Come dieci anni fa la discarica di Bellolampo, a Palermo, ha preso fuoco. Il caldo, certo. Nei giorni dell’incendio la temperatura ha raggiunto 44-45 gradi. E’ stata una sorpresa? No: era stata messa nel conto. Per questo si rimane basiti dall’incendio che si è diffuso nella sesta vasca della discarica di Palermo, quella riempita a dismisura negli anni passati per fronteggiare un’emergenza rifiuti che la passata amministrazione comunale non ha saputo prevenire. Così come l’attuale amministrazione comunale non è riuscita a prevenire l’incendio della discarica di Bellolampo dei giorni scorsi. Oltre al fuoco nella discarica di Bellolampo, a Palermo e dintorni non sono mancati gli incendi boschivi. Ovviamente, come per tutti gli incendi boschivi della Sicilia, la responsabilità e dei “piromani criminali”, mai di una politica imbelle che non riesce né a prevenire, né ad affrontare il fuoco. Tornando all’incendio della discarica di Bellolampo, a pagare per la pessima gestione della discarica della città sono gli abitanti dei quartieri di Borgo Nuovo e Boccadifalco e, in generale, tutti i cittadini, perché quando prende fuoco una discarica i veleni si diffondono nel circondario. E’ successo dieci anni fa, nella Primavera del 2012; e il peggio si è verificato anche nei giorni scorsi con il nuovo incendio della discarica. Come già accennato, i danni non riguardano solo il capoluogo dell’Isola, ma tutto il circondario. Quando va in fiamme una discarica nell’aria si liberano sostanze molto pericolose per la salute umana e animale, a cominciare dalle diossine. E sono veleni che si diffondono in un’area piuttosto estesa, soprattutto se c’è vento: e nei giorni dell’incendio di Bellolampo il vento non è mancato. Di solito, quando un incendio diffonde veleni nell’aria, intervengono le autorità, invitando i cittadini di non consumare prodotti agricoli e zootecnici riconducibili aree aree circostanti.
A giudicare da quello che abbiamo letto nei giornali, il Sindaco di Palermo, gli assessori comunali e regionali si sono complimentati tra loro per i soccorsi prestati e chiacchiere varie. Peccato che molti abitanti di Borgo Nuovo – quartiere di Palermo non lontano dalla discarica di Bellolampo – siano dovuti scappare, perché le fiamme sono arrivate a contatto con le loro abitazioni. In questa storia dell’incendio di Bellolampo si sono ritrovati i ‘geni’ del Governo regionale che pensano di combattere gli incendi non con la prevenzione, ma con gli elicotteri e gli aerei; e i ‘geni’ del Comune di Palermo, che invece di piazzare il personale attrezzato all’interno della discarica proprio per intervenire subito in caso di incendio hanno lasciato che la discarica andasse a fuoco. Di solito le discariche, come i boschi, non vanno in fiamme per auto-combustione: di solito ci sono ‘manine’ che appiccano il fuoco. Ma noi vogliamo essere clementi con l’attuale amministrazione comunale di Roberto Lagalla: ammettiamo pure che si sia trattato di auto-combustione, ma se c’era tale possibilità a maggior ragione il Comune avrebbe dovuto assicurare la presenza dell’uomo all’interno della discarica. Invece la discarica ha preso fuoco e ha inquinato la città e tutto il circondario con sostanze chimiche pericolose per la salute umana e animale. La discarica di Bellolampo dovrebbe chiusa da decenni. Invece è ancora in attività. Superfluo aggiungere che se la discarica di Bellolampo fosse stata chiusa e bonificata oggi i palermitani e gli abitanti dei Comuni limitrofi non sarebbero a rischio diossina (e a rischio di altri veleni, perché non c’è solo la diossina).
Qualche considerazione anche per il Governo regionale uscente di Nello Musumeci. Egregio presidente, in due giorni di scirocco tante aree della Sicilia sono andate a fuoco. La vostra strategia a base di convenzioni con i Vigili del fuoco, con la Protezione civile e non ricordiamo più con quante altre sigle, più gli immancabili elicotteri e gli immancabili aerei anfibi Canadair si è dimostrata fallimentare. Lungi da noi stilare giudizi sommari su tutta la sua esperienza amministrativa, che è stata senza dubbio migliore della disastrosa amministrazione del suo predecessore. Ma sulla tutela dei boschi dagli incendi l’azione del suo Governo è stata totalmente fallimentare. Lo scorso anno la Sicilia ha perso quasi 80 mila ettari di boschi; quest’anno non sappiamo come finirà, perché l’Estate, in Sicilia, prosegue fino ai primi giorni di Novembre. Ma già il bilancio al 18 Agosto è disastroso e, in più, abbiamo anche la diossina e altri veleni a Palermo e nei Comuni del circondario, con problemi per i prodotti agricoli e zootecnici (latte, uova, formaggi) e, naturalmente, con problemi per i cittadini.
