Può anche non piacere, ma Cateno De Luca, candidato-battitore libero alla presidenza della Regione siciliana è la novità delle elezioni regionali siciliane 2022 (e, a quanto pare, alla vecchia politica siciliana e a chi regge il gioco della vecchia politica siciliana De Luca non piace affatto). Fino a pochi giorni fa tutta la partitocrazia siciliana sminuiva la candidatura di De Luca, considerato un personaggio un po’ eccentrico e un po’ sopra il rigo; e anche se De Luca, già da qualche settimana, si dà al 41%, è stato quasi ignorato dai ‘grandi partiti’. Da quando il centrodestra ha presentato il proprio candidato alla presidenza della Regione, Renato Schifani, però, qualcosa è cambiata. Perché? Per almeno due motivi. In primo luogo, perché gli stessi esponenti del centrodestra stanno cominciando a scoprire due cose: di non avere più i tanti voti di un tempo e di aver indicato un candidato presidente un po’ fragile. E’ noto che nel centrodestra siciliano, per arrivare alla scelta del candidato, hanno impiegato molto temo: almeno due mesi di polemiche. Quando finalmente hanno individuato, non senza problemi, la candidatura di Schifani per la guida della Regione siciliana e i candidati del centrodestra per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana si sono messi in moto (leggere cercare voti), ebbene, questi ultimi hanno cominciato a trovare un bel po’ di porte chiuse. Della serie: “Mi dispiace, ma ho già preso impegni con De Luca”. Per non parlare di quelli che gli hanno detto: “Non ci sono problemi”, ma che non li voteranno…
Eh sì, solo ora i protagonisti della vecchia politica siciliana – centrodestra, centrosinistra e i grillini (questi ultimi in Sicilia hanno dimostrato di essere ben peggiori del vecchio centrodestra e del vecchio centrosinistra) – hanno capito che, forse, avrebbero fatto bene a individuare i rispettivi candidati alla presidenza della Regione almeno due mesi fa, invece di beccarsi come i celebri capponi di Renzo. Nel centrosinistra PD, il Movimento Centopassi e grillini hanno indugiato su primarie-burla che rischiano di finire a colpi di carta bollata, con i piddini che vorrebbero citare per danni i grillini, rei prima di aver detto sì a Caterina Chinnici candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione per poi pentirsene; dopo le primarie-burla, PD e Centopassi hanno presentato come candidata alla presidenza della Regione Caterina Chinnici, già assessore regionale del Governo di Raffaele Lombardo (Lombardo è stato presidente dal 2008 al 2012), mentre i grillini si presentano con il deputato regionale uscente Nuccio Di Paola candidato alla presidenza della Regione. Le cose non vanno bene nemmeno nel centrodestra siciliano, dove rischia di restare con il fuoco tra le mani il coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccichè. E’ stato lui a chiedere il ritiro del presidente uscente, Nello Musumeci; in realtà, Miccichè pensava che Musumeci sarebbe rimasto candidato alla guida della Sicilia, dando a lui e al suo eterno alleato, Raffaele Lombardo, la mezza scusa per sostenere – direttamente o indirettamente – la Chinnici. Ma Musumeci, anche se a malincuore, si è ritirato, costringendo Forza Italia a fare il nome del candidato alla presidenza della Regione. Miccichè ha provato a candidare Stefania Prestigiacomo, ma è stato bloccato da Fratelli d’Italia (“No” secco alla Prestigiacomo di Giorgia Meloni e Ignazio la Russa). Così è venuto fuori il nome di Schifani sul quale mezzo centrodestra siciliano nutre perplessità: e le perplessità, si sa, non portano voti ma li fanno perdere.
