La notizia è importante. Lo sappiamo: molti nostri lettori che seguono gli articoli che dedichiamo all’agricoltura scuotono la testa quando leggono di previsioni. E’ nella natura degli agricoltori, abituali a ragionare sulla realtà dei fatti concreti. Tuttavia la previsione di oggi non arriva dagli uffici studi. L’analista dei mercati internazionali che noi seguiamo sempre con grande attenzione, Sandro Puglisi, non ci dice soltanto che ci potrebbero essere problemi per la produzione di grano in Russia, ma riporta dichiarazioni dei vertici politici e tecnici di questo Paese. La notizia, lo ribadiamo, è importante, perché la Russia è il primo produttore di grano del mondo e perché, per quest’anno, era stata prevista una produzione record di grano. Invece a quanto pare le cose non stanno così. A quanto pare, quest’anno, la produzione di grano, in Russia, non sta andando bene. Anzi. E questo potrebbe avere effetti sul mercato mondiale del grano, considerato che, anche quest’anno, la siccità non ha fatto sconti, perché in cambiamenti climatici continuano ad essere in corso in tutto il Pianeta Terra provocando problemi alle persone e all’agricoltura, dove più e dove meno.
“Dal bacino del Mar Nero – scrive Puglisi – la dimensione del raccolto russo non è chiara nonostante le stime vengano continuamente riviste al rialzo”. L’analista dei mercati internazionali riporta una dichiarazione del Ministro dell’Agricoltura russo, Dmitry Patrushev: “La resa attuale generalmente non è male, ma il volume di grano raccolto è attualmente notevolmente inferiore a un anno fa… tutto ciò crea rischi in termini di raggiungimento della resa in granella di 130 milioni di tonnellate… se i volumi pianificati non verranno raggiunti” bisognerà “rivedere i piani di esportazione di 50 milioni di tonnellate di grano”. C’è anche una dichiarazione del presidente della Russian Grain Union, Arkadiy Zlochevskiy, riportata da Interfax: “La Russia potrebbe perdere fino al 15% della dimensione del raccolto prevista (inclusa la refrazione) quest’anno”. Ancora Zlochevskiy: “Il grano è umido e la rifrazione non sarà inferiore al 10%, o addirittura al 12-13%. Inoltre, la campagna di raccolta è ritardata e mancano le finestre ottimali”. Tutto questo potrebbe provocare “perdite elevate”. Non solo: “Vedremo un forte calo della qualità – ha aggiunto presidente della Russian Grain Union -. La quota di frumento alimentare sarà di circa il 60%. Era l’82% l’anno scorso”. Dopo di che c’è anche la dichiarazione della società di consulenza IKAR stando alla quale il raccolto di grano in Russia, quest’anno, potrebbe attestarsi intorno a 95 milioni di tonnellate.
Dalla Russia all’Ucraina. Dove lo scenario rimane complicato. Ed è anche logico: esportare grano e altri prodotti agricoli nel piano di una guerra, pur in presenza di accordi e ‘corridoi’ protetti non è semplice. Puglisi ci dà una notizia che dovrebbe fare riflettere: “Finora sono state spedite circa 370.000 tonnellate di prodotti agricoli, prevalentemente mais, ma anche piccoli volumi di semi di soia, olio di girasole e farina di girasole. Non ci sono ancora state spedizioni di grano”. Nonostante gli incontri, le trattative, l’azione del Centro di coordinamento congiunto (JCC), le informazioni sul previsto movimento delle navi attraverso il corridoio umanitario marittimo condiviso da Russia, Ucraina e Turchia fino ad oggi, dall’Ucraina, non è stato esportato grano! “Le spedizioni dai porti del Mar Nero restano però complicate – leggiamo nel report di Puglisi – e per il momento sono le navi in attesa da Febbraio a cercare di lasciare il Paese, con a bordo principalmente mais, la cui qualità potrebbe essere stata degradata dalle precarie condizioni di stoccaggio durante questo periodo. In questo contesto, questa settimana il Libano ha rifiutato un carico di mais ucraino”. Non è da escludere che, nei prossimi giorni, più carichi di cereali provenienti dall’Ucraina potrebbero essere rifiutati per problemi legati alla qualità del grano, dal momento che tale grano è stato caricato sulle navi nei mesi scorsi e che in tali navi il grano non viene conservato a temperatura controllata. Puglisi ci dà un’altra notizia: chi deve caricare i cereali ucraini ci va con i piedi di piombo prima di impegnare la propria flotta nel bacino del Mar Nero, “con conseguenti costi assicurativi alle stelle”. Insomma, non è facile capire quello che succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Di sicuro c’è anche anche in Ucraina le rese sono inferiori rispetto allo scorso anno a causa del clima secco registrato da Maggio a Luglio.
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