Com’era prevedibile, stamattina Gazprom – il colosso russo controllato dal Governo della Federazione russa che si occupa soprattutto dell’estrazione e della vendita di gas naturale – non ha riaperto i ‘rubinetti’ del gas verso l’Unione europea. Lo stop all’erogazione di gas verso l’Europa, attraverso il gasdotto Nord Stream 1 è iniziato tre giorni fa, ufficialmente per effettuare improbabili riparazioni. In realtà il presidente della Russia, Putin, sta giocando a fare il gatto con il topo. Il gatto, appunto, è la Russia, il topo è l’Unione europea. Anche in questo caso il ‘gatto’ ha trovato la scusa: il gas russo non può arrivare ai Paesi dell’Unione europea perché ci sono perdite d’olio. Prima di tornare a erogare il gas all’Europa bisognerà trovare e riparare queste “perdite d’olio”: potrebbero volerci due giorni, due settimane, due mesi, due anni, due decenni… Il finale di questa storia, se proprio la dobbiamo dire tutta, era già scritto. L’Unione europea – che di fatto è un tappetino degli Stati Uniti d’America – non può smettere di fornire armi all’Ucraina e di appioppare sanzioni (demenziali) alla Russia. I russi hanno avuto tanta pazienza con l’Unione europea ma adesso si sono rotti i cabbasisi (anche in Russia esistono i cabbasisi); prima hanno ridotto le forniture di gas sperando che la Ue cambiasse atteggiamento; ma l’Europa – che non può disobbedire a Washington – insiste con armi e sanzioni. Da qui la mossa di Putin: basta gas all’Unione europea. Risultato: augelli senza zucchero per l’Europa… Agli osservatori attenti, non sfugge che lo stop del gas russo all’Europa arriva proprio quando la stessa Unione europea aveva cominciato a bloccare le speculazioni al rialzo sui prezzi del gas. Morale: se fino ad oggi il prezzo del gas in Europa è andato su in parte per le speculazioni al rialzo e, nelle ultime settimane, anche per la riduzione delle forniture di gas russo, da oggi in poi il prezzo del gas andrà su per carenza di offerta.
Le mosse di Stati Uniti e Russia – che sembrano concertate – hanno un preciso significato politico e geopolitico: l’Unione europea dell’euro non serve più né agli americani (e quindi all’area del dollaro americano), né ai russi (e quindi ai Paesi che hanno iniziato a sganciarsi dall’ara del dollaro: si tratta dei Paesi del cosiddetto BRIC, sigla che sta per Brasile, Russia, India, Cina, a cui si è aggiunto il Sudafrica, con il probabile appoggio di altri Paesi del Sudamerica e di tanti Paesi dell’Africa). La guerra in Ucraina – che è stata scatenata dagli USA – non è altro che uno scontro tra area del dollaro e i suoi alleati e BRIC (e i suoi alleati). Piazzando un cuneo tra Europa e Russia, l’America punta va indebolire Europa e Russia. La guerra in Ucraina che non ha fermato l’azione dei Paesi del BRIC e dei suoi alleati, che hanno deciso di andare avanti nella creazione di una valuta alternativa al dollaro americano. Nello scontro tra area del dollaro e Paesi del BRIC ovviamente capeggiati dalla Cina, l’Unione europea dell’euro viene considerata inaffidabile da entrambi i contendenti. Ed entrambi i contendenti stanno creando le condizioni per eliminare l’Eurozona. E lo stanno facendo con calma, senza fretta, ma con grande determinazione. Utilizzando la dabbenaggine dei governanti dell’Unione europea, che pensano di essere bravi e intelligenti ma in realtà sono dilettanti allo sbaraglio. Basti pensare che in meno di un ventennio l’Unione europea, per andare dietro all’ultra-liberismo e al globalismo economico, ha perso sia la sovranità alimentare, sia la sovranità energetica. Il 50% dell’economia tedesca dipende dal gas russo; il 40% dell’economia italiana dipende dal gas russo; il 30% dell’economia francese dipende dal gas russo. In questo scenario gli americani si limitano a intimare alla Ue di fornire armi all’Ucraina e di comminare sanzioni alla Russia; per tutta risposta, la Russia chiude i rubinetti del gas e siamo arrivati ai giorni nostri. Americani e russi sanno che l’Unione europea proverà a resistere e andrà sempre più indebolendosi. Con bollette della luce e del gas sempre più insostenibili per famiglie e imprese. In Germania ci sono aziende che si stanno fermando e altre che stanno emigrando verso Paesi dove non ci sono problemi di energia. In Italia, a Napoli, è già andata in scena una manifestazione di protesta con le bollette di luce e gas bruciate in piazza.
Tutti i Paesi dell’Unione europea sono messi male. Ma l’Italia è messa peggio di tutti. Perché? Perché dall’Autunno scorso – quindi prima che scoppiasse la guerra in Ucraina – è iniziata una speculazione su gas e carburante in danno di famiglie e imprese italiane. Il Governo di Mario Draghi avrebbe dovuto bloccare sul nascere la speculazione ma non l’ha fatto. E non l’ha fatto nemmeno quando il Governo, a fine Febbraio di quest’anno, è stato chiamato in causa in Parlamento nel corso di un question time. Già a fine Febbraio, nel corso del citato question time, sono stati esibiti, ‘carte’ alla mano, i grandi profitti dei gestori. Ma non è successo niente. Perché? Chiedetelo al capo del Governo Draghi e ai rappresentanti dei partiti che Febbraio sostenevano lo stesso Governo Draghi: Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia, Italia Viva. Oggi Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, dice che ha posto il problema. Ciò è vero solo in parte: ha posto il problema con grande ritardo e, soprattutto, nulla oggi dice Conte sul futuro: il leader del Movimento 5 Stelle non ha detto che non farà un Governo con Draghi e con il PD. la notizia di queste ore è che il capo del Governo dimissionario – Draghi – un po’ abusivamente – come si legge sui giornali e come racconta la televisione, “sta ragionando sugli extra-profitti dei gestori”. In pratica, non volendo ricorrere allo scostamento di bilancio, il capo del Governo vorrebbe togliere soldi ai gestori che di denaro ne hanno guadagnato tanto. Ma è una presa in giro per prendere e perdere tempo. I gestori – che in parte sono controllati dalle multinazionali – non si faranno certo togliere 50 miliardi di euro dal Governo Draghi per abbattere il costo delle bollette di luce e gas. E’ solo una presa per i fondelli per ingannare i cittadini italiani, arrivare al voto del 25 Settembre senza avere fatto una mazza, carpire il voto degli italiani e poi fregarli. Ricordiamo che il sistema ultra-liberista e globalista è strutturato per ‘inchiappettarsi’ i cittadini, non certo per sostenerli. Tra l’altro c’è anche un problema procedurale: quello che il capo del Governo italiano non ha fatto quando aveva i pieni poteri lo vorrebbe fare oggi da dimissionario: e questo non si può fare. Ribadiamo: è solo una presa in giro che il capo del Governo ha concordato con grillini, PD, Forza Italia, Lega, Italia Viva e anche con Fratelli d’Italia. Come si usa dire in Sicilia, è ‘nna pigghiata pi fissa. In ogni caso, della parte politica che riguarda l’Italia scriveremo nel MATTINALE di domani.
Foto tratta da Il Paragone