Sale la tensione tra Russia e Ucraina con lo spettro delle armi nucleari mentre aumentano i prezzi di grano e fertilizzanti

6 ottobre 2022
  • Mai come in questo momento storico la geopolitica ha condizionato i mercati agricoli mondiali. La mossa di Putin che chiama il leader ceceno Ramzan Kadyrov per una svolta (nucleare?) nella guerra in Ucraina
  • Cresce la paura in tutto il mondo e tanti Paesi aumentano le scorte di grano
  • Una buona notizia per Sud Italia e Sicilia: si riduce l’export di grano duro canadese
  • Il Brasile punta a diventare autosufficiente per il grano
  • Caos totale in Europa tra guerra in Ucraina, cambiamenti climatici e la fallimentare Politica agricola comune (Pac) della Ue
  • Altra ‘genialata’ dell’Unione europea: la speculazione sui prezzi del gas ha fatto impennare anche i prezzi dei fertilizzanti, massacrando gli agricoltori
  • La Russia si appresta a ridurre le esportazioni di grano nei Paesi occidentali
  • In Iraq la peggiore siccità dal 1930
  • In Egitto cresce il prezzo del pane e della farina

Mai come in questo momento storico la geopolitica ha condizionato i mercati agricoli mondiali. La mossa di Putin che chiama il leader ceceno Ramzan Kadyrov per una svolta (nucleare?) nella guerra in Ucraina

Mai come nell’attuale momento storico la geopolitica ha condizionato i mercati agricoli internazionali. Come abbiamo scritto ieri, il sensibile peggioramento dello scenario di guerra in Ucraina sta provocando un rallentamento delle attività commerciali nel Mar Nero. Due le prospettive a breve termine: il blocco dell’accordo tra Russia e Ucraina per le spedizioni di cereali e altri prodotti agricoli e il possibile ricorso, da parte della Russia, ad armi nucleari dagli effetti ‘contenuti’. Già l’accordo tra russi e ucraini per consentire a questi ultimi di esportare grano e altri prodotti agricoli era un miracolo della diplomazia (l’accordo, è noto, è stato mediato da ONU e Turchia). Ma se la guerra salirà di tono l’accordo andrà a farsi benedire: e sembra che le cose vadano, purtroppo, in questa direzione. L’incontro tra il presidente russo Putin e il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, non annuncia nulla di buono. Per la cronaca, Kadyrov ha criticato aspramente i generali russi impegnati in Ucraina, accusandoli di inettitudine. I fatti gli stanno dando ragione. Del resto, Kadyrov non è il solo ad accusare i militari russi e lo stesso Putin di aver avuto la mano troppo leggera nella guerra in Ucraina. Il blog di Federico Dezzani, grande esperto di economia e politica internazionale, ha manifestato dei dubbi sulla conduzione della guerra in Ucraina da parte della Russia. Oggi Putin richiama e, addirittura, premia il leader ceceno, un tipo che le guerre le fa per davvero e che – detto per inciso – si è già pronunciato a favore dell’uso di armi nucleari. Se il futuro immediato è questo, non pensiamo rimanga molto spazio per l’agricoltura in Ucraina. Non ci resta che attendere gli eventi.

Cresce la paura in tutto il mondo e tanti Paesi aumentano le scorte di grano

Anche il contesto mondiale – con riferimento al grano – riflette i timori di una guerra sempre più estrema in Ucraina. Tra la siccità che ha tormentato alcune aree del Pianeta e la guerra in Ucraina che si incarognisce, tanti Paesi del mondo mettono nel conto la possibilità di aumentare le scorte in vista di un futuro che si annuncia incerto. Scrive l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi: “Le spedizioni sono troppo poche e i raccolti di altri importanti produttori di colture sono inferiori a quanto inizialmente previsto”. Morale: aumenta la domanda e cresce il prezzo del grano e di altri cereali. Un altro elemento ‘rialzista’ legato al petrolio lo illustra l’analista Puglisi: “La forza del petrolio greggio ha contribuito a far salire i prezzi dei cereali, dato il ruolo del mais come principale materia prima negli Stati Uniti per il carburante a base di etanolo e l’uso dell’olio di soia nel biodiesel”. Puglisi parla anche del rapporto Grain Stocks e Small Grain dal NASS della scorsa settimana. Così apprendiamo che l’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, ha certificato che il raccolto di grano negli Stati Uniti del 2022 “è stato inferiore alle previsioni precedenti”. Segue una serie di analisi e di stime per arrivare a una conclusione ‘rialzista’: “In questo contesto – scrive Puglisi – dopo la pubblicazione del rapporto, i prezzi del grano sono aumentati vertiginosamente sui mercati agricoli statunitensi, per poi svanire verso la fine, sulle prese di profitto”. Alti e bassi ma, nel complesso, prezzi all’insù.

