In lingua italiana si chiama presa in giro o presa per i fondelli. In Sicilia si usa una formula linguistica più giocosa: pigghiata pi fissa o pigghiata pu culu. Ed è quello che succederà con l’aumento spaventoso delle bollette di luce e gas. Per la prima volta, nella storia della Repubblica italiana, gli elettori del nostro Paese hanno tra le mani uno strumento – il voto per il rinnovo di Camera dei deputati e Senato (e in Sicilia anche il voto per eleggere il presidente della Regione e la nuova Assemblea regionale siciliana) – che può costringere i partiti politici di governo (Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia e l’accoppiata Italia Viva-Azione) e il partito che pensa di vincere le elezioni e di andare a governare, ovvero Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, a fare qualcosa di concreto e di efficace per fronteggiare l’aumento delle bollette di luce e gas. Perché parliamo di presa in giro? Perché la nostra sensazione – che in realtà è più che una sensazione – è che questi partiti stiano studiano il modo per prendere per i fondelli gli elettori italiani. Il loro obiettivo è promettere il possibile e l’impossibile, prendersi i loro voti il 25 Settembre senza avere fatto nulla di concreto per il caro bollette e poi tirare avanti per altri cinque anni massacrando famiglie e imprese italiane. Però questa volta il passaggio è un po’ stretto: perché gli italiani si potrebbero anche svegliare, potrebbero capire che si sta profilando una presa in giro da parte di questi partiti e, volendo, potrebbero anche non votarli. Proviamo ora a illustrare perché questi partiti stanno cercando di prendere in giro gli elettori.
Al di là delle formule più o meno dotte e più o meno furbe utilizzate dagli esponenti di questi partiti, l’unica cosa concreta che si deve fare per frenare l’aumento delle bollette è trovare i soldi. Il resto sono solo chiacchiere. Ma dove potrebbero essere trovati questi soldi? La soluzione più logica sarebbe il ricorso alla moneta di Stato, ovvero una moneta non a debito. L’Italia, quando era ancora un Paese più libero di oggi, ha fatto ricorso alla moneta di Stato. Correva l’anno 1966. Il democristiano Aldo Moro era allora Presidente del Consiglio dei Ministri. Aveva l’esigenza di finanziare spese statali per 500 miliardi di lire. Un grande investimento. Ma c’erano problemi con la Banca d’Italia. A questo punto il capo del Governo decise di finanziare la spesa con l’emissione di cartamoneta da 500 lire. Allora c’erano le 500 lire di metallo (che peraltro erano molto belle). Moro decise di ricorrere a una moneta di Stato. Per la precisione, biglietto di Stato a corso legale. Un messaggio preciso: a governare l’Italia era la politica espressione del popolo, non la tecnocrazia bancaria (e massonica). La prima emissione delle 500 lire di carta si materializzò con il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 20 Giugno 1966 e del 20 Ottobre del 1967. La firma sul DPR era quella dell’allora capo dello Stato, Giuseppe Saragat. La seconda emissione si materializzò con il DPR del 14 Febbraio del 1974. Con la firma dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone. Moro dimostrò che si poteva emettere denaro senza indebitare lo Stato. Soldi che servivano per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario non indebitava l’Italia (l’esatto contrario di quello che avviene oggi). Aldo Moro era un vero leader, un gigante della politica. Gli attuali politici italiani dei partiti che abbiamo citato non possono certo essere paragonati a Moro. Ma la soluzione è sempre valida.
