Regioni, Province e Comuni siciliani sono in crisi finanziaria a causa delle ottuse e criminali politiche dell’Unione europea/ MATTINALE 486

15 settembre 2022
  • Chi ha ‘infilato’ l’Italia in un sistema monetario folle, impostato sul debito che produce altro debito per i Paesi in difficoltà e sulle agevolazioni per i Paesi furbi, Germania in testa, ha creato un danno enorme ai cittadini italiani. E’ dal sistema euro che nascono i problemi dell’Italia 
  • Nel Sud e in Sicilia, già da anni, fasce di cittadini sempre più ampie non pagano più né tasse comunali, né imposte comunali, né contravvenzioni, né autovelox e, in tanti casi, da anni, non forse pagano nemmeno la corrente elettrica che gli viene ugualmente fornita per non creare disordini sociali
  • Alle emergenze finanziarie strutturali per i Comuni siciliani si è aggiunta oggi l’emergenza bollette 
  • Il vero cancro della finanza locale italiana – con riferimento soprattutto al Sud Italia, ma presto sarà così anche nei Comuni del Nord Italia – è l’Unione europea dell’euro
  • Il grande imbroglio del mercato di salvaguardia vera tagliola per i Comuni
  • Antonella Panzeca: “Intervengano anche i Prefetti perché potrebbero sorgere problemi più difficili da gestire”

Chi ha ‘infilato’ l’Italia in un sistema monetario folle, impostato sul debito che produce altro debito per i Paesi in difficoltà e sulle agevolazioni per i Paesi furbi, Germania in testa, ha creato un danno enorme ai cittadini italiani. E’ dal sistema euro che nascono i problemi dell’Italia 

In queste ore i Sindaci siciliani hanno dato luogo a una manifestazione segnalando una drammatica situazione finanziaria. Il tema non è nuovo. Se ne parla da anni. I Nuovi Vespri, nel corso degli ultimi anni, ha intervistato più volte il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che si occupa proprio di questioni finanziarie. In questo momento molti Comuni non hanno nemmeno i soldi per pagare le bollette della luce e del gas. Lo scenario è complicato e servirebbe una politica diversa a tutti i livelli. A cominciare dai rapporti tra Italia e Unione europea. Il vero problema – questo non finiremo mai di ripeterlo – è, per l’appunto, l’Unione europea dell’euro. Chi ha ‘infilato’ l’Italia in un sistema monetario folle, impostato sul debito che produce altro debito per i Paesi in difficoltà e sulle agevolazioni per i Paesi furbi, Germania in testa, ha creato un danno enorme ai cittadini italiani. I problemi – l’abbiamo accennato – cominciano dalle politiche economiche di rigore imposte a certi Stati dell’Unione europea e tali problemi si trasferiscono, a ruota, alle Regioni, alle Province (che sono ormai quasi sparite) e ai Comuni. Al di là delle stupidaggini che vengono dette – tipo l’Italia aumentando la produttività ridurrà ed eliminerà a poco a poco il proprio debito pubblico: cosa impossibile, perché nessun Paese al mondo può eliminare quasi 3 mila miliardi di debito pubblico “aumentando la produttività” – dentro l’attuale sistema l’Italia verrà stritolata. L’Unione europea predica una cosa e poi, nei fatti, agisce in modo opposto. Prendiamo il caso della sussidiarietà. Da anni l’Unione europea predica la sussidiarietà: i servizi ai cittadini debbono essere forniti dalle istituzioni più vicine agli stessi cittadini. Dopo di che la stessa Ue, imponendo riforme economiche e strutturali folli che hanno solo l’obiettivo di alleggerire le tasche dei cittadini di alcuni Paesi che sono finiti nella trappola massonica e criminale dell’euro – come le riforme che sta imponendo in questi mesi in cambio dei fondi del PNRR – fa fallire i Comuni: proprio quei Comuni che sono i soggetti più vicini ai cittadini e che, secondo la sussidiarietà, dovrebbero fornire i servizi agli stessi cittadini. Servizi che, con la truffaldina legge sulla Concorrenza, verranno gestiti dai privati.

