- Morale: l’Unione europea, per il mais (ma anche per la soia) dipenderà sempre di più dalle importazioni, con possibili problemi per gli allevatori di animali da carne
- La grande produzione di grano russo potrebbe far crollare i prezzi di questo cereale
- In calo i prezzi del grano in quasi tutta l’Europa
- Nessuna soluzione ancora per l’export di ammoniaca russa
- La brutta notizia del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres
- Lo scenario del grano negli Stati Uniti d’America
- In aumento le esportazioni di grano canadese
- In Argentina la siccità limita la coltivazione di grano
- La Cina ha smesso di acquistare prodotti agricoli nei mercati internazionali
Morale: l’Unione europea, per il mais (ma anche per la soia) dipenderà sempre di più dalle importazioni, con possibili problemi per gli allevatori di animali da carne
Seguire una doppia campagna elettorale – elezioni politiche nazionali ed elezioni regionali siciliane – ci porta, giocoforza, a trascurare un po’ l’agricoltura, settore che I Nuovi Vespri segue con attenzione. Oggi proviamo a fare il punto della situazione di alcuni cereali in Europa. Partendo da una nota del Coceral, l’associazione europea per il commercio dei cereali, citata nel suo report dall’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. Ebbene, Coceral ha ridotto la sua proiezione per la produzione di mais nell’Unione “da 65,99 MMT di Maggio a 51,89 MMT dopo che diversi Paesi chiave in crescita sono stati danneggiati da lunghi periodi di clima caldo e secco durante l’Estate”. Le “significative revisioni al ribasso” riguardano la Francia, la Germania, l’Italia e la Romania. “Se realizzato – leggiamo nel report di Puglisi – questo sarebbe un minimo di 15 anni e il 26% al di sotto della produzione del 2021 di 70,21 MMT”. Insomma, i cambiamenti climatici – in questo caso la siccità – continuano a imperversare anche nel Vecchio Continente. Non è una bella notizia. Riordiamo per l’Unione europea non è autosufficiente per mais e soia e siccome gli allevamenti da animali da carne non possono fare a meno di mais e soia, tutto dipenderà, in questo settore, dalle importazioni. Non è un caso – stando agli ultimi dati forniti dalla Commissione europea – che le importazioni di mais dell’UE nel 2022/23 stanno registrando un trend superiore del 63% rispetto al ritmo dell’anno scorso, con 5,14 MMT. Ennesima dimostrazione che, per il mais, l’Unione europea dipende dalle importazioni. Morale: alle scelte sbagliate adottate dal Governo della Ue di trascurare le produzioni di mais e soia si aggiunge, adesso, anche una riduzione di questi due prodotti agricoli a causa della mancanza di piogge. Dobbiamo sperare che in altri Paesi del mondo grandi produttori di mais e soia non si verifichino gli stessi problemi di siccità che hanno colpito ampie fasce dell’Europa, e dobbiamo sperare anche che l’offerta, a livello mondiale, di mais e soia sia abbondante e che la domanda non sia troppo sostenuta per scongiurare prezzi troppo elevati (fa ben sperare, da questo punto di vista, il ‘raffreddamento’ – almeno per ora – della domanda di questi prodotti agricoli da parte della Cina, Paese di un miliardo e 400 milioni di abitanti che, quando comincia a programmare acquisti sui mercati internazionali, fa schizzare all’insù i prezzi dei prodotti inb ragione delle grandi quantità che acquista). Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, le importazioni di mais dell’UE nel 2022/23 stanno registrando un trend superiore del 63% rispetto al ritmo dell’anno scorso, con 5,14 MMT. Fanno ben sperare anche le stime di Consultancy Strategie Grains, che sono, leggiamo sempre nel report, “un po’ più rialzista sulla produzione di mais nell’UE del 2022, dopo aver offerto la sua ultima proiezione di 52,91 MMT. Anche le sue stime sono diminuite di oltre il 20% negli ultimi mesi. Tuttavia, le valutazioni del raccolto si sono finalmente stabilizzate, secondo l’ufficio agricolo FranceAgriMer, che stima che il 43% del raccolto sia valutato in condizioni da buone a eccellenti fino al 12 settembre. È molto al di sotto dei risultati dell’89% di un anno fa”.
