Con l’incendio di Bellolampo nell’aria diossine e policlorobifenili, sostanze tossiche con effetti deleteri a concentrazioni bassissime

19 agosto 2022
  • Intervista al chimico del Cnr Mario Pagliaro. L’inquinamento prodotto dall’incendio della discarica di Bellolampo riguarda Palermo e i centri vicini. Dieci anni fa, quando si incendiò Bellolampo, la Regione intervenne con un provvedimento draconiano a tutela della salute pubblica. Perché non è facile spegnere il fuoco di una discarica. Cosa bisognerebbe fare ora
  • Bollolampo in fiamme come dieci anni fa

Bollolampo in fiamme come dieci anni fa

Ieri abbiamo intervistato Mario Pagliaro per farci raccontare da cosa dipende il caldo asfissiante di questi giorni in Sicilia. Oggi siamo di nuovo da lui – e a maggiore ragione, visto che Pagliaro è un chimico del Cnr – per farci illustrare che cosa rischiano Palermo e i centri vicini con l’incendio della discarica di Bellolampo. Come dieci anni fa l’allora Sindaco appena eletto, Leoluca Orlando, venne ‘accolto’ con l’incendio della discarica cittadina, anche il nuovo Sindaco, Roberto Lagalla, è stato ‘accolto’ con l’incendio dei rifiuti stipati a Bellolampo.

Pagliaro, cominciamo dalla chimica: che veleni si sono liberati nell’aria con l’incendio della discarica di Bellolampo? E che effetti avranno nell’ambiente, nell’organismo umano e negli animali?

“La combustione di un grande cumulo di rifiuti urbani accatastati, come nelle ‘vasche’ di una discarica, già a poca profondità avviene in carenza di ossigeno, raggiungendo temperature relativamente basse intorno ai 300 °C, in presenza di cloro ad esempio contenuto nella plastica PVC o nel sale, e di metalli. Sono le condizioni ideali per la formazione di composti oltremodo tossici come la diossina e policlorobifenili. Oltremodo tossici significa che hanno effetti deleteri sulla salute umana e degli animali a concentrazioni bassissime”.

Dieci anni fa la Regione intervenne con un decreto dell’assessorato alla Salute-Sanità a tutela dei cittadini. L’attuale Governo regionale – peraltro dimissionario – farà la stessa cosa?

“A pochi giorni dall’incendio iniziato il 29 Luglio 2012 e spento dopo 10 giorni, già il 20 Agosto furono trovati livelli di diossina nel latte di tre allevamenti situati nella zona di Torretta e nei pressi del quartiere Cruillas due volte superiori ai limiti consentiti dalla legge. Ovviamente venne vietato agli allevamenti in questione la commercializzazione del latte. A Novembre 2012 la situazione peggiorò radicalmente e la Regione vietò per tutto il territorio di Borgetto, Carini, Giardinello e Montelepre non solo l’uso e consumo di latte e prodotti caseari provenienti dalle aziende casearie dei Comuni in questione, ma persino il pascolo di animali, il consumo in proprio e la cessione a terzi di carni e uova, lo spostamento degli animali da allevamento e il consumo di funghi e lumache. Un giornale titolò, ‘Ci hanno preso in giro, la diossina è ovunque'”.

Lei è un tecnico: la discarica di Bellolampo è a norma di legge? E’ vero che un incendio in una discarica è difficile da gestire? E se sì, perché?

“L’incendio in discarica è di difficile spegnimento per la difficoltà ad operare sui cumuli di rifiuti quanto per l’enorme quantità di materiale combustibile. Si ricorre al soffocamento con la terra e all’uso dell’acqua. Nel 2012 ci vollero molti giorni per soffocare e spegnere l’incendio. Quanto alla conformità, per essere conforme all’avanzata legislazione italiana sulle discariche, tutte le vasche esauste della discarica di Bellolampo dovranno essere bonificate, ovvero ricoperte con teli in geopolimero per prevenire la formazione di percolato, per poi essere riaperte da uno strato di terreno su cui vengono messi a dimora alberi o piante capaci di crescere in condizioni ambientali stressanti, oppure pannelli fotovoltaici o membrane fotovoltaiche con cui generare grandi quantità di energia elettrica come avviene ad esempio nella discarica di Tiretta di Paese, nel Trevigiano. Su alcune vasche esauste di Bellolampo la bonifica è stata effettuata, su altre deve essere ancora fatto. Una buona notizia è che moltissimi Comuni del Palermitano che un tempo conferivano grandi quantità di rifiuti, oggi hanno livelli di raccolta differenziata così elevati che non conferiscono praticamente più nulla. Lo stesso può e deve fare Palermo. Milano, che ha più del doppio degli abitanti di Palermo ormai scesa a soli 630mila abitanti, raggiunge il 63% di raccolta differenziata e mira entro il 2027 a raggiungere quota l’80% di rifiuti avviati al riciclo. In Lombardia ormai la quota del riciclo si attesta al 73% e non hanno praticamente più nulla da avviare ai termovalizzatori”.

Che cosa bisognerebbe fare?

“A Bellolampo utilizzare rapidamente e bene i fondi del Pnrr per una bonifica integrale della discarica curata direttamente dalla Regione siciliana proprietaria del sito. A Palermo, e lo dico al mio amico Roberto Lagalla da poco insediatosi come Sindaco, bisogna puntare con audacia e determinazione sulla raccolta differenziata estendendo a tutta la città la raccolta porta a porta. Anche a Milano, che è molto più grande di Palermo, il processo si svolse a tappe e si concluse nell’Aprile del 2016. I 1700 dipendenti di Rap (la società comunale che gestisce la raccolta e il trattamento dei rifiuti) non sono sufficienti? Si proceda ad assumerne di nuovi, puntando sui giovani, utilizzando i fondi del Pnrr”.

L’audacia sarà premiata?

“L’audacia sarà subito premiata: non solo crolleranno i costi del conferimento in discarica, ma Palermo beneficerà dei proventi della vendita ai Consorzi di recupero dei rifiuti differenziati: che sono preziose ‘materie prime seconde’ oggi pagate a prezzi record a causa dell’aumento vertiginoso del costo delle materie prime: carta, cartone, plastica, alluminio, vetro e acciaio. Un’altra buona notizia è che è in costruzione nel Palermitano un grande impianto di compostaggio per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani che consentirà di conferire il cosiddetto ‘umido’ finalmente a costi bassi. In Sicilia, infatti, c’è una forte carenza di questi impianti perché per molti anni successivi alla legge Ronchi del 1997 i Comuni non facevano la differenziata. Oggi che la fanno, e bene, spesso si ritrovano a sostenere costi molto alti proprio per portare l’umido ai pochi impianti di compostaggio esistenti. Infine, gli operatori della Rap da operatori ecologici diventeranno a tutti gli effetti operatori dell’economia circolare. Diverrà possibile abbassare la tassa sui rifiuti (Tari), che deve coprire completamente il costo della loro gestione. E Palermo tornerà ad essere una città pulita: con enormi benefici sul turismo, ormai prima voce dell’economia cittadina, e sulla qualità della vita dei residenti”.

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