La Sicilia tra mare terra ha tanto gas ed estrae tanto gas ma le bollette sono sempre alle stelle. Perché? Parla Mario Pagliaro

1 settembre 2022
  • Mario Pagliaro, chimico del Cnr, oltre che un esperto di climatologia e agricoltura è anche un profondo conoscitore del pianeta energia. Abbiamo deciso di intervistarlo per farci raccontare i ‘misteri’ del gas siciliano 
  • La Sicilia potrà estrarre gas per decenni 
  • La centrale a gas di Termini Imerese

Mario Pagliaro, chimico del Cnr, oltre che un esperto di climatologia e agricoltura è anche un profondo conoscitore del pianeta energia. Abbiamo deciso di intervistarlo per farci raccontare i ‘misteri’ del gas siciliano 

Il gas è l’argomento del giorno. Le bollette sono stratosferiche, eppure in Sicilia e in qualche altra Regione italiana di gas se ne estrae tanto. Restando in Sicilia, dove tra mare e terra di gas ce n’è veramente tanto, vogliamo cercare di capire perché, pur avendo tanto gas, i cittadini dell’isola pagano bellette stratosferiche. In questi casi noi ci rivolgiamo sempre a Mario Pagliaro, chimico del Cnr, grande esperto di climatologia e di agricoltura (argomento sui quali lo chiamiamo spesso per farci raccontare come stanno le cose), ma anche esperto di energia. Così abbiamo deciso di farci raccontare come vanno le cose in Sicilia con il gas. per la cronaca, Mario Pagliaro ha deciso di mettere le proprie competenze al servizio dei siciliani: è infatti candidato alle elezioni regionali siciliane nella lista Siciliani Liberi. E’ un riferimento importante per gli agricoltori siciliani e per chi si occupa di energia.

Allora, in quasi tutta l’Italia è stata bloccata l’estrazione del gas. Tranne che in Sicilia e in qualche altra Regione. E’ corretto? Se sì, perché avviene questo? Nelle altre aree italiane non c’è gas o lo stanno risparmiando, utilizzando, magari, quello siciliano?

“In Italia si estrae gas, ad esempio in Lucania, dove si estrae anche il petrolio, così come si estraggono gas e petrolio in Sicilia. Ad essere esauriti sono i giacimenti della Pianura Padana, utilizzati da decenni per lo stoccaggio del gas in arrivo con i gasdotti necessario a coprire l’altissima domanda invernale, che arriva, in particolare, dal sistema produttivo ormai in Italia concentrato pressoché interamente al Nord. L’Italia dispone lungo le sue coste di notevoli risorse di gas metano. Da soli, i giacimenti ‘Argo’ e ‘Cassiopea’, presto in esercizio a 60 km dalla costa di Gela, copriranno più del 30% dei consumi gas della Sicilia. Il gas arriverà al nuovo impianto di raffinazione del gas all’interno dell’area della ex raffineria di Gela tramite una condotta sottomarina, e da lì immesso nella rete metanifera”.

LA SICILIA POTRA’ ESTRARRE GAS PER DECENNI 

A quanto ammonta la produzione siciliana di gas all’anno? E per quanto tempo ancora la Sicilia potrà estrarre gas?

“Potrà estrarlo serenamente per decenni. Come avviene, ad esempio, a Gagliano Castelferrato, nell’Ennese. In Sicilia il metanodotto Gagliano Castelferrato e Termini Imerese – da poco rifatto da Snam per circa 35 km nei tratti Gagliano-Nicosia e Collesano-Sciara – nel solo anno termico 2017/2018 ha trasportato 20 milioni di metri cubi di gas naturale Made in Sicily, con un consumo medio per famiglia che in Sicilia non arriva a 500 mc; stiamo parlando del consumo di 40.000 famiglie. Ebbene, quanti nella nostra Isola conoscono questa notizia? Lei crede che gli amministratori o i cittadini siciliani dei Comuni attraversati da questo bel metanodotto di 98 km sappiano dove va a finire questo gas? Lo stesso avviene con le acque e con ogni altra risorsa siciliana: quanti siciliani sanno che la nostra    Isola ospita 41 invasi capaci di accumulare oltre 1 miliardo di metri cubi d’acqua?”.

Per curiosità: dove va a finire il gas di Gagliano Castelferrato?

“Può leggerlo sul bel Piano decennale di sviluppo 2020-2029 della rete di trasporto del gas naturale di Snam. Il metanodotto trasporta e consegna il gas ennese a 12 ‘punti di riconsegna’: 8 interconnessi a reti urbane, 3 a utenze industriali alimentate direttamente e 1 ad un impianto di produzione di energia elettrica. Indovini qual è l’impianto termoelettrico in questione? Ma ovviamente è quello di Termini Imerese!”.

