I fatti, quando sono suffragati dai numeri, sono testardi e non possono essere smentiti. E cosa dicono i fatti sul caro-energia in Italia? Che nel Belpaese, in questo momento, come ha raccontato al DiariodelWeb.it, Raffaele Madeo, presidente dell’Associazione Tni Italia, si pagano 0,50 euro al kWh e che in Autunno si arriverà a 0,70 euro al kWh. Se si fa il raffronto con altri Paesi europei ci si accorge che nel nostro Paese potrebbe essere andata in scena una volgare speculazione che né il Governo di Mario Draghi, né la maggioranza che in Parlamento ha sostenuto l’attuale Governo dimissionario hanno bloccato. Parlano i fatti: in Spagna e in Portogallo, per citare due esempi in Europa, si pagano 0,15-0,20 al kWh. C’è o no un po’ di differenza con l’Italia? A Roma, in queste ore, i ristoratori sono scesi in piazza e hanno manifestato davanti la sede dell’ENI, il colosso ormai solo in parte italiano che l’Italia ha consegnato per il 70% agli americani. Pensate un po’ che brutta fine che ha fatto l’Italia: l’ENI, voluto da Enrico Mattei negli anni subito successivi alla seconda guerra mondiale, proprio con Mattei presidente, ha combattuto una durissima battaglia contro le cosiddette ‘Sette sorelle’ del petrolio: le statunitensi Exxon, Mobil, Texaco, Standard oil of California (Socal), Gulf oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la britannica British petroleum, che fino alla crisi petrolifera hanno svolto un ruolo dominante nel mercato del petrolio. Mattei venne assassinato il 27 Ottobre del 1962 proprio perché cercava di opporsi allo strapotere delle ‘Sette sorelle’ del petrolio. E che ha fatto l’Italia ‘intelligente’ e liberista? Ha consegnato il 70% circa dell’ENI agli americani, cioè ai nemici di Mattei. Questo già dà la misura di quanto sia ormai alla frutta l’Italia, a prescindere dalle crisi petrolifere, del gas, dell’euro e di tutto il resto. Perché in un Paese, quando vengono meno i valori morali fondanti resta solo cenere e una classe dirigente fallimentare.
Tornando all’ENI ormai di fatto a maggioranza americana (l’Italia ha conservato un misero 30%), non è certo un caso se i ristoratori abbiano organizzato una manifestazione di protesta davanti la sede del gruppo che fu di Mattei. Il perché lo spiega sempre Madeo: “Perché è un simbolo italiano. Una multinazionale partecipata al 30% dallo Stato e al 70% principalmente da tre aziende americane. Questo non è un dettaglio da poco. Lo Stato dovrebbe fare lo Stato, cioè tutelare piccole e medie imprese e famiglie. Invece, solo quest’anno, l’Eni ha fatto 4,2 miliardi di extraprofitto, di cui due miliardi circa in soli tre mesi”. Tni Italia si è rivolta ai giudici: “Abbiamo presentato attraverso il nostro studio legale un esposto a Roma e a Firenze e, sulla base dei luoghi in cui sorgono i nostri ristoranti, lo estenderemo a tutto il resto d’Italia. Questa è una grande novità nel panorama nazionale, perché permetterà di sospendere i pagamenti… Vogliamo capire se, come pensiamo noi, questo innalzamento dei prezzi è solo speculazione. Chiediamo alla Magistratura di indagare e, se ci sono dei colpevoli, che vengano chiamati a rispondere delle loro responsabilità”. L’associazione Tni Italia ha lanciato anche una petizione su Change che ha già raccolto oltre 130 mila firme. L’esposto presentato da Tni Italia accerterà se si è trattato di speculazione. Però una domanda rimane: dove erano i partiti politici – soprattutto dov’erano i partiti che sostenevano il Governo Draghi – quando è iniziata la crescita dei prezzo del gas? Commenta ancora Raffaele Madeo a proposito del dibattito politico che fino ad oggi è stato inconcludente: “Tante parole: da sinistra a centro a destra, tutti dicono le stesse cose. Ma nessuno ricorda che un Governo c’è, è in carica, con un presidente pagato, dei parlamentari pagati. Eppure lo scostamento di bilancio per aiutare le imprese non l’abbiamo ancora visto. La speranza è che arrivi in fretta. Perché se dobbiamo aspettare le elezioni del 25 Settembre, poi l’incarico al nuovo premier e la nomina dei ministri a fine Ottobre, noi saremo già morti e chiusi”.
