La ricetta per l’Italia per fronteggiare la crisi economica? Uscire dall’Unione europea e aderire all’area del dollaro

2 ottobre 2022
  • Cosa fare per fronteggiare la crisi economica, tra bollette alle stelle e incertezza sul futuro?
  • I guai dell’Italia cominciano nel 1981 con il ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e  Tesoro
  • Dai Subprime alla guerra in Ucraina
  • La FED proseguirà con gli aumenti dei tassi di interesse
  • La Germania ha pensato per sé stanziando 200 miliardi di euro per famiglie e imprese tedesche. L’Italia pensi per sé lasciando la Ue a aderendo all’area del dollaro 

di Economicus

Cosa fare per fronteggiare la crisi economica, tra bollette alle stelle e incertezza sul futuro

Da qualche settimana il direttore de I Nuovi Vespri mi tormenta chiedendomi un articolo suo futuro dell’Italia. O meglio, su cosa dovrebbe fare l’Italia per avere ancora un futuro. Questo articolo avrebbe dovuto essere pubblicato – nelle intenzioni del direttore – una decina di giorni prima delle elezioni politiche del 25 Settembre. Così non è stato perché mi sono rifiutato di scriverlo. Ora, senza il fiato elettorale addosso, provo a mettere giù qualche idea. Uno dei motivi per i quali non volevo scrivere questo articolo è legato al fatto che, pur essendo siciliano, vivo da oltre cinquant’anni in Inghilterra. Più che siciliano mi sento ormai un anglosassone: e degli anglosassoni sposo le ragioni culturali e politiche, che sono opposte a quelle del direttore de I Nuovi Vespri. Sulla guerra in Ucraina, ad esempio, non la penso come il direttore de I Nuovi Vespri, che non nasconde la sue simpatie per la Russia di Putin. Tuttavia, conoscendoci da quasi quarant’anni – grosso modo, con il direttore ci siamo conosciuti in Sicilia nei primi anni ’80 ad un convegno di economia – so che è un democratico e quindi proverò a dare la mia ricetta per l’Italia di oggi: la ricetta di un vecchio economista, oggi ultra ottantenne che è sempre stato e rimane keynesiano.

I guai dell’Italia cominciano nel 1981 con il ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e  Tesoro

Se per l’Unione europea il futuro è problematico, per l’Italia è ancora più grave. L’Italia è un Paese che è caduto nella trappola dell’euro soprattutto per l’azione della sinistra democristiana e della massoneria di Palazzo Giustiniani. Ricordo che l’unico dissenso politico, nel 1981, quando l’Italia decise di mettere in pratica il ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e Tesoro, arrivò dal Psi di Bettino Craxi, come avete scritto anche voi in un ottimo articolo di circa due anni fa. Lo stesso leader della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, che pure, a metà anni ’60 si era scontrato con la Banca d’Italia, evitò lo scontro politico su una decisione sbagliata. I problemi dell’Italia cominciano nel 1981 e la sinistra democristiana ha responsabilità politiche enormi. Tutto quello che di negativo è arrivato dopo, dall’inflazione al debito pubblico, fino all’incredibile gestione dell’interrogativo “banda larga banda stretta?” che nel 1992 culminerà con la grande speculazione contro la lira, ebbene, sono fatti legati alla dissennata scelta del 1981. E nel 1981 che l’Italia comincia a lavorare per perdere la propria sovranità monetaria. Il Trattato di Maastricht, le politiche di rigore e poi la truffa dell’euro sono dirette conseguenze del ‘divorzio’ tra Tesoro e Banca d’Italia.

Dai Subprime alla guerra in Ucraina

Oggi l’Italia si ritrova in balia di una tempesta economica e monetaria senza avere strumenti per difendersi. Sappiamo tutti com’è finito il tentativo, nato con l’euro, di sostituire il dollaro negli scambi internazionali. Gli statunitensi hanno fatto credere agli europei di essere caduti nella rete degli europeisti degli anni ’90 e dei primi anni del 2000. Poi, tra il 2007 e il 2008, gli statunitensi hanno sferrato l’attacco con i Subprime incasinando il mondo e ridimensionando i sogni di gloria dei teorici dell’euro. Oggi lo scenario economico e monetario internazionale è ancora più complicato. Su una cosa non posso che dare ragione al direttore de I Nuovi Vespri: la guerra in Ucraina non è stata voluta dalla Russia, ma dagli Stati Uniti. Sono gli Stati Uniti che, con la guerra in Ucraina, sono passati all’attacco per difendersi da una strategia che punta a togliere al dollaro statunitense il primato negli scambi commerciali internazionali. La guerra in Ucraina scoppia nel pieno di uno scontro tra Cina e area del dollaro. Con la Russia che oggi è schierata con la Cina, che può contare anche – per obiettivi limitati all’indebolimento del dollaro americano – sull’appoggio dell’India, del Brasile, del Sudafrica e di tanti altri Paesi africani. La guerra in Ucraina rientra nel quadro dello scontro tra Cina e area del dollaro. Ed è stata voluta dagli Stati Uniti per indebolire la Russia e l’Unione europea che negli ultimi anni ammiccava un po’ troppo a Cina e Russia (con particolare riferimento ai rapporti tra Germania e Russia che agli americani non sono mai andati a genio). E’ in questo scenario che si inseriscono le bombe che hanno resi inservibili i gasdotti che attraversano il Mar Baltico, Stream 1 e Stream 2.

