Il fascino degli orologi a incenso cinesi

13 settembre 2022
  • Lo scorrere del tempo, limitato e infinito…
  • La misurazione del tempo nella Torre del Tamburo, all’interno della Città Proibita imperiale di Pechino

di Nota Diplomatica

Lo scorrere del tempo, limitato e infinito…

Il tempo è prezioso, simultaneamente limitato e infinito, per sua natura sfuggente e inafferrabile. Tra gli elementi che governano la vita umana è quello che meno possiamo condizionare. Forse dipende da questo lo straordinario accanimento con cui tentiamo almeno di misurarlo. Non possiamo catturarlo, ma almeno lo guardiamo mentre scorre via… Non c’è praticamente tecnologia che non sia stata adoperata per registrare il suo passaggio: il lasso tra alba e tramonto, lo spostamento delle ombre, la discesa della sabbia in una clessidra, aggeggi fatti di ruote, pendoli e molle e, più di recente, l’oscillazione di certi cristalli e la vibrazione degli atomi. Il botanico svedese Carlo Linneo (1707-1778) creò perfino una sorta di orologio floreale, un giardino i cui fiori si aprivano e si chiudevano a cadenza regolare a seconda dell’esposizione al sole. Funzionava, seppure in maniera approssimativa e nei limiti del clima scandinavo.

La misurazione del tempo nella Torre del Tamburo, all’interno della Città Proibita imperiale di Pechino 

Tra i meccanismi di misurazione una volta comuni e ormai dimenticati ci sono gli interessanti ‘orologi a incenso’ cinesi, di cui un esempio appare nella foto sopra. L’invenzione parrebbe risalire al Sesto secolo. Sfruttando un principio paragonabile a quello per cui la lunghezza di una miccia può determinare il momento dello scoppio di una carica esplosiva, la lenta ma prevedibile combustione della traccia d’incenso misurava con sufficiente precisione gli intervalli del tempo. Lo scopo della sua forma ‘a dedalo’ non aveva (solo) una finalità estetica, bensì permetteva di comprimere la lunga traccia in uno spazio relativamente ristretto. Nei primi anni della duratura dinastia Qing (1644-1911) gli orologi a incenso bruciavano ancora tutte le notti nella Torre del Tamburo, all’interno della Città Proibita imperiale di Pechino, per dare la corretta cadenza – trasmessa poi a ‘tamburellate’ – che delimitava i turni di guardia e la chiusura notturna delle numerose porte dell’antica capitale cinese. I limiti di un orologio che brucia sono evidenti. I problemi pratici derivanti dalla cenere e dalla produzione del calore sconsigliano l’utilizzo della tecnica nel formato ‘da polso’. Tuttavia, la possibilità di girare portandosi appresso una propria nuvola d’incenso ha le sue attrattive.

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