Una buona notizia per Sud Italia e Sicilia: si riduce l’export di grano duro canadese

Dal Canada arriva la notizia che questo Paese ha aumentato le esportazioni di grano tenero. Mentre, al contrario, le esportazioni di grano duro canadese sono diminuite: “27,7 mila tonnellate, in calo rispetto alle 77,2 mila della settimana prima. Anche le consegne di grano duro sono diminuite a 97,0 mila tonnellate rispetto ai 115,4 mila della settimana prima”. Bisognerebbe capire quanto del grano tenero canadese e del grano duro canadese è arrivato in Italia. Il grano tenero canadese – con riferimento alla varietà Manitoba – è molto utilizzato dall’industria e, soprattutto nel Centro Nord Italia, anche per produrre il pane (nel Sud Italia il pane si dovrebbe preparare con il grano duro, possibilmente locale, anche se non può essere esclusa la presenza di grano tenero anche nel Sud Italia e in Sicilia  nella preparazione del pane e nella rosticceria: sarebbe un’assurdità ma l’agricoltura del nostro tempo ci ha abituati alle assurdità (qui un’assurdità di sei anni fa che riguardava il pane di Matera, il pane di Altamura e il pane nero di Castelvetrano). In ogni caso, la notizia che il Canada ha ridotto le esportazioni di grano duro – con il quale si prepara la pasta – per l’Italia è una bella notizia.

Il Brasile punta a diventare autosufficiente per il grano

Una notizia particolare arriva dal Brasile. “Secondo Embrapa – scrive Puglisi – l’agenzia di ricerca governativa, i coltivatori di grano brasiliani potrebbero raddoppiare la superficie coltivata a grano. L’agenzia ha affermato che le varietà di grano migliorate più adatte al clima secco e caldo del Cerrado, una regione vicino alla foresta pluviale amazzonica, stanno già producendo il doppio della media nazionale. Se realizzati, i miglioramenti della resa contribuirebbero all’obiettivo del Brasile di rafforzare l’indipendenza dell’agricoltura. Il Brasile probabilmente produrrà 11,0 milioni di tonnellate di grano quest’anno, appena 1,0 milioni di tonnellate in meno rispetto al consumo interno di 12,0 milioni di tonnellate del Paese. Il Brasile importa la maggior parte del suo grano dalla vicina Argentina”. Insomma, il Brasile ha deciso di puntare sull’autosufficienza per ciò che riguarda il grano e, a quanto pare, ci sta riuscendo. Forse, tra guerra e cambiamenti climatici, non è una scelta sbagliata: anzi.

Caos totale in Europa tra guerra in Ucraina, cambiamenti climatici e la fallimentare Politica agricola comune della Ue

Andiamo all’Europa. O meglio, all’Unione europea che, anche nella gestione dell’agricoltura è un totale disastro. La Ue, per andare dietro alle demenziali follie ultra-liberiste e globaliste non ha più la sovranità alimentare. L’unico prodotto agricolo – che peraltro è un prodotto agricolo trasformato – presente in abbondanza in Europa è il vino (che, evidentemente, deve essere molto amato da chi governa la Ue…). Per il resto, bisogna importare quasi tutto. A cominciare da mais e soia.  “Dall’Europa, Venerdì scorso – scrive Puglisi – la Commissione europea ha ridotto le sue previsioni per il raccolto di mais di quest’anno nell’Unione europea a 55,5 milioni di tonnellate da 59,3 milioni di fine Agosto, unendosi ad altri previsori nella proiezione di un minimo di 15 anni per il raccolto colpito dalla siccità. La diminuzione del 6,4% ha segnato la terza forte riduzione consecutiva delle previsioni mensili della Commissione per il raccolto di mais. Nel frattempo, l’esecutivo dell’UE ha aumentato le sue previsioni sulle importazioni di mais dell’UE nella stagione 2022/23, a 21 milioni di tonnellate dai 20 milioni previsti un mese fa, e ha ridotto le esportazioni di mais dell’UE previste da 4 milioni di tonnellate a 3,5 milioni. Ha anche ridotto l’uso previsto di mais nell’alimentazione del bestiame nell’UE da 4,2 milioni di tonnellate a 60,5 milioni. Ha spostato parte della domanda di mangimi dal mais al grano tenero, che ora dovrebbe fornire 40 milioni di tonnellate di mangime, 2,7 milioni in più rispetto alle previsioni del mese scorso. Allo stesso tempo, ha rivisto al ribasso l’uso totale di cereali nei mangimi per riflettere la minore produzione prevista di carne di maiale, pollame e latte”. Insomma, bisogna importare mais e bisogna ridurre l’uso dello stesso mais nell’alimentazione del bestiame: di fatto, la Ue vuole ridurre la produzione di carne, perché senza il mais non si possono allevare animali da carne.

