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Sicilia e Calabria scelte da Roma come ‘cavie’ per realizzare due pericolosissimi rigassificatori a terra/ MATTINALE 732

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  • I due impianti di rigassificazione – fortemente inquinanti e molto rischiosi – dovrebbero essere realizzati a Gioia Tauro, in Calabria, e a Porto Empedocle, in Sicilia. Sicilia e Calabria si prenderebbero inquinamento e rischi e il gas lo utilizzerebbero nel Nord Italia e forse anche in alcuni Paesi europei. La solita porcata neo-coloniale avallata da politici siciliani ascari
  • Intanto in Europa il prezzo del gas è alle stelle
  • La politica europea nasconde la pericolosità dei rigassificatori per non allarmare la popolazione 
  • Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia e Italia Viva nascondono questa storia in Calabria e in Sicilia nel tentativo di non perdere voti. Con il rigassificatore di Porto Empedocle a rischio la Valle dei Templi di Agrigento

I due impianti di rigassificazione – fortemente inquinanti e molto rischiosi – dovrebbero essere realizzati a Gioia Tauro, in Calabria, e a Porto Empedocle, in Sicilia. Sicilia e Calabria si prenderebbero inquinamento e rischi e il gas lo utilizzerebbero nel Nord Italia e forse anche in alcuni Paesi europei. La solita porcata neo-coloniale avallata da politici siciliani ascari

Il Governo di Mario Draghi e i partiti che lo hanno sostenuto hanno deciso che due rigassificatori a terra – impianti pericolosi e inquinanti – dovranno essere realizzati nel Sud e, in particolare, a Gioia Tauro, in Calabria, e a Porto Empedocle in Sicilia. Ma di tale argomento non si deve parlare in campagna elettorale, per non allarmare i cittadini che potrebbero non votare più per i partiti politici nazionali che hanno deciso questa ennesima porcata a spese del Mezzogiorno. Vediamo come stanno le cose. tanto per cominciare, va detto che si va complicando lo scenario energetico per l’Unione europea. La Russia di Putin non fa sconti a una Ue che fino a metà Febbraio dello scorso anno era, di fatto, alleata della Cina e della stessa Russia per poi cambiare idea e diventare, con l’esplosione della guerra in Ucraina, una fiera avversaria, anzi ‘nemica’ dei russi. La storia la riprendiamo spesso perché è indicativa del dilettantismo degli attuali governanti dell’Unione. Tra il Dicembre dello scorso anno e i primi di Febbraio di quest’anno un contratto per la mega-fornitura trentennale di gas russo alla Cina avrebbe dovuto essere pagato dai cinesi in euro. Affare importantissimo per gli europei, che avrebbero rafforzato l’euro. Peccato che di tale rafforzamento avrebbe fatto le spese l’area del dollaro: cosa, questa, che ha mandato su tutte le furie gli americani. La reazione è stata quasi immediata e la guerra in Ucraina è soprattutto una risposta degli Stati Uniti in difesa della propria moneta. I ‘geni’ che governano la Ue hanno fatto subito marcia indietro e, da alleati di Cina e Russia, si sono trasformati in nemici della Russia. Putin, nei primi due mesi di guerra ha cercato di mediare, poi ha dovuto prendere atto che gli europei – tedeschi e italiani in particolare – vanno trattati da nemici. Il leader della Russia non è preoccupato dalle sanzioni europee, che sono demenziali, quanto delle armi europee fornite all’Ucraina, armi con le quali i soldati ucraini uccidono soldati russi. Da qui la decisione di tagliare il gas all’Unione europea, ben sapendo che l’economia tedesca dipende per il 50% dal gas russo, che l’economia italiana dipende per il 40% dal gas russo e che l’economia francese dipende per il 30% dal gas russo. In questo momento ci troviamo nel piano dello scontro sul gas.

Intanto in Europa il prezzo del gas è alle stelle

I russi ci vanno pesante. Gazprom, la multinazionale russa che estrae e vende gas naturale nel mondo, ha fatto sapere, come scrive scenarieconomici.it, “che le sue esportazioni di gas naturale sono crollate del 36,2% a 78,5 miliardi di metri cubi tra Gennaio e la metà di Agosto, con il calo più sensibile verso i Paesi europei. Anche la produzione di gas naturale è diminuita, scendendo del 13,2% a 274,8 miliardi di metri cubi tra il 1° Gennaio e il 15 Agosto rispetto allo stesso periodo del 2021, secondo un comunicato di Gazprom. Dall’invasione russa dell’Ucraina, Gazprom ha ridotto le forniture agli Stati membri dell’Unione europea, anche tagliando le forniture a Polonia, Bulgaria e Finlandia. Due mesi fa, la Russia ha ridotto drasticamente la fornitura di gas attraverso il gasdotto chiave Nord Stream verso la Germania al 40% della capacità. Dopo un periodo di manutenzione regolare di 10 giorni, Gazprom ha ulteriormente ridotto i flussi di Nord Stream al 20% della capacità del gasdotto alla fine di Luglio. La spiegazione russa per i flussi di gas ancora più bassi verso l’Europa è stata che un’altra turbina di una stazione di compressione è stata mandata a riparare, mentre quella che il Canada ha riportato dalle riparazioni deve ancora essere restituita e installata”. Gazprom ha già fatto sapere che i prezzi di riferimento del gas in Europa potrebbero aumentare del 60% il prossimo Inverno. Intanto il prezzo del gas in Europa continua la sua ascesa, sia per l’ondata di caldo che richiede gas per rinfrescare l’ambiente, sia perché non ci sono combustibili alternativi. “I prezzi di riferimento del gas in Europa presso l’hub olandese TTF – scrive ancora scenarieconomici.it – sono aumentati del 2% a 215,50 dollari (211,35 euro) per megawattora Lunedì e sono balzati di un altro 5,9% a 243 dollari (239,62 euro) per megawattora martedì mattina ad Amsterdam”.

