di Enzo Guarnera
La ossessiva e fuorviante programmazione televisiva su vita e morte della Regina Elisabetta, nonché sui destini prossimi venturi dei suoi familiari, ha determinato alcuni nostalgici rigurgiti di monarchia.
Ho persino ricevuto un indirizzo email inglese al quale inviare le mie condoglianze alla famiglia reale.
Con la promessa che il mio nome sarebbe stato scritto in un apposito album da consegnare poi al re Carlo III.
Poiché ho difficoltà ad inviare la email, ho pensato di meglio.
Ricordare a tutti coloro che ancora si fregiano di titoli nobiliari, ereditati o comprati, quanto prevede la XIV disposizione transitoria della nostra Costituzione:
“I titoli nobiliari non sono riconosciuti”.
“La legge regola la soppressione della Consulta araldica”
Pertanto si rassegnino: essi sono semplici cittadini della Repubblica Italiana, come tutti gli altri.
Con l’augurio che si comportino in modo da meritare tale appellativo.
E ricordare, a quanti non lo sapessero, come si diventava imperatore, re, nobile.
La spiegazione parte da molto lontano, e sarà breve e semplice semplice.
Ho pensato di farla a scuola, appena ricomincerò ad incontrare i ragazzi sui temi della legalità.
Eccola.
Quando il genere umano apparve sulla terra essa apparteneva a tutti, in egual misura.
Poi alcuni prepotenti si misero assieme e decisero di appropriarsi con la violenza di quanto era bene comune.
Così sottomisero i più deboli e fragili, li misero al loro servizio, li fecero schiavi e sudditi.
Ma tra i prepotenti nacque l’invidia, l’ingordigia, e la voglia di potere.
Così cominciarono a combattere tra loro, formando varie bande.
Anche in questo caso la logica fu sempre la stessa: prevalsero le bande più forti.
Allora i capi banda decisero di rendersi importanti agli occhi dei sudditi, e si auto-fregiarono di appellativi, quale imperatore e re.
Per coloro che li avevano sostenuti nella guerra vittoriosa con le altre bande inventarono i titoli nobiliari.
Questa semplice sintesi storica consente di affermare che fu allora che nacque la mafia e la cultura mafiosa.
Che non è mai morta, anzi si è espansa a macchia d’olio, diventando sempre più sofisticata.
Se questa è l’origine di tutte le monarchie e dei titoli nobiliari, anziché esibirli bisognerebbe vergognarsene.
Alla loro origine vi sono progenitori che hanno commesso gravi delitti.
Non conosco l’inglese. Se trovo qualcuno che sappia tradurre bene questa semplice spiegazione potrei inviarla a Carlo III, con quell’indirizzo email che mi hanno fornito.
Se la capisce lui la capiranno anche i ragazzi delle scuole medie dove andrò tra qualche settimana.
In ogni caso, “Dio salvi il re”!
Foto tratta da Cataldi.com