Altra ‘genialata’ dell’Unione europea: la speculazione sui prezzi del gas ha fatto impennare anche i prezzi dei fertilizzanti, massacrando gli agricoltori

Ma la Ue non si è limitata a sbagliare tutto in agricoltura. Nel nome dell’appoggio all’Ucraina nella guerra contro la Russia, l’Unione europea si è anche giocato il gas russo (in questo momento in Italia, da ieri, arriva solo un po’ di gas russo dall’Austria). Prima dello stop del gas russo l’Unione europea ha tollerato una mega-speculazione sul prezzo del gas che non sta soltanto mettendo in ginocchio milioni di imprese e milioni di famiglie europee, ma ha provocato danni enormi anche all’agricoltura. E’ noto, infatti, che per produrre i fertilizzanti serve il gas. “L’aumento dei prezzi del gas e la contrazione dei margini di profitto – scrive Puglisi – hanno portato alcuni produttori di fertilizzanti a tagliare la produzione. Secondo l’ufficio statistico federale tedesco, Destatis, i prezzi dei fertilizzanti sono quasi raddoppiati ad Agosto rispetto a un anno fa. La russa Gazprom ha ridotto la fornitura di gas all’Europa quest’Estate, portando a un’impennata dei prezzi del gas nel Continente. Una ‘misteriosa’ esplosione dell’oleodotto la scorsa settimana ha ulteriormente ridotto le consegne di gas. I costi più elevati dei fertilizzanti sono solo uno dei fondamentali che guidano la volatilità nei mercati dei cereali”. La speculazione per far schizzare all’insù il prezzo del gas, lo ricordiamo, è iniziata a fine Aprile dello scorso anno. Qualche mese dopo, prima la Cina e poi la Russia che sono i due più importanti Paesi del mondo per la produzione di fertilizzanti – hanno ridotto le esportazioni di fertilizzanti. Risultato: costo dei fertilizzanti raddoppiato già nell’Autunno dello scorso anno e prezzi ancora in aumento. Una grande fregatura per gli agricoltori che pagano il conto delle scelte dissennate dell’Unione europea. Quando l’Italia uscirà da questa fallimentare e dannosa Unione europea sarà sempre troppo tardi. Detto questo, i prezzi del grano duro sembrano in crescita anche in Italia. O meglio, il prezzo del grano duro è cresciuto nei mercati pugliesi. Non sono grandi aumenti: 0,8 euro a Bari e poco più di un euro a Foggia, per attestarsi intorno a 48-50 euro per quintale di grano duro. Non abbiamo notizie del prezzo del grano duro siciliano che fino alla scorsa settimana – queste almeno sono le notizie in nostro possesso – non andava oltre i 43 euro al quintale.