Nel Sud e in Sicilia, già da anni, fasce di cittadini sempre più ampie non pagano più né tasse comunali, né imposte comunali, né contravvenzioni, né autovelox e, in tanti casi, da anni, non forse pagano nemmeno la corrente elettrica che gli viene ugualmente fornita per non creare disordini sociali

E’ inutile girarci attorno: dentro l’attuale sistema euro l’Italia non ha alcuna speranza e i Comuni, piano piano, verranno smembrati, fatti a pezzi e consegnati ai privati che venderanno ai cittadini italiani anche l’aria che respirano. Soltanto i ciechi non si accorgono di quante aziende gloriose che hanno fatto la storia dell’economia italiana non sono più italiane. Anche l’ENI voluto da Enrico Mattei oggi per il 70% è americano. Oggi resistono i Comuni del Nord Italia perché sono più ricchi e i cittadini possono pagare tasse e imposte comunali esose; nel Sud e in Sicilia, già da anni, fasce di cittadini sempre più ampie non pagano più né tasse comunali, né imposte comunali, né contravvenzioni, né autovelox e, in tanti casi, da anni, forse non pagano nemmeno la corrente elettrica che gli viene ugualmente fornita per non creare disordini sociali. In Sicilia, ad esempio, ormai da qualche anno, i deficit di Regione, Province e Comuni sono strutturali. Ogni anno alla Regione siciliana mancano 700-800 milioni di euro per chiudere il Bilancio; quest’anno la Regione siciliana ha chiuso il Bilancio perché in parte ha tagliato alcuni servizi come fa ogni anno, in parte perché è riuscita ad ottenere qualcosa dallo Stato e in parte perché, inaspettatamente, il gettito dell’IVA è aumentato di circa 300 milioni di euro: senza il maggiore gettito IVA la Regione siciliana non avrebbe potuto approvare il Bilancio di previsione 2022. Lo stesso discorso vale per le nove ex Province siciliane alle quali hanno cambiato solo il nome: queste – a parte i fondi RC Auto, circa 220 milioni di euro all’anno che lo Stato ai tempi del Governo Renzi ha deciso di trattenere – vivono di finanza derivata, cioè di trasferimenti che arrivano ogni anno in minima parte, così pagano solo gli stipendi e, al massimo, gestiscono gare di appalti; idem per moltissimi Comuni siciliani che sono ormai in disavanzo permanente: incassano con tasse e imposte comunali meno di quanto gli serve per andare avanti e vivacchiano; e infatti tanti Comuni si limitano a pagare gli stipendi a dipendenti e precari e vanno avanti senza fornire tutti i servizi ai cittadini e, oggi, non hanno nemmeno i soldi per pagare le bollette di luce e gas. Ogni tanto i Sindaci siciliani si riuniscono – come hanno fatto in queste ore – per parlare del nulla: perché nell’attuale sistema euro lo Stato italiano è in eterno disavanzo, le Regioni del Sud sono in sofferenza, le Province quasi non esistono più e i Comuni – nel caso della Sicilia (ma è così anche in altre aree del Sud) – sono in disavanzo strutturale. Gli unici fondi che arrivano nel Sud e in Sicilia sono i soldi per i grandi appalti che servono non per completare i lavori ma per fare ‘mangiare’ i progettisti in combutta con i politici e per ‘bruciare’ fondi pubblici per grandi opere pubbliche che non verranno mai completate. Attenzione: i fondi che arrivano al Sud e in Sicilia per grandi appalti sono, sì e no, un quarto di quelli che lo Stato gli scippa, fondi che, in buona parte, vanno, appunto, a grandi appalti che vengono gestiti da grandi gruppi del Nord Italia. Il resto sono solo chiacchiere.

Alle emergenze finanziarie strutturali per i Comuni siciliani si è aggiunta oggi l’emergenza bollette 

