- Luigi De Magistris è l’unico politico che parla dei danni che provocherebbe l’Autonomia differenziata
- Il PD di Letta partito di sinistra? Ma finitela con queste barzellette!
- Piaccia o no, Cateno De Luca è l’unica alternativa alla vecchia politica siciliana
- Palermo, eliminato il ‘tappo’ sulla Circonvallazione. Un plauso al Sindaco Roberto Lagalla
- In politica, come nella vita, ci vuole coerenza
- Toto Cordaro dà scacco ai vecchi ‘volponi’ della politica sicilian-democristiana
- Il salto della quaglia di Totò Cardinale
- Formazione professionale siciliana: sui disoccupati delude anche l’assessore Alessandro Aricò
Luigi De Magistris è l’unico politico che parla dei danni che provocherebbe l’Autonomia differenziata
LUIGI DE MAGISTRIS – Forse è l’unico tra i leader politici nazionali a ricordare che i partiti di Governo ( Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia, Italia Viva e anche Fratelli d’Italia) sono favorevoli all’Autonomia differenziata. Il leader di Unione Popolare – formazione politica poco ‘gettonata’ dai mezzi di comunicazione in questa campagna elettorale che vede insieme ManifestA, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e il movimento dello stesso De Magistris, capo di questa forza politica di autentica sinistra – è stato intervistato dal TG 1. De Magistris ha avuto a disposizione pochi secondi, ma in questo tempo breve è riuscito a illustrare con parole semplici e comprensibili a tutti i danni che l’Autonomia differenziata – detta altrimenti Secessione dei ricchi – farebbe se venisse messa in pratica. Chi oggi tra le Regioni italiane ha di più (ovvero le Regioni del Nord Italia), grazie all’Autonomia differenziata, avrebbe ancora di più, mentre che Regioni che oggi hanno meno (ovvero le Regioni del Sud e la Sicilia), avrebbero ancora meno. Bravissimo De Magistris, per lui un 9 meritatissimo.
Il PD di Letta partito di sinistra? Ma finitela con queste barzellette!
ENRICO LETTA – In politica, almeno sui valori fondamentali, non si dovrebbe mentire. Invece Enrico Letta presenta il partito del quale è segretario – il Partito Democratico – come un partito di sinistra. Ora, tutto si può dire del PD con Letta segretario, ma non che sia un partito di sinistra. Letta non fa mistero di essere un sostenitore dell’attuale Unione europea che è espressione dell’ultra-liberismo globalista. Non solo. Come sta dimostrando la guerra in Ucraina, l’Unione europea è schierata, anzi appiattita sugli Stati Uniti d’America. Gli USA hanno imposto all’Unione europea di schierarsi a fianco dell’Ucraina, contro la Russia e l’Unione europea – andando contro gli interessi di 500 milioni di cittadini europei – si è schierata con l’Ucraina e contro la Russia. Se oggi l’economia europea si sta fermando, perché rimasta priva del gas russo, ebbene, ciò è dovuto al fatto che l’Unione europea – ribadiamo: contro gli interessi dei cittadini europei e della stessa economia europea – si è schierata con l’Ucraina e contro la Russia. Ora, come può il segretario del PD, che ha schierato il partito del quale è segretario nazionale, con l’Alleanza Atlantica, definirsi di sinistra? Siamo veramente alle comiche politiche. Letta sa che alla sinistra del PD c’è ormai una formazione politica agguerrita – Unione Popolare – che intercetterà i voti di tanti elettori della sinistra italiana rimasti fino ad oggi ‘prigionieri’ del PD. Tra i tanti schieramenti politici che in questi anni sono nati come posizionati alla sinistra del PD, ma in realtà organici allo stesso PD (per esempio Liberi e Uguali e Articolo 1, partiti che hanno svolto il penoso compito di prendere i voti di cittadini convinti di votare in alternativa al PD che poi si sono accorti di aver votato soggetti organici al PD, che fingevano di essere alternativi al PD), Unione Popolare si annuncia come una forza politica che non ha nulla a che spartire con il PD (a parte Rifondazione comunista di Palermo, partito che alle recenti elezioni comunali del capoluogo siciliano era schierato con il PD e che i vertici di Unione Popolare avrebbero fatto bene a lasciare fuori). Spacciando il PD per partito di sinistra, Letta punta a porsi come alternativa a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, provando a oscurare Unione Popolare. Ma non ci riuscirà, perché benché oscurato da quasi tutti i mezzi di informazione, il partito di De Magistris si farà valere. Basti pensare che alle recenti elezioni regionali calabresi De Magistris candidato presidente della Regione, da solo, ha preso il 15%; e che alle recenti elezioni comunali di Palermo Potere al Popolo – che è uno dei partiti che danno vita a Unione Popolare – ha preso il 4%. Al segretario del PD – ribadiamo, partito della destra ultra-liberista e globalista dell’Unione europea – che si spaccia per segretario di un partito di sinistra non possiamo che appioppare un 3.
