L’Unione europea che cosa rappresenta per l’Ucraina? Giusto aiutare un paese in difficoltà, ma abbiamo l’impressione che in Ucraina non sanno che il mondo si avvia verso una recessione globale che non risparmierà certo l’Europa, che è già in grande difficoltà tra inflazione e bollette di luce e gas alle stelle. Le nostra considerazioni nascono da un passo del report dell’analista dei mercato internazionali, Sandro Puglisi, di qualche giorno fa: “Dal bacino del Mar Nero, Lunedì l’Ucraina ha esortato l’Unione europea a sostenere i suoi piani per rendere permanenti i percorsi di emergenza per le esportazioni di grano attraverso il blocco, con investimenti in almeno cinque terminal di confine e un oleodotto attraverso il quale scorrerebbe l’olio di girasole”. Ieri abbiamo dato notizia che i due gasdotti che portano, anzi, che portavano il gas dalla Russia all’Unione europea – Stream 1 e Stream 2 – sono esplosi, non si capisce per per la pressione del gas (quindi due incidenti avvenuto ‘per caso’, cosa molto improbabile), o se sono stati oggetto di operazioni di sabotaggio (cosa molto probabile).
Le richieste dell’Ucraina all’Unione europea in grande difficoltà sembrano un po’ esagerate. Già l’accordo per il commercio del grano e di altri prodotti agricoli attraverso il corridoio del Mar Nero – accordo tra Russia e Ucraina mediato da ONU e Turchia – oggi sembra piuttosto precario, perché la guerra tra russi e ucraini (che in realtà sono sostenuti dagli americani che combattono per procura), lungi dal volgere verso il termine, si accentua e si parla – addirittura! – di ricordo alle armi nucleari. Da alcune settimane si vive nel terrore che possa essere bombardata non soltanto la la centrale nucleare di Zaporizhia ma soprattutto il centro di stoccaggio di combustibile nucleare esaurito che provocherebbe un disastro ambientale in Ucraina, in Europa e anche in alcune aree della Russia. La nostra non è un’esagerazione, se è vero che il Governo della Polonia ha cominciato a distribuire alla popolazione pastiglie a base i iodio per prevenire, in caso di presenza di materiale radioattivo, il cancro della tiroide. In questo scenario ci sembra un po’ bizzarro invitare l’Unione europea a “rendere permanenti i percorsi di emergenza per le esportazioni di grano” e a realizzare “almeno cinque terminal di confine e un oleodotto attraverso il quale scorrerebbe l’olio di girasole”. Sappiamo tutti che l’Ucraina è un grande produttore mondiale di olio di girasole, ma sappiamo anche che in guerra, di solito, vengono distrutte le infrastrutture per non consentire il passaggio di armi e per bloccare importazioni ed esportazioni.
Ribadiamo: gli aiuti vanno bene, ma bisogna tenere conto dello scenario di guerra, perché in questo momento, in Ucraina è in corso una guerra, peraltro molto sanguinosa e dispendiosa anche per l’Unione europea che non sembra avere le risorse per sostenere i cittadini europei massacrati dalle super bollette di luce e gas e che fino ad oggi ha invece trovato le risorse per aiutare l’Ucraina. Tenere conto dello scenario di guerra significa guardare nel complesso l’andamento della guerra, sia con riferimento al citato pericolo nucleare, sia con riferimento ai referendum indetti dalla Russia nelle aree dell’Ucraina dove la maggioranza della popolazione sembra essere in sintonia con la stessa Russia. “Il referendum nell’Ucraina occupata dalla Russia è in corso – leggiamo sempre nel report di Puglisi – e una sorta di chiarezza dovrebbe emergere a metà settimana. È difficile dire cosa significhi per i mercati agricoli. Nel frattempo, alcuni analisti stanno tracciando parallelismi con il referendum in Crimea del 2014 quando, dopo un breve rally, i mercati agricoli hanno perso oltre $ 2/bu dopo quell’evento quando la catena di approvvigionamento è tornata alla normalità”.
Foto tratta da Ministero dello Sviluppo Economico