La politica europea nasconde la pericolosità dei rigassificatori per non allarmare la popolazione 

La sensazione, che con molta probabilità è una certezza, è che i problemi alle turbine lamentati dai russi siano solo scuse per mettere in difficoltà l’Europa, a cominciare dalla Germania, Paese che in questi ultimi tempi è riuscito a farsi detestare sia dai russi, sia dagli americani. Il giornale scenarieconomici.it scrive che la UE “ha ridotto del 50% la sua dipendenza dalle forniture di gas russo, ma sarà necessario risparmiare per compensare la differenza con forniture alternative”. A nostro modesto avviso, l’Unione europea ha ridotto del 50% la dipendenza dal gas russo facendo di necessità virtù, cioè tagliando i consumi, ma non ci sono in questo momento alternative, se non il gas sotto forma di Gnl, ovvero gas liquefatto. Ma per utilizzare il Gnl occorrono i rigassificatori che in Europa scarseggiano. Nessuno lo vuole ammettere – soprattutto in questo periodo – ma i rigassificatori si contano sulla punta delle dita perché sono impianti estremamente pericolosi ed estremamente inquinanti: inquinano il mare con veleni (a cominciare dal cloro, ma non soltanto cloro) e l’eventuale esplosione di un rigassificatore provocherebbe enormi danni in un’area estesa. Realizzare rigassificatori nei porti o a ridosso di aree abitate, checché se ne dica, è molto rischioso per l’ambiente marino e per l’incolumità delle popolazioni. Non a caso la Germania ha optato per i rigassificatori galleggianti, da tenere possibilmente lontani dai centri abitati: questa soluzione elimina i rischi per i centri abitati ma non risolve il problema dell’inquinamento del mare.

Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia e Italia Viva nascondono questa storia in Calabria e in Sicilia nel tentativo di non perdere voti. Con il rigassificatore di Porto Empedocle a rischio la Valle dei Templi di Agrigento

Queste cose non le leggerete in Italia – dove già esistono alcuni rigassificatori: per la precisione, a Panigaglia, in provincia di La Spezia, a Livorno e a Porto Viro, in provincia di Rovigo. Quello che non dicono è che il Governo di Mario Draghi – appoggiato da Movimento 5 Stelle, PD, Lega, Forza Italia e Italia Viva – ha deciso di realizzare tre rigassificatori, uno galleggiante e due impianti a terra. Il rigassificatore galleggiante dovrebbe essere realizzato dalle parti di Ravenna. I due rigassificatori più pericolosi e più inquinanti dovrebbero essere realizzati in Calabria, a Gioia Tauro, e in Sicilia, a Porto Empedocle, a due passi dalla Valle dei templi di Agrigento (il progetto per il folle rigassificatore a Porto Empedocle è stato bloccato negli anni scorsi, ma dovrebbe essere ripreso, alla faccia dei cittadini  luoghi che non lo vogliono). In pratica, i rigassificatori più pericolosi e più inquinanti dovrebbero essere realizzati in due Regioni del Sud. Ma l’argomento deve restare nascosto, perché in questo momento i partiti politici nazionali sono impegnati a carpire il voto ai calabresi e ai siciliani, per poi ‘inchiappettarseli’ dopo le elezioni, nei primi mesi del prossimo anno, quando è previsto l’inizio dei lavori dei due rigassificatori a Gioia Tauro e a Porto Empedocle. In questo momento gli esponenti dei partiti di centrodestra che governano la Sicilia e la Calabria hanno avuto l’ordine di stare zitti, per dare modo a tutti i partiti nazionali di fregare gli elettori calabresi e siciliani. E infatti nulla ha detto e dice il presidente della Regione Calabria di Forza Italia, Roberto Occhiuto, di Forza Italia, e nulla dice e ha detto il presidente della Regione siciliana di centrodestra, Nello Musumeci. sarebbe interessante capire cosa pensa del rigassificatore a Porto Empedocle il candidato di centrodestra alle elezioni regionali siciliane, Renato Schifani. Idem per il candidato di centrosinistra, Caterina Chinnici. Ci auguriamo invece che Cateno De Luca, candidato battitore libero alla presidenza della Regione siciliana cominci a porre questo tema, opponendosi alla folle realizzazione del più grande rigassificatore a terra d’Europa a Porto Empedocle, impianto che mette a rischio la Valle dei Templi di Agrigento.

Foto tratta da La Sicilia  

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