Piaccia o no, Cateno De Luca è l’unica alternativa alla vecchia politica siciliana
CATENO DE LUCA – Cateno De Luca, candidato battitore libero alla presidenza della Regione siciliana con il suo movimento Sicilia Vera e con ben 39 liste, ha un grandissimo merito: quello di avere costruito in poco tempo – grosso modo in meno di un anno – una valida e battagliera alternativa alla vecchia politica siciliana rappresentata dal centrodestra, dal centrosinistra e da uno spento e poco credibile Movimento 5 Stelle. Qualche vecchio lettore de I Nuovi Vespri dirà: il blog I Nuovi Vespri alle elezioni regionali siciliane del 2017 e poi alle elezioni politiche nazionali del 2018 (in realtà, anche alle elezioni regionali siciliane del 2013) ha creduto nel Movimento 5 Stelle per restare scottato dal comportamento dei parlamentari grillini, nazionali e dell’Assemblea regionale siciliana. Tutto vero: come milioni di italiani, anche noi siamo rimasti delusi dal Movimento 5 Stelle. Ma la responsabilità non può essere nostra e dei tanti italiani che hanno creduto nel Movimento 5 Stelle e nel suo progetto di rompere il vecchio sistema politico (“Apriremo l’Italia come una scatoletta di tonno”, dicevano certi parlamentari grillini). Se poi questi personaggi presentatisi come rivoluzionari pronti a far saltare il vecchio sistema politico italiano (e siciliano in Sicilia) hanno finito per andare a puntellare il sistema che avrebbero dovuto gettare a terra, ebbene, la responsabilità non può certo essere addebitata agli elettori che hanno creduto in loro. Né la disastrosa esperienza dei grillini – la stesso Movimento di Giuseppe Conte non ha molto a che vedere con l’originario Movimento 5 Stelle – può impedire agli elettori di considerare sbagliata un’idea politica che si propone di rompere il vecchio sistema politico. I grillini hanno fallito miseramente. Alla rivoluzione politica hanno preferito le comode poltrone da 15 mila euro al mese: ma non è detto che siano tutti così. Per questo invitiamo i Siciliani che vogliono rompere il vecchio sistema politico dell’Isola a votare Cateno De Luca e i suoi candidati alle elezioni regionali siciliane del 25 Settembre. Sarà un fallimento? Come facciamo a dirlo prima di metterli alla prova? Ma avete o no presente cosa significherebbe buttare fuori dal Governo della Regione centrosinistra e centrodestra? In Sicilia sarebbe già di per sé una rivoluzione. Noi speravamo di vedere Siciliani Liberi – formazione politica che apprezziamo – schierata con De Luca. Proprio per rompere il vecchio sistema che impedisce a tanti Siciliani di riflettere sull’Autonomia e, perché, no?, anche sull’Indipendentismo. Ma così non è stato. Peccato. Da qui il nostro 7 per Cateno De Luca.
Palermo, eliminato il ‘tappo’ sulla Circonvallazione. Un plauso al Sindaco Roberto Lagalla
ROBERTO LAGALLA – Fino ad oggi non abbiamo scritto in termini positivi del Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Non ci è piaciuto il suo voltafaccia sul Tram in via Libertà: schierato contro il Tram in via Libertà in campagna elettorale per prendere i voti dei tanti palermitani contrari al nuovo possibile sfregio, peraltro nella via più nota e più bella del capoluogo dell’Isola (come se non fosse bastato l’ignobile sfregio di Piazza Politeama con gli alberi tagliati e ‘cementificata’ da un’orribile stazione ferroviaria che, con molta probabilità, non funzionerà nemmeno, in quanto legata a un’opera pubblica inutile, perché l’Anello ferroviario di Palermo è inutile ed economicamente ingestibile), Lagalla ha cambiato opinione dopo essere stato eletto. Solita, pessima politica cittadina torna-contista e trasformista, tipica, del resto, della vecchia politica-politicante di Palermo. Ciò posto, non possiamo non segnalare, per correttezza, un grande successo amministrativo del Sindaco Lagalla e della città: l’eliminazione del ‘tappo’ nella Circonvallazione, quasi a ridosso dello svincolo di via Lazio. Per due anni la precedente amministrazione comunale di Leoluca Orlando – forse la peggiore amministrazione comunale di Palermo degli ultimi cento anni – non ha fatto nulla per liberare migliaia e migliaia di automobilisti da un’interruzione stradale. Per due anni Orlando e la sua Giunta non sono riusciti a venire a capo di questo ‘tappo’. Invece in meno di tre mesi l’amministrazione Lagalla ha eliminato il ‘tappo’ della Circonvallazione, liberando migliaia e migliaia di automobilisti che, ogni giorno, rimanevano intrappolati per un tempo che variava da otto-dieci minuti a oltre mezz’ora nei giorni di grande traffico. Il fatto che tanti commentatori del piffero – o della ‘presunta’ sinistra cittadina, che è la stessa cosa (commentatori del piffero e ‘presunta’ sinistra palermitana si equivalgono) – sulla rete, abbiano cercato di sminuire l’operato dell’amministrazione Lagalla, non fa altro che dimostrare che l’amministrazione comunale di centrodestra ha fatto una cosa che la precedente amministrazione comunale di centrosinistra non è riuscita a fare. Questi sono i fatti. Le chiacchiere, come sempre, stanno a zero. Un bel 7 al Sindaco di Palermo Roberto Lagalla (ma rimangono tutte le nostre perplessità sul Tram in via Libertà).
