Ieri i giornali hanno dato notizia che la prima nave carica di cereali prodotti in Ucraina ha lasciato il porto di Odessa, destinazione Libano. Si tratta di una nave che batte bandiera della Sierra Leone portando un carico di poco più di 26 mila e 500 tonnellate di mais. L’arrivo in Libano è previsto per oggi. Per provare a capire e a illustrare come stanno le cose abbiamo letto il report di ieri dell’analista dei mercati finanziari internazionali, Sandro Puglisi. La prima notizia che ci ha colpiti è il pessimismo di Ukragroconsult, un organizzatore delle conferenze internazionali sui cereali e sui semi oleosi, con particolare riferimento alle conferenze annuali “BLACK SEA GRAIN” e “BLACK SEA OIL”. Nonostante l’accordo sia stato mediato dall’ONU e dalla Turchia, è pur sempre un accordo che non prevede la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina. Insomma la guerra continua. Nonostante lo scetticismo “si è formata la prima carovana di navi, bloccata nei porti ucraini per cinque mesi”, scrive Puglisi. Che aggiunge che nel porto meridionale di Odessa ci sono già 17 navi erano cariche di grano pronte per salpare, alle quali dovrebbe aggiungersi una diciottesima nave. Inoltre, stando sempre al report di Puglisi, una nave da 27.000 tonnellate “è stata in grado di completare il carico nel porto di Chornomorsk, probabilmente con mais, e potrebbe salpare a breve”.
Il presidente dell’Ucraina Zelensky ha detto che il suo Paese è pronto per iniziare a esportare grano. A questo punto Puglisi ci dà una notizia: “Le spedizioni – scrive – avrebbero dovuto iniziare la scorsa settimana, ma nessuna delle navi caricate e che trasportano 580.000 tonnellate di grano ciascuna è ancora salpata. Sembra che le navi abbiano difficoltà a reclutare equipaggi”. Ed è anche comprensibile, perché, con tutti gli accordi, con tutti i corridoi garantiti da ONU e Turchia si tratta sempre di navigare nel bel mezzo di una guerra: e non è una cosa semplice. C’è anche un problema di assicurazioni: “L’assicuratore dei Lloyd’s di Londra Ascot e il broker Marsh – leggiamo nel report – hanno lanciato alcune assicurazioni marittime e di guerra per cereali e prodotti alimentari che si spostano dai porti ucraini del Mar Nero, sebbene questi premi assicurativi si stiano aggiungendo al costo complessivo della spedizione”. Che non manchi la paura è un fatto oggettivo. Soprattutto dopo che domenica scorsa, leggiamo ancora nel resport, “un attacco russo ha colpito la città portuale di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina, uccidendo Oleksiy Vadatursky, fondatore e proprietario dell’azienda agricola Nibulon, e sua moglie. Nibulon è specializzata nella produzione ed esportazione di grano, orzo e mais e dispone di una propria flotta e di un proprio cantiere navale”.
Nel report si fa anche il punto della situazione della produzione di grano in Russia, che quest’anno è da record. “Il presidente dell’Unione degli esportatori di grano della Russia, Eduard Zernin – leggiamo nel report – stima un potenziale di esportazione di grano nell’anno agricolo 2022-2023 a 40,3 milioni di tonnellate (Mt), rispetto ai 30,7 milioni dell’anno scorso. SovEcon ha aumentato le proprie prospettive di spedizione di grano per la Russia di 300.000 tonnellate a un record di 42,9 milioni di tonnellate per il 22/23. La loro stima di produzione è aumentata di altri 1,7 MMT a 90,9 MMT”. non si può certo dire che, in questo momento, nel mercato mondiale, manchi grano russo. “Il Paese – scrive Puglisi – nella settimana terminata il 24 Luglio ha esportato 540.000 tonnellate di grano, rispetto alle 500.000 della settimana precedente, secondo i dati portuali”. la Russia, quest’anno, punta ad esportare grano. Non a caso ha diminuito le tasse sulle 4esportazioni di grano da domani 3 Agosto fino al 9 Agosto. Puglisi, sempre preciso nelle informazioni che mette nero su bianco, ci dà anche la misura della riduzione delle tasse sulle esportazioni del grano russo, che passerà da 4.951,7 rubli/tonnellata a 4.626,8 rubli/tonnellata. Riduzione della tassa di esportazione anche per l’orzo russo, che passerà da 3.002,6 rubli/tonnellata a 2.945 rubli/tonnellata. In sensibile aumento, invece, la tassa di esportazione del mais russo, che passa da 2.923,4 rubli/tonnellata 3.311,4 rubli/tonnellata. Il report fornisce anche i prezzi indicativi dei cereali russi: per il frumento sarà 371,9 $/tonnellata, per l’orzo 311,2 $/tonnellata e per il mais 320,2 $/tonnellata. Anche in Russia si fanno i conti con l’Inflazione. “Il rafforzamento del rublo e il calo della domanda dei consumatori hanno aiutato la Russia a frenare l’inflazione, che è salita ai massimi degli ultimi 20 anni in termini annui – leggiamo nel report -. I prezzi al consumo in Russia sono diminuiti dello 0,08% nella settimana fino al 22 Luglio dopo essere scesi dello 0,17% una settimana prima, secondo i dati mostrati mercoledì scorso. Ciò ha confermato la decisione della Banca centrale di tagliare i tassi di interesse in modo più netto del previsto”.
Una notizia interessante riguarda il Canada, dove le esportazioni di grano sono raddoppiate la scorsa settimana. Ovviamente, considerato che la trebbiatura, in Canada, viene effettuata a Settembre (anche a fine Agosto quando ci sono problemi con il clima), si tratta di grano dello scorso anno. In particolare, le esportazioni settimanali canadesi di grano tenero hanno registrano un in aumento del 137% rispetto alla settimana precedente, “per un totale da inizio anno di 11.098 MMT, rispetto alle 19,37 MMT dell’anno scorso. Per quanto riguarda il duro, le esportazioni di grano duro per la settimana 51 sono state di 60,7k tonnellate, in aumento del 51,37% rispetto alla settimana prima, per un totale da inizio anno di 2,55 MMT, rispetto ai 6 MMT dello scorso anno”. In Canada si attende una buona, se non ottima produzione di grano per quest’anno.