Che dirle, presidente Musumeci? Bravissimi lei e i suoi geniali assessori! Voi avete iniziato a governare la Sicilia con un pregiudizio: e cioè che gli incendi boschivi – e non soltanto boschivi: ci sono anche gli incendi nelle aree agricole private, nei fondi che fanno capo a Comuni e ad altre strutture pubbliche e l’incendio di Bellolampo, discarica gestita dal Comune di Palermo ma di proprietà della Regione siciliana – si possono e si debbono combattere senza il ricorso alla presenza fissa degli operai forestali nelle aree verdi, operai forestali pronti a intervenire anche in sostituzione dei Comuni e dei privati. Da qui le convenzioni a destra e a manca, gli elicotteri e i Canadair che hanno prodotto i disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Non ci venga a dire, presidente, che non c’erano i soldi: a parte che i soldi ci sono, in ogni caso la Regione avrebbe potuto attivare un’operazione di Helicopter Money, come proposto due anni fa da Siciliani Liberi. E non ci venga a dire che la responsabilità è dei piromani delinquenti: la loro presenza è nota da tempo non solo in Sicilia ma in tutto il mondo, tanto che, da tempo, si ipotizza una strategia terroristica globale. I problemi ci sono, egregio presidente, ma voi li avete affrontati male, malissimo. Il dramma è che i Siciliani, invece di votare persone lungimiranti pronte a lavorare nell’interesse della Sicilia, votano personaggi come voi (e lei, anzi, non è il peggiore) che, invece di trovare soluzioni, creano problemi. Dal 2008 al 2017 la Sicilia è stata governata da due dannosissimi Governi che hanno distrutto la sanità e l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. A distruggere sanità e Azienda Foreste Demaniali ha pensato il Governo di Raffaele Lombardo con i trasformisti del PD 2008-2012; a distruggere le finanze regionali ha pensato il Governo di Rosario Crocetta, esponente del PD, nel periodo compreso tra il 2012 e il 2017. Poi siete arrivati voi del centrodestra, meno dannosi nel complesso, ma dannosissimi nella gestione dei boschi e nella prevenzione degli incendi. La speranza è che i Siciliani si ravvedano e, alle imminenti elezioni regionali, mandino a casa centrosinistra e centrodestra.
Detto questo, per provare a illustrare ai cittadini di Palermo e dei Comuni del circondario quali sono gli effetti dell’incendio della discarica di Bellolampo abbiamo chiesto ‘lumi’ a Mario Pagliaro, chimico del Cnr. “La combustione di un grande cumulo di rifiuti urbani accatastati – ci ha detto Pagliaro – come nelle ‘vasche’ di una discarica, già a poca profondità avviene in carenza di ossigeno, raggiungendo temperature relativamente basse intorno ai 300 °C, in presenza di cloro contenuto, ad esempio, nella plastica PVC o nel sale, e di metalli. Sono le condizioni ideali per la formazione di composti oltremodo tossici come la diossina e policlorobifenili. Oltremodo tossici significa che hanno effetti deleteri sulla salute umana e degli animali a concentrazioni bassissime”. Pagliaro ci ricorda cosa avvenne dieci anni fa, sempre a Palermo, quando prese fuoco la discarica di Bellolampo. “A pochi giorni dall’incendio iniziato il 29 Luglio 2012 e spento dopo 10 giorni – ci ha detto sempre il chimico del Cnr – già il 20 Agosto furono trovati livelli di diossina nel latte di tre allevamenti situati nella zona di Torretta e nei pressi del quartiere Cruillas due volte superiori ai limiti consentiti dalla legge. Ovviamente venne vietato agli allevamenti in questione la commercializzazione del latte. A Novembre 2012 la situazione peggiorò radicalmente e la Regione vietò per tutto il territorio di Borgetto, Carini, Giardinello e Montelepre non solo l’uso e consumo di latte e prodotti caseari provenienti dalle aziende casearie dei Comuni in questione, ma persino il pascolo di animali, il consumo in proprio e la cessione a terzi di carni e uova, lo spostamento degli animali da allevamento e il consumo di funghi e lumache. Un giornale titolò, ‘Ci hanno preso in giro, la diossina è ovunque’”. Non sappiamo cosa succederà oggi. Anche se non possiamo non notare un certo silenzio che avvolge la storia – in verità un po’ incredibile – di un incendio in discarica che si è ripetuto, per la seconda volta. Quasi una ripetizione di un evento che è rimasto poco chiaro dieci anni fa ed è poco chiaro oggi. Non è facile, infatti, capire come una discarica va a fuoco. Considerati i pericoli che si creano per la popolazione – lo ribadiamo – ci si sarebbe aspettati una vigilanza serrata. Che non c’è stata. Non solo si parla poco – o forse non si parla affatto della mancata vigilanza, ma non si parla nemmeno degli effetti di questo evento che, come abbiamo provato a illustrare, non sono cose da nulla. Ma tant’è.