In politica, come nella vita, ci vuole coerenza
FABRIZIO FERRANDELLI, UGO FORELLO – Abbiamo apprezzato la battaglia politica e culturale fatta dai consiglieri comunali di Palermo Fabrizio Ferrandelli e Ugo Forello (foto a destra tratta da la Repubblica) in difesa della città dalla follia del Tram. Non abbiamo invece apprezzato l’appoggio di questi due consiglieri comunali alla candidata alla presidenza della Regione siciliana del centrosinistra, Caterina Chinnici. In politica la coerenza è tutto, se viene meno la coerenza crolla tutto. Il Tram di Palermo – che a nostro avviso è un’opera pubblica inutile e dispendiosa che, come i 15 km di Tram già in funzione nel capoluogo siciliano, serve solo a chi lo deve realizzare – è patrocinato dal PD. Ora, non si può affrontare una battaglia politica contro il PD a Palermo e poi allearsi con il PD alla Regione siciliana. Non funziona, così, non può funzionare così. Sapete come si chiama questo atteggiamento politico, egregi consiglieri comunali di Palermo Fabrizio Ferrandelli e Ugo Forello? Convenienza del momento. La politica, però, non si può ridurre a questo, perché svilisce il senso vero della stessa politica che – lo ribadiamo – non può fare a meno della coerenza. I nostri due amici potrebbero obiettare: cosa avremmo dovuto fare alle elezioni regionali siciliane? Sicuramente non appoggiare il PD, partito che – come illustriamo proprio in questa rubrica – non ha nulla di sinistra. Sicuramente non annunciando il voto in favore di Caterina Chinnici, già assessore regionale nel Governo di Raffaele Lombardo, presidente della Regione siciliana tra il 2009 e il 2012: assessore, la signora Chinnici, di un Governo regionale che ha massacrato la sanità siciliana proprio nel momento in cui lo stesso Governo regionale avrebbe dovuto scatenare un ‘bordello’ politico contro lo scippo di quasi 600 milioni all’anno dal Fondo sanitario regionale della Sicilia: scippo – disposto dal Governo nazionale di Romano Prodi e avallato dai parlamentari nazionali siciliani della legislatura 2006-2008 – iniziato nel 2007 e arrivato a quasi 600 milioni all’anno proprio nel 2009. Brutto, veramente lo scivolone dei nostri due amici ai quali non possiamo che dare un brutto 4.
Toto Cordaro dà scacco ai vecchi ‘volponi’ della politica sicilian-democristiana
TOTO CORDARO – Abbiamo spesso criticato la gestione delle attività antincendio boschivo della Regione siciliana, totalmente fallimentari. E l’assessore regionale al territorio e Ambiente uscente, Toto Cordaro, è stato tra i protagonisti di questa gestione fallimentare. Poi, in altre attività amministrative, Cordaro ha sicuramente fatto bene, ma sugli incendi boschivi lui e il Governo del quale ha fatto parte hanno toppato. Detto questo, segnaliamo un’operazione politica che merita di essere citata, perché Cordaro ha dato scacco – e che scacco! – a una serie di ‘volponi’ della politica siciliana di scuola democristiana. I fatti. Cordaro è stato per cinque anni assessore del Governo siciliano di Nello Musumeci. Correttamente, è sempre stato vicino al presidente. Eletto cinque anni fa in un contenitore politico che si chiamava pomposamente Cantiere Popolare, ormai scomparso, Cordaro si sarebbe sicuramente ricandidato con la lista del presidente uscente Musumeci nel caso in cui lo stesso Musumeci fosse stato ricandidato. Ma il centrodestra siciliano ha messo da parte Musumeci per candidare il 72enne Renato Schifani, personaggio che per votarlo ci vuole coraggio. Cordaro ha aderito all’UDC per ricandidarsi alle elezioni regionali in questa lista. Ma l’UDC ha deciso di auto-dissolversi nella Nuova DC di Totò Cuffaro che ha sempre detto che non avrebbe candidato deputati uscenti. Insomma, Cordaro è stato fregato. Di scuola democristiana, se Cordaro si fosse ritirato in silenzio il suo seguito elettorale sarebbe finito in buona parte, per la legge della caduta dei gravi, alle altre liste di estrazione democristiana: la citata Nuova DC di Cuffaro e i Popolari e Autonomisti di Saverio Romano e Raffaele Lombardo. Avete presente quando, nel