L’Unione europea si accinge a bloccare gli acquisti di petrolio e derivati del petrolio dalla Russia. Si tratta delle ‘famose’ ulteriori sanzioni che dovrebbero mettere in ginocchio l’economia russa. In realtà, ancora non si sa nemmeno quando scatteranno le nuove sanzioni europee, ammesso che si tratti di sanzioni e non dell’ennesima minchiata economica dell’attuale Commissione europea. Perché ipotizziamo che le nuove sanzioni potrebbero configurarsi come un’ennesima minchiata economica della Ue? Perché dai dati ufficiali risulta che la Cina, lo scorso mese di Agosto, ha acquistato dalla Russia petrolio greggio, derivati del petrolio, gas e carbone per un importo pari a oltre 8 miliardi di dollari. Cosa vogliamo dire? Che l’economia russa non sta accusando problemi. Intanto fino ad oggi ha continuato a vendere petrolio ai Paesi europei, peraltro a un prezzo in crescendo. Quanto all’export complessivo, i prodotti che l’Unione europea non acquista più dalla Russia li sta acquistando la Cina. Con un’aggravante che i governanti europei non stanno considerando, ovvero che la Russia molto difficilmente tornerà ad esportare gas (e altri prodotti petroliferi eventualmente bloccati dalla Ue) nell’Unione europea, perché non potrebbe certo toglierlo alla Cina, Paese di un miliardo e 400 milioni di abitanti che sta riconvertendo la propria economia riducendo il carbone in favore del gas. L’Italia fa affidamento sull’accordo con l’Algeria per aumentare le forniture di gas. Ma l’Algeria non è un Paese alleato dell’Occidente: al contrario, è un Paese dell’Africa legato alla Russia e alla Cina. Morale: non è da escludere che l’aumento di gas in arrivo dall’Algeria verso la Sicilia rimanga sulla carta, specie se la guerra in Ucraina – come sembra – dovesse salire di tono.