Preveniamo subito la domanda: i trattati europei consentono all’Italia di ricorrere alla moneta di Stato? Non possiamo entrare nel merito di questa vicenda, peraltro estremamente tecnica. Diciamo soltanto che il giornale on line scenarieconomici.it, in un’inchiesta di qualche tempo fa, e l’economista Nino Galloni , hanno dimostrato che l’Italia, con alcuni aggiornamento legislativi, lo può fare. Il problema è la volontà politica. Il Governo Draghi e i sei partiti politici citati vogliono ricorrere a questa soluzione, da effettuare in tempi brevi? A noi sembra proprio di no, perché nessun esponente di questi partiti ha parlato di ricorso alla moneta di Stato. Oltre alla moneta di Stato – che il capo del Governo dimissionario e i rappresentanti dei sei partiti non hanno nemmeno citato – quale potrebbe essere l’altra soluzione o le altre soluzioni? Qualcuno ha parlato di credito d’imposta. Questa soluzione potrebbe andare bene per le imprese e per le famiglie in grado comunque di affrontare il pagamento delle super bollette di luce e gas. Ma è una soluzione che potrebbe riguardare una parte delle imprese e pochissime famiglie. Le imprese oggi in grandissima difficoltà e la stragrande maggioranza delle famiglie italiane non sanno che farsene del credito d’imposta, anche perché con il sistema fiscale italiano – che è un sistema con la pressione fiscale più alta d’Europa e tra i più alti del mondo – tante imprese e tantissime famiglie sono in ritardo con il pagamento delle imposte. Chi ha lanciato questa proposta o non conosce la situazione di imprese e famiglie italiane o sta solo cercando di prendere per i fondelli le imprese e le famiglie italiane.
Girare attorno al problema non serve: per fronteggiare l’aumento delle bollette di luce e gas servono soldi freschi e l’unico modo per avere soldi freschi, nel sistema monetario da strozzinaggio creato dall’Unione europea dell’euro, è lo scostamento di bilancio, ovvero la creazione di nuovo debito pubblico. Ribadiamo: il sistema per creare denaro senza indebitamento c’è: ed è il citato ricorso alla moneta di Stato. Ma la moneta di Stato non piace agli strozzini dell’Unione europea, che hanno creato l’euro come un vestito su misura per gli interessi della Germania: un sistema truffaldino con il quale i tedeschi drenano risorse ai Paesi in difficoltà per fari i cavoli propri. A questo punto ci consentiamo una digressione. Nel sistema euro che governa la moneta, per avere il denaro bisogna indebitarsi con una Banca privata. Ricordiamo, infatti, che la Bce, sigla che sta per Banca centrale europea non è una Banca pubblica che viene in aiuto agli Stati europei, ma una Banca privata – controllata sostanzialmente dai tedeschi – che presta denaro agli Stati dell’Unione europea a pagamento. In questo momento il debito pubblico italiano sfiora i 2 mila e 800 miliardi di euro. Non impressionatevi: la cifra è enorme, ma sappiate che, al 31 Dicembre del 2018, l’Italia aveva già restituito 4 mila miliardi di interessi sul proprio debito pubblico, soldi tolti con le tasse e le imposte alle famiglie e alle imprese italiane. Quando diciamo che il sistema euro è un sistema monetario di strozzinaggio ci riferiamo proprio a questo. Il debito pubblico, per alcuni Paesi dell’Unione europea, è una truffa legalizzata che, come già accennato, serve alla Germania per drenare denaro a questi Paesi. Lo hanno fatto qualche anno fa con la Grecia.
Già, la Grecia. Ricordate? Tantissimi cittadini greci, per un debito di 300 miliardi di euro del loro Paese, sono stati ridotta in miseria dai banditi dell’Unione europea, con in testa le banche tedesche. E la stessa cosa vogliono fare con l’Italia che, lo ribadiamo, quattro anni fa aveva pagato 4 mila miliardi di interessi sul proprio debito pubblico. Italia che, a parte la pausa per il Covid, continua a pagare interessi su interessi. Il ricorso alla moneta di Stato interromperebbe questa spirale di indebitamento dell’Italia. Ma l’Unione europea dell’euro e i partiti politici italiani venduti all’Unione europea dell’euro non sono interessati a salvare le imprese e le famiglie italiane: al contrario, sono interessate a farle fallire. Fino ad oggi ci sono riuscite in parte, adesso ci stanno provando con le super-bollette. A causa delle super-bollette di luce e gas molte imprese italiane falliranno