“L’incendio in discarica – ci ha ricordato Pagliaro – è di difficile spegnimento sia per la difficoltà ad operare sui cumuli di rifiuti, sia per l’enorme quantità di materiale combustibile. Si ricorre al soffocamento con la terra e all’uso dell’acqua. Nel 2012 ci vollero molti giorni per soffocare e spegnere l’incendio. Quanto alla conformità, per essere conforme all’avanzata legislazione italiana sulle discariche, tutte le vasche esauste della discarica di Bellolampo dovranno essere bonificate, ovvero ricoperte con teli in geopolimero per prevenire la formazione di percolato, per poi essere riaperte da uno strato di terreno su cui vengono messi a dimora alberi o piante capaci di crescere in condizioni ambientali stressanti, oppure pannelli fotovoltaici o membrane fotovoltaiche con cui generare grandi quantità di energia elettrica come avviene ad esempio nella discarica di Tiretta di Paese, nel Trevigiano. Su alcune vasche esauste di Bellolampo la bonifica è stata effettuata, su altre deve essere ancora fatto. Una buona notizia è che moltissimi Comuni del Palermitano che un tempo conferivano grandi quantità di rifiuti, oggi hanno livelli di raccolta differenziata così elevati che non conferiscono praticamente più nulla. Lo stesso può e deve fare Palermo. Milano, che ha più del doppio degli abitanti di Palermo ormai scesa a soli 630mila abitanti, raggiunge il 63% di raccolta differenziata e mira entro il 2027 a raggiungere quota l’80% di rifiuti avviati al riciclo. In Lombardia ormai la quota del riciclo si attesta al 73% e non hanno praticamente più nulla da avviare ai termovalizzatori”.
In Lombardia la raccolta differenziata dei rifiuti funziona. A Palermo e in altri grandi Comuni della Sicilia – per esempio a Catania – non funziona. In compenso funzionano le discariche che inquinano, ma che quando sono gestite da privati producono soldi a palate, con la complicità delle pubbliche amministrazioni. Abbiamo chiesto a Pagliaro cosa si deve fare a Palermo per fronteggiare la crisi nella raccolta dei rifiuti a i disastri provocati dalla discarica di Bellolampo gestita male. “A Bellolampo – ci ha detto Pagliaro – bisogna utilizzare rapidamente e bene i fondi del Pnrr per una bonifica integrale della discarica curata direttamente dalla Regione siciliana proprietaria del sito. A Palermo bisogna puntare con audacia e determinazione sulla raccolta differenziata estendendo a tutta la città la raccolta porta a porta. Anche a Milano, che è molto più grande di Palermo, il processo si svolse a tappe e si concluse nell’Aprile del 2016. I 1700 dipendenti di Rap (la società comunale che gestisce la raccolta e il trattamento dei rifiuti) non sono sufficienti? Si proceda ad assumerne di nuovi, puntando sui giovani, utilizzando i fondi del Pnrr”.
“L’audacia sarà subito premiata – ci ha detto sempre il chimico del Crn -: non solo crolleranno i costi del conferimento in discarica, ma Palermo beneficerà dei proventi della vendita ai Consorzi di recupero dei rifiuti differenziati: che sono preziose ‘materie prime seconde’ oggi pagate a prezzi record a causa dell’aumento vertiginoso del costo delle materie prime: carta, cartone, plastica, alluminio, vetro e acciaio. Un’altra buona notizia è che è in costruzione nel Palermitano un grande impianto di compostaggio per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani che consentirà di conferire il cosiddetto ‘umido’ finalmente a costi bassi. In Sicilia, infatti, c’è una forte carenza di questi impianti perché per molti anni successivi alla legge Ronchi del 1997 i Comuni non facevano la differenziata. Oggi che la fanno, e bene, spesso si ritrovano a sostenere costi molto alti proprio per portare l’umido ai pochi impianti di compostaggio esistenti. Infine, gli operatori della Rap da operatori ecologici diventeranno a tutti gli effetti operatori dell’economia circolare. Diverrà possibile abbassare la tassa sui rifiuti (Tari), che deve coprire completamente il costo della loro gestione. E Palermo tornerà ad essere una città pulita: con enormi benefici sul turismo, ormai prima voce dell’economia cittadina, e sulla qualità della vita dei residenti”.
In realtà negli anni passati in Sicilia è stato stanziato un miliardo di euro circa per realizzare impianti di compostaggio e, in generale, strutture per far decollare la raccolta differenziata dei rifiuti. Questo fiume di denaro è stato speso negli anni in cui la questione rifiuti in Sicilia è stata gestita da un regime commissariale voluto dalla politica. Una stagione di appalti a ruota libera per realizzare centri di compostaggio che nessuno ha mai visto (nel 2018, quando il blog I Nuovi Vespri ha pubblicato un’inchiesta su questo miliardo di euro di fatto ‘sparito’ si contava un solo centro di compostaggio) e Isola ecologiche che, al pari dei centri di compostaggio, nessuno ha mai visto. In compenso il miliardo di euro – gestito in stile consociativo da centrodestra e centrosinistra – è stato speso, anche se non si è mai capito come. E la grande abbuffata di denaro pubblico sarebbe continuata se una parlamentare nazionale grillina, poi messa da parte, non avesse presentato un emendamento, approvato dal Parlamento, che ha posto fine alla gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia. Ma questa è un’altra storia.
Foto tratta da Agenzia Dire