Oggi, alle emergenze strutturali, si è aggiunta, per i Comuni, l’emergenza bollette di luce e gas. Importi mostruosi da pagare per Comuni già da tempo in emergenza finanziaria. Lo ricordano due candidati alle elezioni del 25 Settembre nella nostra Isola: Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e candidato nel PD alle elezioni nazionali nel collegio senatoriale di Siracusa e Antonella Panzeca, candidata alle elezioni regionali nel collegio di Palermo nella lista Cateno De Luca Sindaco di Sicilia e, contemporaneamente, candidata nel collegio uninominale Palermo – U01 nella lista Cateno De Luca Sindaco d’Italia. Amenta e Panzeca sollevano un problema concreto, fino ad oggi ignorato dal Governo nazionale e dal Governo regionale. Entrambi i candidati ricordano che, in questo momento, la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani è in grande difficoltà finanziaria: circa 300 Comuni senza Bilancio consuntivo 2021 e oltre 300 Comuni senza Bilancio preventivo, 52 Comuni in dissesto e 50 Comuni sono in Piano di riequilibrio. I Comuni siciliani – a parte qualche eccezione – si trovano in difficoltà finanziarie a causa delle ottuse e stupide politiche di rigore imposte dall’Unione europea. Il meccanismo è il seguente: l’Unione europea impone tagli allo Stato italiano; lo Stato italiano, non sapendo dove trovare i soldi, taglia i fondi alla sanità, alla scuola, alle Regioni e ai Comuni, che si ritrovano, così, ad aumentare la pressione fiscale ai cittadini e a inventare nuovi balzelli, sempre per ‘spremere’ i cittadini: Zone a traffico limitato (Ztl) istituite non per ridurre l’inquinamento ma per fare ‘cassa’; autovelox a tempesta non per evitare gli incidenti ma sempre per fare ‘cassa’ e via continuando con altre tasse e altre imposte. In Sicilia lo scenario si complica, perché la nostra Regione autonoma è stata letteralmente massacrata, sotto il profilo finanziario, dal Governo nazionale di Matteo Renzi. Questo signore – che ha ancora la sfacciataggine di presentare la propria lista in Sicilia (parliamo di Italia Viva in coppia con Azione di Carlo Calenda) ha svuotato le ‘casse’ della Regione siciliana e ha sostanzialmente portato al fallimento le nove Province siciliane che oggi pagano per lo più stipendi, non avendo le risorse finanziarie per occuparsi delle strade provinciali e della manutenzione delle scuole.

Il vero cancro della finanza locale italiana – con riferimento soprattutto al Sud Italia, ma presto sarà così anche nei Comuni del Nord Italia – è l’Unione europea dell’euro

Indirettamente il Governo Renzi ha massacrato pure i Comuni siciliani. Prima che arrivasse il dannosissimo Governo Renzi la Regione siciliana, attraverso il Fondo regionale per le Autonomie locali, erogava ogni anno ai Comuni della nostra Isola quasi un miliardo di euro; dopo gli scippi finanziari del Governo Renzi alla Regione siciliana, il Fondo regionale per le Autonomia locali è stato ridotto a 250 milioni di euro all’anno, fondi che vengono erogati con grande ritardo. Da qui le grandi difficoltà dei Comuni siciliani, che non sanno più dove trovare i soldi per andare avanti. Va sottolineato che i Governi nazionali che si sono succeduti dopo il Governo Renzi – il Governo Gentiloni, i due Governo di Giuseppe Conte e l’attuale Governo Draghi – non hanno restituito alla Regione siciliana, alle nove Province siciliana e, indirettamente, anche ai Comuni siciliani, i soldi scippati dal Governo Renzi. In ogni caso, non va persa di vista la responsabilità primaria della crisi finanziaria dei Comuni siciliani e, in generale, dei Comuni italiani (e anche delle Province) che è dell’Unione europea. Il vero cancro della finanza locale italiana, oggi, lo ribadiamo, è l’Unione europea che una politica italiana di pavidi continua a difendere nel nome del ritornello “dell’Europa dei popoli” e altre amenità varie. In realtà, l’Unione europea di oggi è espressione dell’ultra-liberismo e del globalismo economico, che punta a privatizzare tutto, per penalizzare i cittadini e favorire non le imprese in generale, ma le imprese monopoliste, perché il grande inghippo del liberismo è che prospetta il mercato aperto per consegnare il mondo nelle mani delle multinazionali che sono, per natura e finalità, monopoliste. Un esempio di come la Ue, tramite il Governo di Mario Draghi, punta a privatizzare alcuni servizi essenziali dei Comuni è la citata Legge sulla Concorrenza. Grazie a questa legge truffaldina molti servizi comunali verranno privatizzati. Ufficialmente verranno liberalizzati e tolti ai Comuni che non saranno in grado di gestirli. Una volta finiti nelle mani dei privati i servizi che oggi forniscono i Comuni gratuitamente o a poco prezzo verranno privatizzati e i cittadini pagheranno di più.