La Russia si appresta a ridurre le esportazioni di grano nei Paesi occidentali

In Russia ci sono stati problemi per le semine a causa delle piogge (almeno lì piove). E ci sono anche problemi legati alla guerra, perché molti agricoltori sono stati chiamati alle armi. E questo dà la dimensione della follia del tempo che stiamo vivendo: invece di occuparci del grano – decimato nel mondo dai cambiamenti climatici – ci occupiamo di guerre! E a proposito di guerra in Ucraina e degli effetti nell’agricoltura russa, Puglisi ci racconta che Giovedì scorso (una settimana fa ndr) è venuta fuori la notizia che “la banca VTB colpita dalle sanzioni ha esortato il presidente Vladimir Putin a frenare le attività dei commercianti di grano occidentali in Russia”. Ciò significa che la Russia potrebbe ridurre il commercio di grano nel Mar Nero. Questo non dovrebbe creare problemi all’esportazione di grano russo verso Paesi non occidentali: per esempio, in Nord Africa. E’ in questo senso che dovrebbe essere letta la riduzione del dazio all’esportazione operata dal Governo russo. “Nel frattempo – leggiamo sempre nel report di Puglisi – la Russia potrebbe iniziare a fornire finanziamenti commerciali agli importatori del suo grano, ha affermato il ministro dell’Agricoltura Dmitry Patrushev. In particolare, la Russia sta lavorando con Eximbank e l’agenzia russa per il credito all’esportazione e l’assicurazione degli investimenti per fornire finanziamenti alle società straniere per l’acquisto di prodotti russi, ha detto Patrushev al quotidiano economico RBC in un’intervista. Parlando del fatto che gli agricoltori sono tra quelli arruolati nell’esercito nella mobilitazione parziale della Russia in un periodo intenso della stagione della semina, Patrushev ha affermato che il suo ministero si sforzerà di garantire il buon funzionamento dell’industria agricola”. Dall’Ucraina arriva la notizia che le esportazioni di grano sono diminuite del 40,3% rispetto allo scorso anno.

In Iraq la peggiore siccità dal 1930

In Iraq si fanno i conti con la siccità, la peggiore, scrive sempre Puglisi, dal 1930 ad oggi. Anche quest’anno l’Iraq seminerà il grano (un milione di ettari) sperando che il clima non continui a creare problemi. Intanto il Paese deve importare grano: “L’Iraq – leggiamo ancora nel report di Puglisi – ha indetto una gara per l’acquisto di 50.000 tonnellate di grano macinato di origine facoltativa”. Anche il Pakistan è alla ricerca di grano nel mercato internazionale. “Il Pakistan – leggiamo nel report – ha passato tutte le offerte per la sua gara internazionale per l’acquisto di 300.000 tonnellate di grano che si è chiusa la scorsa settimana. È probabile che una gara simile venga emessa presto, soprattutto considerando le ricadute delle devastanti inondazioni che hanno causato danni stimati per 30 miliardi di dollari all’inizio di quest’anno”. Come si può notare, i cambiamenti climatici imperversano in mezzo mondo tra siccità e inondazioni.

In Egitto cresce il prezzo del pane e della farina

Puglisi ci dà notizia di un acquisto di mais per mangimi animali da parte della Corea del Sud, circa 60.000 tonnellate. La scorsa settimana l’Algeria avrebbe acquistato circa 300.000 tonnellate di grano macinato dalla Russia. Ci sono problemi in Egitto dove si registra l’aumento del prezzo del grano e della farina utilizzati per fare il pane non sovvenzionato. Questo perché “gli importatori – leggiamo nel report – lottano per pagare il grano bloccato nei porti a causa della carenza di dollari, secondo una lettera del 26 settembre della Camera della Federazione delle industrie egiziane di Cereali inviato al ministro dell’approvvigionamento. Circa 700.000 tonnellate di grano, infatti, non sono state sdoganate, facendo ‘cessare completamente l’attività’ circa l’80% dei mulini che producono pane, pasta e altri beni commercializzati”. Il problema non va sottovalutato, perché l’Egitto è un Paese di oltre 100 milioni di abitanti. In Egitto “il fabbisogno mensile del settore privato – leggiamo nel report – è stimato in circa 450.000 tonnellate e, secondo la Camera, i mulini necessitano del rilascio immediato di circa 300.000 tonnellate. Le importazioni del settore privato hanno recentemente superato quelle dell’acquirente statale, che acquista grano per un ampio programma di pane sovvenzionato. Pertanto, gli importatori egiziani non possono più ricostituire le loro scorte di grano in una carenza di dollari. Ciò è stato causato da un conto in aumento delle importazioni, dalla diminuzione delle entrate turistiche e dalla perdita di fiducia nella sterlina egiziana da parte degli investitori. In questo contesto, i prezzi del grano sono aumentati di circa il 10% a EGP 9.000 ($ 458,02) per tonnellata nelle ultime due settimane. Alcuni trader hanno riportato rialzi più forti fino al 15%. Anche la farina è aumentata del 18% a 11.500 EGP ($ 585,24) per tonnellata”. Non sono belle notizie, soprattutto in considerazione dell’acuirsi della crisi russo-ucraina. Infatti, il grano, in Egitto, è sempre arrivato dalla Russia e dall’Ucraina.

Foto tratta da Avvenire 

 

 

 

 

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