gioco degli scacchi, con il cavallo si dà, contemporaneamente, scacco al Re e alla Regina? Ecco, Cordaro ha fatto una mossa politica che può essere paragonabile al cavallo che dà, contemporaneamente, scacco al Re e alla Regione: ha aderito, sornione, a Fratelli d’Italia. Che significa questo? Che tutto il lavoro che ha svolto in cinque anni in tutta la Sicilia e non soltanto a Palermo – e quindi il consenso che, da assessore regionale, ha raccolto in Sicilia e non soltanto a Palermo non andrà più alle liste di estrazione democristiana, ma a Fratelli d’Italia. E questo vale sia per le elezioni politiche nazionali, sia per le elezioni regionali siciliane. Nell’antincendio boschivo – ribadiamo – Cordaro meriterebbe un 2, ma noi oggi vogliamo premiare la sua operazione ‘scacchistica’. Mettere nel sacco grandi ‘volponi’ della politica non è una cosa facile. Per Cordaro un bel 7 +.
Il salto della quaglia di Totò Cardinale
SALVATORE TOTO’ CARDINALE DA MUSSOMELI – Restiamo sempre in casa democristiana. Per occuparci di una vecchia conoscenza della politica: Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli. Allievo dell’ex Ministro, Calogero Mannino, parlamentare nazionale a partire dalla metà degli anni ’80, Totò Cardinale è diventato noto negli anni dell’UDEUR (fine anni ’90 del secolo passato), quando è diventato Ministro delle Comunicazioni nel Governo Amato di fine anni ’90. Perché Totò Cardinale è finito in questa rubrica? Perché in queste ore ha comunicato, nel corso di una manifestazione organizzata a Mussomeli, il suo appoggio e quello del suo gruppo al candidato di centrodestra alle elezioni regionali, Renato Schifani. Si tratta di un salto della quaglia, perché Totò Cardinale ha militato nella Margherita e poi nel PD, dove sua figlia Daniela è stata eletta per due volte alla camera dei deputati. Insomma, Totò Cardinale sta passando dal centrosinistra al centrodestra. Insomma: ha fatto il Ministro nel centrosinistra, sua figlia è stata per dieci anni parlamentare nazionale del PD e ora papà e figlia passano nel centrosinistra. A papà Totò e alla figlia Daniela un 3 – non glielo leva nessuno.
Formazione professionale siciliana: sui disoccupati delude anche l’assessore Alessandro Aricò
ALESSANDRO ARICO’ – Nominato a fine legislatura assessore regionale alla Formazione professionale, avrebbe potuto imprimere una svolta alla vicenda dei licenziati e abbandonati di questo settore. Licenziati e abbandonati oltre un decennio fa dalla Regione siciliana. Questo personale – un tempo erano circa 8 mila unità, oggi forse non arrivano a 5 mila unità – aspetta da tempo immemorabile l’avvio dei corsi di riqualificazione. Sono stati stanziati, non sappiamo da quanto tempo, 10 milioni di euro ma ancora questi benedetti corsi di riqualificazione non sono partiti. Ci dicono che, forse, partiranno in concomitanza con le elezioni o forse subito dopo. Il “forse” è d’obbligo, perché questa storia si trascina da oltre un decennio. Le cose che non vanno bene, in questa lunga storia di sofferenza di migliaia di persone, sono tante. A cominciare dall’indifferenza della politica. Basti pensare che gli operai della ex Fiat di Termini Imerese, licenziati nello stesso periodo in cui perdevano il posto di lavoro i dipendenti della Formazione professionale, ancora oggi disoccupati, percepiscono, ancora oggi, la Cassa integrazione. Mentre i lavoratori della Formazione professionale siciliana non hanno mai percepito la Cassa integrazione. Della serie, lavoratori disoccupati siciliani di serie A e lavoratori disoccupati siciliani di serie B. Due pesi e due misure. Ora veniamo a sapere che i lavoratori disoccupati della Formazione professionale siciliana, dopo i corsi di riqualificazione (ammesso che questi corsi di riqualificazione vengano banditi, tra ritardi della burocrazia del Dipartimento regionale della Formazione e indifferenza della politica) non verrebbero indirizzati da alcuna parte. Il tutto nella confusione totale. Intanto diamo un 4 — assessore Aricò.
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