Già, lo scostamento di Bilancio che il Governo Draghi si rifiuta di effettuare. Ora, per completezza d’informazione, citiamo un articolo de Il Sole 24 Ore del 29 Luglio di quest’anno sugli utili dell’ENI. “ENI – leggiamo nell’articolo del quotidiano di Confindustria – manda in archivio il primo semestre con un balzo dell’utile netto di 7,398 miliardi, in crescita dagli 1,103 miliardi dello stesso periodo del 2021 e un utile netto adjusted di 7,08 miliardi dagli 1,199 miliardi del 2021. Sale anche l’ebit adjuestd del semestre, pari a 11,03 miliardi, in crescita del 228 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, sostenuto dal favorevole andamento dello scenario dei prezzi delle commodity, nonché dai robusti margini di raffinazione e dalla costante attenzione al controllo dei costi e alla perfomance operativa del business”. Se continuate a leggere l’articolo de Il Sole 24 Ore (che trovate anche qui) vi accorgerete che il merito di questi ottimi risultati ottenuti dall’ENI vengono spiegati con la “costante attenzione” e con il “controllo dei costi”. Tutto perfetto. Ora andiamo un po’ avanti e indietro, per provare a capire cosa sta succedendo. In queste ore – cosa nota a tutti – il Governo di Mario Draghi, come già accennato, si rifiuta di effettuare uno scostamento di Bilancio, perché l’Italia ha già 2 mila miliardi e 800 milioni di deficit pubblico e non si può pensare a un nuovo indebitamento. Peccato – cosa che mettiamo spesso in evidenza – che quando si tratta di acquistare e regalare armi all’Ucraina non si bada a spese e l’indebitamento italiano vola; quando invece c’è da aiutare famiglie e imprese italiane l’Italia non si può indebitare. Dove si dimostra che in Italia gli ucraini e gli americani valgono molto di più dei cittadini italiani (in Ucraina, è noto, c’è un Governo fantoccio messo lì dagli Stati Uniti d’America). In alternativa allo scostamento di Bilancio il Governo Draghi ha fatto sapere di avere reperito 10-12 miliardi di euro, cifra irrisoria per aiutare famiglie e imprese italiane.
Ora torniamo un po’ indietro. E torniamo al 7 Luglio di quest’anno. Tema: i soldi che lo Stato italiano ha incassato con l’IVA grazie al caro energia. Titolo dell’articolo de Il Sole 24 Ore: “Entrate fiscali, il caro energia fa esplodere l’Iva sulle importazioni: +59,9%”. Sommario: “In forte aumento anche le accise: +35,7% per quella sul gas naturale per combustione. Gettito complessivo a quota 188,7 miliardi”. Andiamo all’articolo: “Un vero e proprio boom. Si consolida l’extragettito per il Fisco a causa del caro energia. Il dato più lampante arriva dall’IVA all’importazione che nel periodo compreso da gennaio a maggio 2022 registra un incremento di quasi 3,3 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato che, come chiarisce espressamente il ministero dell’Economia nella nota di accompagnamento, «è legato, in larga parte, all’andamento del prezzo del petrolio che è risultato in crescita”. E ancora: “Nel complesso le entrate tributarie hanno raggiunto 188,7 miliardi con una crescita del 10,9% (ossia circa 18,6 miliardi in più rispetto ai primi cinque mesi 2021). Un risultato su cui incide anche la ripresa dei versamenti sospesi nel pieno dell’emergenza Covid”. Se leggete tutto l’articolo (che trovare qui) vi accorgerete che tante entrate sono aumentate. A conti fatti, con l’aumento del costo delle bollette di luce e gas ha guadagnato, e bene, anche lo Stato e non soltanto i gestori. Gli unici che, per ora, sono in perdita sono le famiglie e le imprese italiane. Ora, con tutte queste entrate possibile che il Governo Draghi abbia trovato solo 10-12 miliardi di euro per aiutare le famiglie e le imprese italiane? E fino a che punto 10-12 miliardi di euro potranno aiutare famiglie e imprese italiane? R se avesse ragione Raffaele Madeo, quando dice che, senza scostamento di Bilancio, migliaia e migliaia di imprese italiane chiuderanno i battenti?
Foto tratta da AGR Agenzia di stampa