Le elezioni regionali in Sicilia da Gianfranco Miccichè a Renato Schifani, l’uno migliore dell’altro…

27 agosto 2022
  • Nella politica della nostra Isola la discesa verso il basso non ha limiti!

di Enzo Guarnera

Gianfranco Miccichè mi ha querelato negli anni ’90 perché affermavo che il suo partito era il referente politico di Cosa Nostra. Poi il processo Dell’Utri ha chiarito tutto…

La discesa verso il basso non ha limiti!
Mi riferisco, in particolare, alla scelta del candidato alla Presidenza della Regione Siciliana da parte del centrodestra.
Fatto fuori Nello Musumeci, anche per trame interne al suo partito, si era puntato su Stefania Prestigiacomo.
Giorgia Meloni ha messo il veto poiché, qualche anno fa, aveva osato recarsi su un gommone, assieme a parlamentari del PD, per verificare le condizioni di alcuni migranti salvati dal naufragio.
La solidarietà e la pietas non fanno parte del DNA della “cristiana” Giorgia.
Quindi si è passati a Renato Schifani, già indagato per rapporti con la mafia e poi prosciolto, ma attualmente imputato per rivelazione di segreto d’ufficio in uno dei tanti processi collegati al “caso Montante”.
Schifani dura poco.
A un certo punto si fa il nome di Gianfranco Miccichè.
In questi mesi il “buon” Gianfranco ha brigato molto perché si giungesse alla sua indicazione.
Su di lui spendo qualche parola in più.
Innanzitutto mi piacerebbe che spiegasse ai siciliani com’è finita quella brutta vicenda di droga che vide coinvolti alcuni suoi collaboratori quando, anni fa, lui era viceministro all’Economia in uno dei tanti governi Berlusconi.
Acqua passata? Lo spero.
Però, da un possibile Presidente della Regione, esigiamo assoluta trasparenza.
Infine un ricordo personale.
Ricordi, Gianfranco?
Erano i primi anni ’90.
Tu coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, io deputato regionale e componente della Commissione Antimafia.
Durante un dibattito in aula sul tema dei rapporti tra mafia e politica, nel corso del mio intervento affermai che il tuo partito era il nuovo referente politico di Cosa Nostra.
Lesa maestà!
Mi hai querelato alla Procura della Repubblica di Palermo dimostrando, peraltro, la tua ignoranza.
Non sapevi che lo Statuto Speciale della Regione, della quale avresti voluto diventare Presidente, prevede la immunità per le opinioni espresse in aula dai deputati.
Ma ancora dovevi studiare. Spero che in tutti questi anni lo abbia fatto.
Venni comunque interrogato da un PM e spiegai le ragioni del mio intervento, indicando alcuni elementi di prova.
Chiuso il verbale, mi congedai.
Il PM, adesso in pensione, mi raggiunse nel corridoio e mi disse: “Chiederò l’archiviazione a motivo della immunità. Ma, nel merito, devo dirle che lei ha ragione. Risulta anche al mio ufficio”.
Non doveva, ma sentì di farlo.
La condanna di Dell’Utri e altri processi sono stati, poi, ampia conferma.
Gianfranco, sono passati quasi 30 anni, tu avrai dimenticato, ma io no.
Ricordo tutto, e so tanto.
Oggi sappiamo che tu non sei il candidato del centrodestra.
Ho fatto appena in tempo ad auspicare la non elezione di Miccichè, che arriva la sorpresa.
Miccichè viene fatto fuori e ritorna candidato Schifani.
Cosa dire?
Dalla padella alla brace!
Il “collega” avvocato Schifani, in Parlamento da quasi 30 anni, è stato a servizio permanente effettivo del pregiudicato, attuale imputato e finanziatore di Cosa Nostra, Silvio Berlusconi.
Ha curato, come legale, gli interessi di soggetti vicini alla mafia.
E sul suo curriculum vitae vanta un giudizio altamente positivo del quale andare fiero.
Disse di lui Totò Riina: “Schifani è una mente”!
A questo punto possiamo intuire chi voterà per Schifani.
IO NO, PERCHÈ MI COLLOCO AI SUOI ANTIPODI!

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