LA CENTRALE A GAS DI TERMINI IMERESE 

Ci sta dicendo, in pratica, che mentre la centrale termoelettrica di Termini Imerese – che oggi funziona solo a gas utilizzando gas siciliano estratto a meno di 100 km di distanza – produce energia elettrica, nelle case dei siciliani e alle aziende siciliane arrivano comunque bollette impagabili?

“Non deve meravigliarsi. I siciliani sanno poco o nulla di quando accade nelle loro terre. Il grande De Gasperi diceva ‘conoscere per deliberare’. Ma se non conosci nulla della tua terra, puoi star sicuro che a deliberare saranno altri. La centrale di Termini Imerese è un gioiello della tecnologia termoelettrica: da anni ha abbandonato l’inquinante e tossico olio combustibile in favore di gruppi di generazione efficientissimi più piccoli, alimentati a gas naturale con cui è possibile seguire i picchi di domanda quando la disponibilità della generazione di energia da eolico e fotovoltaico connessi alla rete si abbassa all’improvviso, come avviene ad esempio al tramonto del sole. A fornire il gas ad Enel è Snam. Non tutto il fabbisogno è coperto dal gas ennese, perché nella rete metanifera siciliana circolano immense quantità di gas naturale provenienti dal Nord Africa, attraverso due grandi gasdotti sottomarini: uno che ci connette al Sahara algerino attraverso la Tunisia e l’altro con il deserto libico”.

Quanto del gas estratto in Sicilia va al sistema siciliano – cioè famiglie e imprese della Sicilia – e quanto finisce in altre Regioni italiane?

“Il gas siciliano viene estratto e consumato in Sicilia, nel senso che l’attuale produzione siciliana – che oltre che nell’Ennese ha luogo anche nel Ragusano e nel Trapanese – non copre i consumi di famiglie, imprese ed Enti locali. Come saprà, persino per gestire una piscina un Comune è costretto a riscaldare l’acqua. E lo fa bruciando gas metano, il cui costo è ormai talmente elevato che molti Comuni non potranno riaprire le loro piscine a Settembre. Questo, quando semplicemente dotandosi di un impianto solare termico per il riscaldamento dell’acqua della piscina, in Sicilia è possibile dimezzare i consumi di combustibile persino in una grande piscina comunale. In Sicilia persino i Lidi balneari continuano a consumare metano o, peggio ancora, elettricità per consentire ai loro clienti di fare la doccia, quando con un impianto solare termico il consumo viene semplicemente azzerato. Non parliamo di Hotel, centri ricreativi, ospedali, palestre o case di riposo: tutti a consumare metano quando con il solare termico potrebbero far crollare la bolletta del gas”.

Con l’Autonomia differenziata le Regioni del Nord Italia si vogliono tenere tutte le imposte pagate nelle rispettive Regioni. Se questa Autonomia differenziata diventerà operativa la Sicilia dovrebbe tenere per sé tutto il gas estratto nell’Isola. E d’accordo?

“Guardi, Siciliani Liberi ritiene che la Sicilia debba tenere per il proprio bilancio regionale tutte le imposte per cui questo è previsto dall’art.36 dello Statuto cui non casualmente non è mai stata data attuazione per il mancato varo dei decreti attuativi. Se considera che in Sicilia si raffina il 60% del petrolio poi consumato in tutta Italia sotto forma di benzina, gasolio o kerosene, lei comprende l’entità delle risorse finanziarie in gioco. Ha senso porre la questione? Sì. Ma è del tutto vano sperare che l’Italia concederà mai alla Sicilia l’autonomia fiscale o quella sulle proprie risorse energetiche”.

E allora cosa bisognerebbe fare per risolvere il problema delle famiglie e delle imprese che stanno saltando per colpa delle bollette?

“Assumere un approccio pratico e orientato a trovare soluzioni nel breve periodo. Quello che i siciliani devono fare subito è ricorrere in massa alle nuove tecnologie dell’energia basate sull’energia solare e sull’accumulo dell’energia autoprodotta. La Sicilia dispone di immensi livelli di irraggiamento solare. Le nuove tecnologie hanno un costo ormai accessibile, ma non le conosce nessuno. Il risultato è che la Sicilia ospita 60mila impianti fotovoltaici e 1 milione e 700mila edifici. L’unico modo per portare queste tecnologie a tutti, come propone Siciliani Liberi, è fondare immediatamente l’Istituto per l’Energia Solare della Regione Siciliana dandogli il compito di portare a tutti, inclusi gli abitanti delle isole siciliane, le nuove tecnologie dell’energia”.

Foto di prima pagina tratta da Seguo News 

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