Così oggi il bardo di Forza Italia specializzato nel trasformismo politico con le porte girevoli (Miccichè è abituato a entrare e a uscire dal centrodestra a seconda della convenienza del momento, tanto quando ritorna Forza Italia lo nominano sempre coordinatore del partito in Sicilia: il livello di Forza Italia in Sicilia è questo…) è un po’, ma solo un po’ terrorizzato. I suoi scagnozzi gli hanno già riferito la storia delle porte chiuse e – come tutti – sa anche delle ‘perplessità’ sulla candidatura un po’ avventurosa (e da lui subita) di Schifani. In più – soprattutto dopo che Cateno De Luca ha messo in campo 39 liste per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana – Gianfranco e i suoi sono preoccupatissimi. Insistere su Schifani nonostante le ‘perplessità’ di parte del centrodestra? Intanto De Luca, che le cose non le manda a dire, qualche giorno fa, a Cesarò, davanti a una granita di gelsi con panna, ha detto papale papale: “Raffaele Lombardo sta lavorando a favore della Chinnici“. Lombardo, che ormai in termini elettorali non è più quello di un tempo (i voti, si sa, volano via come gli anni che passano), in queste elezioni regionali si è alleato con Saverio Romano; i due hanno dato vita a una lista, Popolari e Autonomisti; a dire di De Luca, sottobanco, Lombardo sosterrebbe la candidata di centrosinistra Chinnici. Non c’è da stupirsi, perché, come già ricordato, nel 2009 Lombardo teneva la Chinnici assessore del suo Governo in alleanza con Miccichè, che aveva lasciato il centrodestra (le famose porte girevoli di Forza Italia in Sicilia…), con il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia e con l’allora Principe delle Antimafie rutilanti, Antonello Montante, in quegli anni leader di Confindustria Sicilia. Certo, oggi Lumia dovrebbe essere in pensione, mentre Montante è in tutt’altre faccende affaccendato. Però, come si usa dire in Sicilia, quacchi cusuzza si po’ fari sempri; anche perché l’immarcescibile Cracolici è ancora una volta candidato alle elezioni regionali nel PD (all’insegna del ‘rinnovamento’ del partito…). Che farà il nostro Gianfranco? Continuerà ad appoggiare Schifani nonostante le ‘perplessità’? E’ vero che Lombardo, come ha detto De Luca, “sta lavorando a favore della Chinnici”? L’unica cosa certa è che se Schifani perderà le elezioni Miccichè finirà nell’occhio del ciclone. Con Fratelli d’Italia pronto a ‘infilzarlo’: “Hai tolto Musumeci per far perdere al centrodestra il Governo della Sicilia!”.
A questo punto ai lettori va illustrato perché i ‘ragazzi’ del centrodestra sono un po’ – ma solo un po’ – spaventati. De Luca – che è in campagna elettorale dall’Autunno 2021 e che alle recenti elezioni comunali di Messina ha spopolato, eleggendo il Sindaco della Città dello Stretto con quasi il 50% dei voti – alle elezioni regionali siciliane prenderà una caterva di voti. Prenderà una caterva di voti lui come candidato presidente e prenderanno una caterva di voti le sue 39 liste. In parte saranno voti di siciliani che non votavano più e hanno deciso di tornare a votare; in parte saranno voti che De Luca toglierà a tutti gli altri partiti. I secondi (i voti tolti agli altri partiti) saranno più dei primi (i voti di elettori che tornano a votare). Morale: tutte le previsioni salteranno. Ci saranno partiti che perderanno il 10% dei voti, partiti che perderanno il 20% dei voti, partiti che perderanno il 30% dei voti. Quanto succederà lo hanno capito al volo Totò Cuffaro con la sua Nuova DC e l’UDC, che si sono di corsa fusi a freddo (in realtà, la Nuova Dc ha inglobato l’UDC). Ora, siccome nel gioco d’interdizione elettorale Cuffaro non è secondo a nessuno, è chiaro che lo stesso Cuffaro e i vertici dell’ormai ex UDC, nelle elezioni per il rinnovo dell’Ars, si aspettano un terremoto elettorale: così si sono messi il classico ferro dietro la porta per garantirsi la presenza, nella nuova Assemblea regionale siciliana, di almeno sei-sette deputati. Sì, in queste elezioni siciliane le porte saranno le protagoniste: le porte girevoli di Miccichè, che non sa se restare nel centrodestra o ‘abbuccare’ dall’altra parte; le porte che potrebbero consentire a tanti elettori di centrodestra di votare per Cateno De Luca (si chiama voto disgiunto); e il ferro dietro la porta di Cuffaro e UDC.