La grande produzione di grano russo potrebbe far crollare i prezzi di questo cereale
Una notizia di un certo interesse arriva da AgriCensus, un’agenzia indipendente di rendicontazione dei prezzi (PRA) che offre un servizio di rendicontazione dei prezzi affidabile e imparziale. Ebbene, AgriCensus fa sapere che “l’enorme raccolto di grano russo in questa stagione renderà le esportazioni di grano dell’Europa nord-occidentale non competitive. Puglisi nel suo report cita le parole di un commerciante di cereali che avrebbe affermato: “Per il Nord Europa il gioco è finito”. Chi legge questo blog sa che la Russia è il Paese più grande produttore di grano del mondo e che quest’anno, pur avendo accusato, in alcune aree, problemi di siccità, presenta comunque una produzione record di grano. “Tuttavia – commenta Puglisi – le forniture del Mar Nero potrebbero affrontare ancora altre sfide, tra cui problemi di qualità e chiusura del corridoio del grano, se l’accordo non verrà rinnovato a Novembre”. L’accordo citato nel report è quello tra Russia e Ucraina, due Paesi in guerra che – con la mediazione della Turchia e dell’ONU – hanno faticosamente trovato un accordo per l’esportazione di grano e altri prodotti agricoli e fertilizzanti. Ma non è detto che tale accordo tenga, anche perché non maccano problemi, come il grano ucraino che invece di finire in Africa finisce in Europa e la stessa Unione europea che – a detta del presidente russo, Putin – blocca l’esportazione di fertilizzanti russi verso l’Europa, con grave danno per gli agricoltori europei.
In calo i prezzi del grano in quasi tutta l’Europa
Nel report leggiamo i prezzi del grano in alcuni Paesi europei: “In questo contesto, i prezzi del grano di dicembre hanno chiuso la settimana a 333,75 euro la tonnellata, in calo di €4/t per la settimana.
Il grano tedesco, Deposito Hamburg, è stato valutato a 328,49 $/t, in calo di 8,02 $ rispetto alla settimana precedente.
Il grano baltico, consegna prima a Vilnius, è stato quotato $ 301,45, in calo di $ 6,93 rispetto alla settimana precedente.
Il grano duro spagnolo Siviglia (Depo Silo) è stato valutato la scorsa settimana a $ 500,75 per tonnellata, in calo di $ 1,5 rispetto alla settimana precedente.
Il grano duro francese – consegnato La Pallice Spot – su base luglio 2022, questa settimana è stato valutato a 430,65 $/ton, in calo di 1,3 $ rispetto alla settimana precedente.
Il grano duro italiano Bologna (consegnato al primo cliente) è stato valutato 468,70 $/t, in calo di 21,50 $ rispetto alla settimana precedente.
Il mais, consegnato a Bordeaux Spot – su base luglio 2022, è stato di $ 341,51 per tonnellata, in aumento di $ 5,01/t rispetto alla scorsa settimana.
Corn FOB Rhin Spot – su base luglio 2022, è aumentato di $ 3,04 a $ 326,49/t.
L’orzo da foraggio consegnato a Rouen è stato di 298,45 $/t, in aumento di $ 4,13 per tonnellata.
Orzo da malto FOB Creil Spot – La base di luglio 2022 era di $ 345,52 per tonnellata, in calo di $ 11,08/t rispetto alla settimana precedente.
FOB Mosella con colza – Il raccolto 2022 è stato di 582,87 $/ton, in calo di $ 19,83 rispetto alla settimana precedente.
Standard di semi di girasole FOB Bordeaux – Il raccolto del 2022 è sceso di 42,22 $ rispetto alla settimana precedente a $ 681,02 per tonnellata
(Eur/USD = 1,0015 rispetto a 1,0045 della scorsa settimana)”.