Il grande imbroglio del mercato di salvaguardia vera tagliola per i Comuni

E’ nel quadro di questa filosofia economica aberrante che, già da tempo, i Comuni siciliani sono in difficoltà nel pagamento delle bollette della luce. E’ noto che in tante città grandi e piccole le rispettive amministrazioni comunali hanno già ridotto all’osso l’illuminazione pubblica (Palermo è tra queste città al semi-buio); non è esagerato affermare che, se non ci fossero le attività commerciali, molte vie delle città siciliane sarebbero già al buio! “Il problema è molto serio e noi, come ANCI Sicilia, lo segnaliamo da tempo – dice il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Amenta -. Il costo dell’energia elettrica, per tanti Comuni siciliani era già un problema. Oggi, con l’aumento delle bollette, lo scenario è notevolmente peggiorato”. Nell’Aprile dello scorso anno, in un’intervista a I Nuovi Vespri, il vice presidente dell’ANCI Sicilia ha spiegato il meccanismo perverso che sta piegando i Comuni sul fronte della fornitura di energia elettrica: “La storia della fornitura di energia elettrica ai Comuni è incresciosa. E ho fatto più volte presente alla politica siciliana di intervenire a tutela dei cittadini. Lo scenario è il seguente. Già paghiamo l’energia elettrica maggiorata del 30%. Se un Comune non paga le bollette nei termini prestabiliti – e purtroppo succede spesso, perché i Comuni siciliani sono in molti casi in grande difficoltà finanziaria – vengono trasferiti nel cosiddetto mercato di salvaguardia, con una maggiorazione dei costi del 40%. Se il Comune non paga, il credito viene venduto alle società private di riscossione. Così cominciano le trattative, le sanzioni, gli interessi da far pagare agli ignari cittadini. Ti fanno una cortesia a non spegnere paesi e città. Ma bisogna pagare. E’ un sistema folle. Mentre a Roma discutono di ripartenza con il Recovery plan, nei territori i Comuni vengono strozzati”. Oggi lo scenario è peggiorato e le bollette già salate sono ancora maggiori. “Serve un intervento del Governo nazionale e del Governo regionale siciliano – aggiunge Paolo Amenta – che non possono fare finta che il problema non esista. Ne è pensabile trasferire sui cittadini i maggiori costi dell’energia elettrica, anche perché i cittadini, in Sicilia, non rispondono più, perché molti di loro sono impoveriti. Ricordo che in Sicilia il 50% della popolazione non paga già da tempo i tributi locali, figuriamoci se pagheranno con nuovi tributi le bollette della luce maggiorate”.

Antonella Panzeca: “Intervengano anche i Prefetti perché potrebbero sorgere problemi più difficili da gestire”

“I Comuni siciliani – ricorda Antonella Panzeca – erano già in difficoltà prima che le bollette andassero alle stelle. Oggi la situazione è drammatica. I Comuni forniscono servizi ai cittadini e tali servizi non possono essere interrotti. Non è pensabile, infatti, che i gestori taglino la luce ai Comuni! A breve riapriranno le scuole e le scuole non possono funzionare senza energia. È necessario un intervento immediato sia in sede di Governo nazionale che regionale, a meno che non pensino che i Comuni della nostra Isola debbano spegnere l’illuminazione pubblica, non aprire le scuole, chiudere gli uffici e via dicendo. Tutti noi viviamo in famiglia e sappiamo quanto incide il costo dell’energia sul bilancio familiare. Molte imprese sono in grande difficoltà e molte di esse rischiano di chiudere in quanto non riescono a coprire i costi di produzione ma non dobbiamo dimenticare che il problema lo vivono anche i Sindaci della Sicilia, chiamati in un momento difficilissimo ad affrontare l’ennesima emergenza economica e finanziaria che, nel caso della corrente elettrica e del gas, rischia di trasformarsi in un’emergenza di tenuta delle istituzioni locali. Chi attualmente ci governa intervenga e se è il caso intervengano anche i Prefetti perché potrebbero sorgere problemi più difficili da gestire. Serve un intervento della politica e serve in tempi brevi!”.

 

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