Quelli che non hanno capito che ad urne aperte ci saranno sorprese sono, per esempio, i leghisti in salsa sicula. Che hanno tre candidati forti: Vincenzo Figuccia a Palermo, Luca Sammartino a Catania e Domenico ‘Mimmo’ Turano a Trapani (ex assessore della Giunta uscente Musumeci, esponente dell’UDC, Turano ha trovato rifugio tra i leghisti di Prima l’Italia nel collegio di Trapani, perché Cuffaro non vuole tra i candidati della Nuova DC deputati uscenti: ne ha fatto le spese, a Palermo, Toto Cordaro, anche lui assessore uscente, che è passato nell’Udc qualche settimana fa ed è rimasto fregato dalla fusione tra Nuova DC e UDC e non sarà candidato). I leghisti pensano di essere forti. Noi, invece, nutriamo qualche dubbio, perché riteniamo che la Lega siciliana sarà il partito che pagherà il più alto tributo di voti al ciclone De Luca; e poiché, nelle elezioni regionali siciliane il numero degli elettori che si recano alle urne potrebbe aumentare in forza dell’election day (ammesso che le elezioni politiche nazionali vengano celebrate), per raggiungere il 5% – che è la soglia di sbarramento da superare per entrare all’Ars – ci vorranno non meno di 110 mila voti: e a nostro avviso i leghisti, in Sicilia, tutti questi voti potrebbero non prenderli. Per tre motivi. Il primo motivo l’abbiamo già sottolineato: il ciclone De Luca toglierà molti voti alla Lega. Secondo motivo: a livello nazionale la Lega ha appoggiato il Governo Draghi, in assoluto il Governo più anti-meridionale e anti-siciliano della storia d’Italia (basti pensare ai fondi PNRR, che per Sud e Sicilia non supereranno il 20%, dal momento che l’80% di tali fondi andranno nel Nord Italia, o al vergognoso scippo di risorse Feasr scippate a Sud e Sicilia per darle al Nord). Terzo: la fallimentare campagna elettorale di Salvini per le elezioni politiche dalla scempiaggine della flat tax al “nucleare sicuro”. Ma per cortesia!
Un secondo partito che alle elezioni regionali siciliane perderà voti è il PD. Vari i motivi. Intanto è il partito della cosiddetta “Agenda Draghi”: e Draghi – parlano le bollette stratosferiche di gas e luce – è il Presidente del Consiglio che sta affossando l’Italia. I siciliani non sono stupidi e già per questo il Partito Democratico perderà consensi. Poi c’è il mancato rinnovamento: un partito che ripresenta Antonello Cracolici candidato dimostra che non è cambiato nulla: sono sempre le stesse facce che non mollano le poltrone. In più, due tra i candidati più forti – Giuseppe Lupo a Palermo e Angelo Villari a Catania -non saranno in lista. Esclusi da ubbie giustizialiste. Con Villari che ha salutato tutti e si è candidato con De Luca. Risultato: noi vediamo il PD sotto il 10%. Un terzo soggetto politico che vediamo messo male è Centopassi di Claudio Fava, che non viene visto dall’elettorato siciliano come una forza di sinistra alternativa al PD (che ormai da anni non è più un partito di sinistra), ma come una forza politica che fiancheggia il PD (non a caso appoggia la candidatura della Chinnici). La lista messa su da Fava e compagni appare confusionaria e raffazzonata: no, non ci sembra proprio una lista da 110 mila voti. Una quarta forza politica a rischio è il Movimento 5 Stelle, in Sicilia ondivago e privo di credibilità politica. Lo vediamo ampiamente sotto il 10% e non escludiamo un esito clamoroso. Una quinta forza politica in bilico sono i citati Popolari e Autonomisti: a parte i candidati di Catania e Agrigento vediamo ‘poca roba’ nelle altre sette province: difficile che raggiunga il 5% 8anche perché è uno dei soggetti politici destinato ad essere ‘svuotato’ dal ciclone De Luca). Azione e Italia Viva, a nostro modesto avviso, non faranno molta strada (non ci sembra una lista da 100 mila voti). Andrà bene Fratelli d’Italia, ma senza esagerare: già il 15% sarebbe un grande successo.
E i ‘pronostici’ sul presidente? Il nostro favorito è Cateno De Luca. Con rispetto parlando, Renato Schifani ci sembra un po’ debole. La forza del centrodestra, in Sicilia, alle elezioni regionali, è sempre stata la presenza di liste forti in grado di trascinare alla vittoria il candidato presidente. Ebbene, De Luca sta colpendo il centrodestra siciliano proprio su questo versante, presentando, come già accennato, 39 liste. Questa volta le liste del centrodestra siciliano, sulla carta sempre forti, subiranno un’emorragia di voti, ovvero elettori di centrodestra che – anche per il tempo perso da questo schieramento politico nell’individuare il candidato presidente – voteranno De Luca o altri candidati: non è detto, infatti, che tutto il centrodestra sostenga Schifani. Abbiamo già detto del Cateno De Luca-pensiero su Lombardo che lavora per la Chinnici. Caterina Chinnici, con i soli voti di PD e Centopassi ha già perso; potrebbe diventare un po’ – ma solo un po’ – competitiva con i voti di Lombardo e di Forza Italia targata Miccichè: ma succederebbe un ‘casino’ politico, perché il voto disgiunto sarebbe riconoscibile. Gli altri candidati alla presidenza della Regione – Eliana Esposito per Siciliani Liberi, Fabio Maggiore per Italia Libera e Sovrana, Gaetano Armao per Azione di Carlo Calenda e renziani e Nuccio Di Paola per i grillini – con rispetto parlando, non ci sembrano della partita.
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