Nessuna soluzione ancora per l’export di ammoniaca russa
Il report si sofferma su quanto avviene nel bacino del Mar Nero, dove il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il presidente della Turchia, Tayyip Erdogan, “hanno deciso di valutare l’efficacia dell’attuazione del ‘grain deal’ durante il loro incontro di Venerdì a margine del vertice della SCO”. Il Governo ucraino fa sapere che “un totale di 165 navi con 3,7 milioni di tonnellate di prodotti agricoli a bordo hanno lasciato l’Ucraina in base all’accordo mediato dalle Nazioni Unite. Sabato, la terza nave tracciata dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha lasciato il porto ucraino di Chornomorsk, sul Mar Nero, con a bordo circa 30.000 tonnellate di grano”. Si parla anche dell’ammoniaca, sostanza indispensabile per produrre fertilizzanti. “Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy – leggiamo nel report – ha detto venerdì che sosterrebbe l’idea di riaprire le esportazioni russe di ammoniaca attraverso l’Ucraina solo se Mosca avesse restituito i prigionieri di guerra, un’idea rapidamente respinta dal Cremlino”. Da quello che si capisce la questione ammoniaca resta sospesa. In ogni caso, dalle parole pronunciate da Zelenskiy si capisce che la denuncia di Putin sul blocco dell’ammoniaca è corretta. “Il presidente russo Putin – leggiamo sempre nel report – ha chiesto la risoluzione dei restanti problemi per le esportazioni di fertilizzanti russi e la rimozione delle restrizioni all’esportazione di fertilizzanti bielorussi causate dalle sanzioni occidentali. Parlando a un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai in Uzbekistan, Putin ha affermato che l’Europa ha solo ‘parzialmente’ rimosso le sanzioni che secondo Mosca bloccano la sua capacità di vendere e inviare fertilizzanti in tutto il mondo, poiché il blocco, ‘egoisticamente’, ha solo revocato le sanzioni per i suoi propri membri”. Nel report si legge inoltre che la Russia è pronta a fornire gratuitamente oltre 300 mila tonnellate di fertilizzanti russi ai Paesi in via di sviluppo. “Ma i fertilizzanti sono bloccati nei porti europei e potrebbero essere spediti se l’Europa accettasse di allentare ulteriormente le sanzioni sulle esportazioni russe”.
La brutta notizia del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres
Dalla Russia all’Ucraina. Nel report leggiamo che “il ritmo delle esportazioni di grano dall’Ucraina è aumentato finora a Settembre, ma i volumi sono ancora ben al di sotto dei livelli della scorsa stagione. L’Ucraina, infatti, ha esportato 1,5 milioni di tonnellate di grano nei primi 13 giorni di questo mese, secondo il ministero dell’Agricoltura, anche se questo è il 34% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”. Molto interessanti le dichiarazioni del capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che si è detto fiducioso che un accordo di esportazione di grano ucraino mediato dalle Nazioni Unite sarebbe stato mantenuto e ampliato per includere l’ammoniaca russa, nonostante le critiche di Mosca all’accordo”. Non possiamo notare la differenza tra il pessimismo di Putin sull’export di ammoniaca e l’ottimismo del Segretario delle Nazioni Unite. Del resto, è lo stesso Guterres ad affermare a chiare lettere che “la fine della guerra Russia-Ucraina è ancora lontana”.
Lo scenario del grano negli Stati Uniti d’America
Negli Stati Uniti d’America, leggiamo sempre nel report, “il complesso del grano è andato meglio, scambiando a doppia cifra in più. In particolare, i prezzi del grano SRW hanno chiuso con un aumento dell’1,75%. I prezzi del grano KC sono rimbalzati dello 0,97%. Anche i frumenti primaverili sono aumentati dell’1,08%. Al contrario, i prezzi del grano KC sono aumentati dello 0,7% da venerdì a venerdì. I prezzi del grano di Minneapolis sono andati ancora meglio guadagnando l’1,2% sulla settimana… Lo slancio di base è stato alleviato dall’accordo dell’ultimo minuto tra le ferrovie statunitensi e i leader sindacali”. Il riferimento è a uno sciopero del mondo ferroviario americano, rientrato in ‘zona Cesarini’. Negli Stati Uniti, in questo momento, lo scenario economico è un po’ complicato, con la Banca centrale – la FED – che ha già aumentato i tassi di interesse e che ha annunciato nuovi aumenti dei tassi di interesse per ‘domare’ un’inflazione piuttosto sostenuta. A differenza dell’Italia, dove le super bollette di luce e gas hanno provocato qualche blanda protesta dei commercianti e il silenzio di milioni di famiglie in verità ‘addormentate’ da un’informazione per lo più asservita al Governo, negli Stati Uniti d’America i sindacati, quando vengono toccati i diritti dei lavoratori entrano subito in fibrillazione e, spesso, costringono i Governi – il Governo federale e i Governi degli Stati – a miti consigli. “Il rally del dollaro la scorsa settimana si è unito a un lento impegno degli agricoltori per rendere costosi i cereali statunitensi, frenando di conseguenza la domanda di esportazione – leggiamo ancora nel report -. Dopo quattro settimane di assenza, il Foreign Agricultural Service (FAS) dell’USDA ha ripreso le pubblicazioni settimanali sulle vendite commerciali la scorsa settimana. Per quanto riguarda il grano, le vendite nette per la consegna nel 2022/23 sono state di 217.300 tonnellate (MT), in linea con le aspettative commerciali. Le vendite commerciali da inizio anno 2022/23 ammontano a 10,2 milioni di tonnellate, con un aumento di 1,4 MMT da quando l’USDA ha interrotto i rapporti sulle vendite commerciali il 18 Agosto”. L’USDA, per la cronaca, è il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America. “L’USDA prevede che le esportazioni di grano degli Stati Uniti nel 2022/23 raggiungeranno un totale di 22,45 MMT”.
