la poltrona di assessore regionale alla Salute-Sanità Miccichè, volendo, si potrebbe accontentare… In ogni caso, ricordiamoci che Miccichè, nel 2008, spaccò il PDL in Sicilia per diventare uno dei protagonisti del ribaltone del Governo di Raffaele Lombardo avvenuto un anno dopo, nel 2009. L’unico ‘orizzonte’ politico di Miccichè è rappresentato dalle poltrone. Ad ammetterlo è lui stesso in queste ore quando, come già ricordato, rivendica la poltrona di assessore alla Sanità per Forza Italia. Ah, dimenticavamo: nella ‘maggioranza’ di centrodestra ci sono cinque deputati lombardiani, i Popolari e Autonomisti che potrebbero…
Foto tratta da La Sicilia
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