Il nostro amico Roberto Carchia, grande esperto in agricoltura, posta su Facebook una riflessione molto lucida:
Quando conviene più bruciare il cibo che mangiarlo!
2018
Grano duro per fare pasta 25cent/kg
Pellet da bruciare in stufa 50cent/kg
2022
Grano duro per fare pasta 50cent/kg
Pellet da bruciare in stufa 1 euro/kg
MORALE
Ha senso produrre cibo ad un prezzo pari a meno della metà dell’energia che serve a produrlo?”. Questa riflessione è al netto – supponiamo – della crisi del gas – perché con l’aumento del prezzo del gas, che in Inverno si usa per riscaldare gli ambienti, è probabile che il prezzo del Pellet aumenterà.
Una riflessione simile l’ha fatta quattro anni fa Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia:
“Oggi, andando dal mio fornitore di sansa per riscaldamento, per curiosità, ho chiesto il prezzo del ‘nocciolino’ e mi ha detto che si vende a 20 c.mi… Ho chiesto poi il prezzo del grano e mi ha risposto: 18 centesimi. Mi pare logico che, se non fosse per l’attaccamento che noi Siciliani abbiamo per il grano e quindi per il pane, converrebbe bruciare grano…”. Insomma, quattro anni fa il ‘nocciolino’ per riscaldamento si vendeva a 20 euro al quintale, mentre il grano duro si vendeva a 18 euro al quintale. Oggi – ci dice Carchia – la situazione +è di gran lunga peggiorata: infatti il Pellet da bruciare nella stufa da riscaldamento costa il doppio del grano duro: il Pellet costa 1 euro al Kg, il grano duro costa 50 centesimi al kg. Carchia fa riferimento al grano duro che si vende in Puglia – 50 euro al quintale – mentre in Sicilia il prezzo del grano duro è ancora più basso, 42-43 euro al quintale. A questo punto, per riscaldare, conviene bruciare il grano duro, come scriveva quattro anni fa Cosimo Gioia? Ma se è così, com’è possibile che mezza Africa è senza grano per mangiare? C’è o no qualcosa che non funzione nel ‘meraviglioso’ mondo ultra-liberista e globalista che piace tanto a Mario Draghi e alla sua Unione europea dell’euro?
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