In aumento le esportazioni di grano canadese
Diamo anche qualche notizia dal Canada, Paese molto caro alle industrie europee che producono pasta (grano duro canadese) e dolci (grano tenero canadese varietà Manitoba). Sono in aumento le esportazioni di grano tenero canadese. “Il Canada ha esportato 279,7 mila tonnellate di grano tenero nella sesta settimana della stagione delle spedizioni, rispetto ai 248,1 mila tonnellate della seconda settimana. Anche le consegne di grano duro sono aumentate a 139,6 mila tonnellate rispetto ai 116,4 mila della settimana prima. Le esportazioni di grano duro sono state di 54,5 mila tonnellate rispetto agli 11 mila della settimana prima”. Detto questo, la produzione di grano duro canadese registra una lieve flessione: 360 mila tonnellate in meno rispetto a una produzione di 6,117 milioni di tonnellate.
In Argentina la siccità limita la coltivazione di grano
Una pessima notizia arriva dall’Argentina, dove tanti agricoltori stanno iniziando ridurre la coltivazione di grano a causa di una prolungata siccità. Altra testimonianza che, nel mondo i cambiamenti climatici non mollano la presa. Per ora – e va detto per fortuna – la siccità si presenta in alcune aree del mondo e non crea eccessivi problemi in altre aree del Pianeta. Il clima, insomma, si va sempre più caratterizzando per eventi estremi: siccità e, in alcune aree del mondo, alluvioni.
La Cina ha smesso di acquistare prodotti agricoli nei mercati internazionali
Una notizia importante arriva dalla Cina, Paese che va riducendo – almeno in questa fase – le importazioni di prodotti agricoli. Abbiamo già accennato al fatto che la Cina è un Paese con un miliardo e 400 milioni di abitanti e quando entra nel mercato mondiale di un prodotto ci va ‘pesante’, nel senso che acquista grandi quantitativi di merce, facendo schizzare all’insù i prezzi. L’Amministrazione generale delle dogane cinesi fa sapere “che l’importazione di mais è stata di 1,8 milioni di tonnellate, in calo del 44,4% rispetto ad Agosto dell’anno precedente. Da inizio anno le importazioni cinesi di mais sono state di 16,93 milioni di tonnellate, il che rappresenta un calo del 20,9% anno su anno. Per quanto riguarda il frumento, con 530.000 tonnellate, le importazioni sono diminuite del 25,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa e le importazioni totali di 6,25 milioni di tonnellate sono diminuite del 10,1%. Le importazioni di orzo ad Agosto sono state di 250.000 tonnellate, in calo del 63,8% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Le importazioni totali di orzo a 4,05 milioni di tonnellate sono state del 43% più deboli rispetto a un anno fa. Le importazioni cinesi di carne di maiale sono diminuite del 50,0% rispetto allo stesso mese di un anno fa, mentre le importazioni totali di 1,07 milioni di tonnellate sono diminuite del 63,6% rispetto allo scorso anno”.
Foto tratta dall’Informatore Agrario
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