La FED proseguirà con gli aumenti dei tassi di interesse

Andiamo alla domanda del direttore de I Nuovi Vespri: che dovrebbe fare l’Italia per fronteggiare la crisi dove si intrecciano guerra in Ucraina, inflazione e recessione? La risposta è semplicissima: l’Italia deve uscire subito dall’Unione europea dell’euro e aderire all’area del dollaro. E deve farlo senza perdere altro tempo. So che il direttore dei Nuovi Vespri non è esattamente un atlantista convinto e questo è uno dei motivi della mia ritrosia a scrivere questo articolo. Ma poiché – come in verità ha sempre fatto – mi dà la libertà di esprimere quello che penso, mi sento in dovere di illustrare e motivare la mia ricetta per l’Italia. E’ noto che negli ultimi mesi la FED – la Banca Centrale americana – ha cominciato ad innalzare i tassi di interesse. Lo fa sicuramente perché negli Stati Uniti d’America c’è inflazione. Ma lo sta facendo anche per mettere in difficoltà tutti i Paesi che vorrebbero vedere la fine della supremazia del dollaro negli scambi internazionali. Poiché, ancora oggi, tanti beni – beni di prima necessità e materie prime – si pagano in dollari, con un dollaro forte chi deve acquistare beni in dollari si ritrova in difficoltà. Ebbene, gli Stati Uniti proseguiranno su questa strada e per molti Paesi del mondo si annunciano tempi difficili. L’Unione europea sconterà grandi difficoltà. Un’Unione europea che non potrà seguire gli USA negli aumenti dei tassi di interesse, perché salterebbe la stessa Ue. La rete anti-spread istituita di corsa dall’Unione europea è un rimedio ottimale fino a un certo punto: non a caso la Banca Centrale Europea (BCE) non sta seguendo la FED nell’aumento dei tassi d’interesse.

La Germania ha pensato per sé stanziando 200 miliardi di euro per famiglie e imprese tedesche. L’Italia pensi per sé lasciando la Ue a aderendo all’area del dollaro 

L’Unione europea è finita in un vicolo cieco. Gli Stati Uniti d’America hanno imposto alla Ue di rompere con la Russia (e di fatto anche con la Cina). Così oggi l’Europa si ritrova senza gas, con le bollette di luce e gas che crescono a ritmi insopportabili per famiglie e imprese. L’atto unilaterale della Germania – che ha stanziato 200 miliardi di euro per tutelare famiglie e imprese tedesche – segna la fine dell’Unione europea, ovviamente per chi lo vuole capire. Un provvedimento del genere avrebbe dovuto essere adottato per tutte le famiglie e le imprese in difficoltà nell’Unione europea. Ma i tedeschi sanno benissimo che nell’Unione europea di oggi ci sono Paesi che non sono nelle condizioni economiche per andare sul mercato e trovare 200 miliardi di euro. Così la Germania sta provando a salvarsi da sola, ignorando gli altri Paesi della Ue, con uno stanziamento che è pari, se non di poco superiore, al Recovery destinato all’Italia. Anche alla luce del solito egoismo tedesco, l’Italia deve provare a fare da sé. Oggi l’euro vale poco meno del dollaro. Tra sei mesi, con le politiche monetarie ‘aggressive’ della FED, non è da escludere che un euro potrebbe valere, sì e no, 0,75 dollari. Se lo scenario è questo la situazione potrebbe diventare ingestibile. Uscendo dall’Unione europea e aderendo all’area del dollaro, l’Italia si metterebbe subito al riparo dalla tempesta monetaria che è già iniziata. Quanto ai 2 mila e 800 miliardi di debito pubblico, gli statunitensi hanno ‘strumenti’ (per dirla con la signora von der Leyen…) per non creare problemi all’Italia che, al Dicembre 2018, aveva pagato già 4 mila miliardi di euro di interessi sul debito pubblico. Per il resto, l’Italia – sotto l’ombrello del dollaro – può sempre richiamarsi al debito detestabile o odioso e chiudere la partita con un esborso minimo o, addirittura, senza esborso. Ricordo sommessamente che, con la fine degli accordi di Bretton Woods, le monete si impongono con tutti gli ‘strumenti’ disponibili…

Foto tratta da Startmag

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