di Diego Fusaro
Anche il costituendo governo di Giorgia Meloni e della destra bluette neoliberale sembra fin da ora volersi appellare stabilmente alle figure dei tecnici. Non vi è davvero di che stupirsi, se si considera che il neoliberismo si fonda sull’expertise come potere dei tecnici e sulla conseguente limitazione della sovranità popolare. E poiché la destra bluette di Giorgia Meloni non è se non l’altra ala dell’aquila neoliberale rispetto a cui il Partito Democratico di Letta rappresenta l’ala fucsia di sinistra, non stupisce che i tecnici siano convocati in ogni caso sia dalla destra neoliberale sia dalla sinistra neoliberale. L’idea generale è quella per cui a decidere debbano essere esperti che nessuno ha votato ed eletto ma che vengono convocati in nome di un loro presunto sapere superiore. Dietro i tecnici comunque si nasconde poi sempre la figura del banchiere o del top manager neoliberale. L’ordine del discorso neoliberale vuol farci credere che meno democrazia serva a garantire più democrazia e che in fin dei conti il voto e l’esperienza dei popoli non contino nulla, perché in realtà a decidere devono essere quelli che contano, gli esperti, i tecnici.