e saranno massacrate dal sistema bancario. Ricordiamo che il sistema bancario che opera oggi in Italia è ormai solo parzialmente italiano, perché molte banche sono ormai controllate da banche estere. La stessa cosa avverrà con milioni di famiglie italiane che non saranno in grado di pagare le bollette. La strada scelta dagli ‘europeisti’ per ‘strozzare’ imprese italiane e famiglie italiane in difficoltà è lenta ma inesorabile. Prima, quando la guerra in Ucraina non aveva nulla a che vedere con l’aumento del prezzo del gas e con l’aumento delle bollette del gas e della luce ma era solo frutto di una volgare speculazione mai bloccata dal Governo e dalla politica, il Governo e la politica hanno inventato il pagamento a rate delle bollette; ora che l’aumento del prezzo del gas e, quindi, anche l’aumento delle bollette del gas e della luce dipende in parte dalla speculazione e in parte dalla guerra in Ucraina, il Governo e i partiti stanno allargando le braccia: lo scostamento di bilancio, dicono, non si può fare (in queste ore si stanno anche inventando problemi costituzionali: mai come in questo momento gli Azzaccagarbugli di manzoniana memoria servono per ingannare famiglie e imprese italiane); troveremo – dicono sempre Governo e i sei citati partiti – altre soluzioni. Ma quali sarebbero queste altre soluzioni? E via con le chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Forse i partiti, per completare la presa in giro – o a pigghiata pu culu, per dirla alla siciliana – riusciranno ad ottenere dai gestori di ritardare l’invio delle bollette di luce e gas alle stelle a dopo il 25 Settembre. Insomma, giusto il tempo di carpire il voto agli italiani per poi ‘cucinarli’ nei prossimi cinque anni.
Che dire, allora? Solo un paio di cose. E’ vero, la guerra in Ucraina sta mettendo in difficoltà l’Unione europea. Ma gli attuali padroni del vapore dell’Unione europea non sono cambiati. Dovete sapere che nonostante si siano già ‘sciroppati’ 4 miliardi di euro di interessi sul debito al 31 Dicembre 2018, i signori dell’Unione europea non riescono a ‘digerire’ il fatto che l’Italia abbia un debito pubblico pari a quasi 2 mila e 800 miliardi di euro e un risparmio privato forse superiore a 5 mila miliardi di euro. Ed è a quello che sta puntando l’Unione europea dell’euro: sì, vogliono impadronirsi, in un modo o nell’altro, almeno di una parte consistente del risparmio privato degli italiani. Magari 2 mila miliardi di euro di risparmio privato, tanto l’Italia resta sempre nel sistema truffaldino dell’euro e con la moneta a debito e tra sette-otto anni gli amici dell’Unione europea si prenderanno i restanti 3 mila miliardi di risparmio privato. Banditi fino al midollo, gli ‘europeisti’. Si può fare qualcosa per rompere questo sistema? Sì: intanto pressare il Governo dimissionario di Draghi e i sei citati partiti per provare a fargli fare qualcosa di concreto per affrontare il problema delle super-bollette di luce e gas prima e non dopo il 25 Settembre. Se si deve ricorrere alla moneta di Stato, ebbene, che lo si faccia subito, in ogni caso entro il 25 Settembre; se si deve ricorrere allo scostamento di bilancio per almeno 50 miliardi di euro (meno no, di più sì), ebbene, che lo si faccia subito. Se il Governo e i sei citati partiti politici proporranno altre soluzioni, sappiate che si tratterà di prese per i fondelli. Allora non resta che utilizzare il formidabile strumento del voto. Se entro il 25 Settembre non ci sarà una soluzione concreta ed efficace per fronteggiare il problema delle super bollette di luce e gas, ebbene, non votate per Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia, Italia Viva-Azione e Fratelli d’Italia (per inciso, la leader di questo partito, Giorgia Meloni, ha detto a chiare lettere di essere contraria allo scostamento di bilancio, ma ancora non ha spiegato quale sarebbe l’alternativa: tenetene conto). Ricordatevi che alle elezioni politiche nazionali (e, in Sicilia, alle elezioni regionali, che – è noto – si celebreranno lo stesso giorno delle elezioni nazionali, il 25 Settembre) non ci sono solo questi sei partiti: ce ne sono altri che è possibile votare. Una volta ogni tanto facciamo capire a governanti e politici che in Democrazia il potere è del popolo che lo esercita anche con il voto intelligente.
Visualizza commenti